E’ assente, non c’è, come dici? Chi? Ma il committente dei dottori agronomi. Il committente è la figura che commissiona un lavoro, indipendentemente dall’entità o dall’importo. Esso può essere una persona fisica nel caso di un lavoro privato, una persona giuridica nel caso di un lavoro per un’azienda, un ministero o un assessorato e un Ente pubblico nel caso di un lavoro pubblico.
Mi hanno invitato al Seminario “Nuovi scenari per l’olivicoltura salentina” dedicato allo scambio tra esperienze locali, nazionali e internazionali di olivicoltura che si è tenuto a Lecce il 30 ottobre 2012 finalizzato, nell’intenzione degli organizzatori, al coinvolgimento dei produttori nella progettazione, realizzazione e gestione del settore.
In olivicoltura pochissimi chiedono la consulenza a un dottore agronomo ed è per questo motivo che nel mio intervento nella tavola rotonda ho stigmatizzato l’assenza del committente. In pratica è noto a tutti i colleghi che manca chi commissiona il lavoro al dottore agronomo.
In tema di olivicoltura ed elaiotecnica c’è da precisare che con la guida di un dottore agronomo è alla portata di qualunque produttore olivicolo ottenere un prodotto di altissima qualità. Il prodotto di qualità però paradossalmente non ha mercato poiché c’è il problema dell’asimmetria informativa.
Missione principe del dottore agronomo del Salento è avvalorare i benefici nutrizionali e dietetici dell’olio d’oliva. Noi nel nostro ruolo di professionisti possiamo provvedere alla raccolta ed alla divulgazione delle conoscenze scientifiche in materia di proprietà salutistiche e nutrizionali dell’olio d’oliva consapevoli come siamo che tale azione è prioritaria ai fini di un’attenta informazione del consumatore e un’efficace incentivazione dei consumi. Solo che, siccome non c’è il committente, pur potendo fare questo lavoro non c’è nessuno che è disposto a pagare per farcelo fare.
Non possiamo imporre a un malato di essere curato dal medico, non lo possono fare nemmeno i medici che, come noto, prima di un intervento di qualunque tipo devono chiedere il consenso al paziente che ha il diritto di rifiutare di essere curato.
La questione che si pone è fondamentale per il futuro della nostra professione. C’è uno sfrenato ricorso al “fai da te” da parte dei proprietari del paesaggio rurale. Un “fai da te” che diventa l’unica consulenza professionale a cui fanno ricorso gli Imprenditori agricoli professionali.
Si ricorre a noi proprio quando non se ne può fare a meno. E sapete quando non se ne può fare a meno? Quando c’è bisogno della firma del dottore agronomo come nel caso delle provvidenze che mette a disposizione l’Unione Europea. Le Misure del Piano di Sviluppo Rurale che prevedono il finanziamento degli agricoltori professionali sono l’unica prestazione professionale richiesta da questi ultimi ai dottori agronomi.
Invece ci sono pratiche dell’agricoltore, sia professionale che part time, che non si dovrebbero lasciare senza il controllo del professionista dottore agronomo e che potrebbero rappresentare un mezzo per consentire la collaborazione fattiva tra tecnici e proprietari o utilizzatori del paesaggio agrario. Con qualche accorgimento è possibile rifare un patto tra proprietari e utilizzatori del Paesaggio Rurale e Dottori Agronomi. Mi riferisco all’uso dei pesticidi in agricoltura che oggi è consentito a chiunque sia in possesso di un autorizzazione all’acquisto e l’uso dei presidi fitosanitari conseguita seguendo un corso. Infatti chiunque intende acquistare e/o utilizzare presidi sanitari deve essere in possesso di un patentino rilasciato dall’Ufficio Provinciale dell’Agricoltura UPA dalla Provincia di residenza.
Per l’ottenimento del patentino è prevista la partecipazione ad un corso di formazione con frequenza obbligatoria ed il superamento di un esame finale.
Inoltre vi è da aggiungere che coloro che sono in possesso di un titolo di studio in materie agrarie sono esonerati dalla partecipazione al corso e possono ottenere l’autorizzazione con la sola presentazione della domanda e meno male che l’hanno previsto perchè altrimenti al danno si sarebbe aggiunta anche la beffa.
I danni all’ambiente e alle persone derivati da questa normativa sono sotto gli occhi di tutti ed ecco perché sia l’acquisto che l’utilizzo dei presidi fitosanitari deve essere autorizzato da un dottore agronomo che deve anche stabilire e certificare le modalità e le dosi che ha utilizzato il proprietario del paesaggio rurale sia esso agricoltore professionale o part time.
Una sorta di consulenza continua che parte dalla cura delle patologie dei vegetali per poi ampliarsi ad affrontare le patologie organizzative e di mercato del settore agricolo.
Lancio questa proposta ai colleghi dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Lecce per aprire un dibattito sulla nostra professione finalizzato a un nuovo Patto con i proprietari e utilizzatori del Paesaggio rurale.
Un commento a Un nuovo patto tra Dottori Agronomi e utilizzatori del Paesaggio rurale
Vero quello che scrive Antonio Bruno. La consulenza agraria nel Salento è stata relegata (forse in altre zone d’Italia non è così) alla necessità di completare un’istanza per ottenere finanziamenti. Le corporazioni nel settore agricolo esistono e l’indipendenza professionale, pur comprovando esperienze, va a farsi benedire. Chi è libero di professare la propria onestà professionale deve lottare quotidianamente per mettere qualcosa da parte per i contributi assistenziali. Queste questioni sono sempre esistite. Perchè questo dibattito, nasce adesso? Perchè si chiama a raccolta una schiera di tecnici proprio quando la nuova PAC sta per esordire?
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Vero quello che scrive Antonio Bruno. La consulenza agraria nel Salento è stata relegata (forse in altre zone d’Italia non è così) alla necessità di completare un’istanza per ottenere finanziamenti. Le corporazioni nel settore agricolo esistono e l’indipendenza professionale, pur comprovando esperienze, va a farsi benedire. Chi è libero di professare la propria onestà professionale deve lottare quotidianamente per mettere qualcosa da parte per i contributi assistenziali. Queste questioni sono sempre esistite. Perchè questo dibattito, nasce adesso? Perchè si chiama a raccolta una schiera di tecnici proprio quando la nuova PAC sta per esordire?