Questo nostro tempo è talmente privo di punti minimi di riferimento che il centro stesso può divenire la più sperduta e desolata delle periferie. Accade allora in questi giorni che un uomo possa morire nel pieno centro di un piccolo paese come il mio e che nessuno se ne avveda, che nessuno se ne curi, come accadesse nella più vasta e spersonalizzante metropoli contemporanea. La tendenza all’indifferenza reciproca, isola ardentemente cercata da coloro che un tempo sentivano il morso della minuta provincia o del piccolo borgo, non è più un tratto del vivere sociale che connota i luoghi ma è un tratto dell’uomo, è un dato passato definitivamente dalla geografia antropica allo spirito. La reciproca indifferenza tra gli uomini, trasformandoli, trasforma borghi e villaggi in luoghi smisurati, in metropoli sempre più grandi per uomini sempre più piccoli.
“Questo paese non può dirsi una comunità” ammonisce sdegnato mons. Giuseppe Sacino dalle pagine di un quotidiano locale. Ed io, che non sono mai entrato nella sua chiesa e che non ho mai sopportato le omelie dei preti, mi piego in ginocchio alla verità del suo vangelo, alla smisurata nobiltà della sua arringa, alla grandezza del suo verbo. Abbiamo tutti bisogno di cristianesimo forse, persino noi che non crediamo in un dio: da abitante di questo mio piccolo paese voglio testimoniare la gratitudine per quelle dignitose sentinelle rimaste a vegliare nel generale smarrimento.
Oggi, nel cimitero del mio piccolo paese, nessuno forse si recherà a lasciare un fiore sulla tomba di quell’uomo. Non me ne stupirei: come può esservi rispetto per i morti e per la morte se manca quello per i viventi e per la vita? Vita e morte, si sa, sono inscindibilmente legate l’una all’altra, l’una è condizione per il darsi dell’altra: solo chi è venuto alla vita si appressa ad ogni respiro alla morte, solo chi dovrà morire ha l’opportunità d’esistere. Allo stesso modo, solo un rinnovato culto, una rigenerata cura e l’anelito per i viventi potranno ricondurci al culto, alla cura e all’anelito autentico per i nostri defunti. Dagli uni, gli altri, inscindibilmente. Oggi, se potete, portate un fiore ai vivi.
Pier Paolo Tarsi
Non una parola da aggiungere.
Semplicemente grazie per queste considerazioni, espresse con eleganza di sentimenti e condivise.
Grazie a te Wilma. Un caro saluto
Pier Paolo