di Nicola Morrone
Come è noto ai più, non è ancora possibile ricostruire con sufficiente chiarezza le vicende che hanno interessato il territorio di Manduria in epoca medievale. In relazione al periodo altomedievale (secc. V-X) i dati documentari a nostra disposizione sono per il momento davvero esigui, per non dire quasi inesistenti, e poche sono anche le evidenze monumentali a partire dalle quali si possa tentare di delineare un quadro degli accadimenti.
In questo senso, un contributo significativo rispetto alla conoscenza di tanti fatti ancora avvolti dall’oscurità potrà venire solo dalla ricerca archeologica, di cui auspichiamo una decisa ripresa.
Per ciò che riguarda invece il periodo basso medievale (secc. XI-XV), nella ricostruzione delle vicende che hanno interessato il nostro territorio, tutti gli storici (locali e accademici) partono solitamente da un dato tradizionale, cioè la rifondazione di Manduria con il nome di Casalnuovo ad opera di Ruggero il normanno nell’anno 1090.
Ora, sulla fondatezza storica di questo dato tradizionale vorremmo fare alcune considerazioni, tentando altresì di ricostruire, con i pochi elementi a nostra disposizione, una verosimile sequenza di ciò che realmente può essere accaduto in quello scorcio dell’XI secolo nel nostro territorio. A questo proposito, il necessario punto di partenza del nostro discorso è la testimonianza dell’anonimo compilatore del Chronicon Breve Northmannicum (Rerum Italicarum Scriptores, tomo V) il quale ci fa sapere che, alla data del 1061, “mense Ianuario Rogerius comes intravit Mandurium”. Cioè, letteralmente, “nel mese di Gennaio (del 1061) il conte Ruggero entrò in Manduria”. È questo l’unico dato storiografico che, indipendentemente dalla sua veridicità, possediamo sulle vicende manduriane dell’XI secolo, dal momento che, come già detto, il 1090 è un dato tradizionale, che non è per il momento possibile verificare nè in relazione alle cronache coeve, nè tantomeno in relazione a un’evidenza documentaria.
Nell’ultima, pregevolissima ricostruzione globale della storia di Manduria dalle origini ai giorni nostri, quella cioè di Pietro Brunetti (Manduria tra storia e leggenda, Manduria 2007), alla pagina 159 si afferma che “Roberto il Guiscardo e il figlio Ruggero Borsa sono impegnati nella conquista della Puglia” negli anni 1061-1063. In realtà, in considerazione della cronologia dei singoli personaggi storici, il dato andrebbe lievemente corretto: ad essere impegnati nella conquista della Puglia in quegli anni sono precisamente Roberto il Guiscardo e suo fratello Ruggero I d’Altavilla. Cioè il Ruggero che verosimilmente nel 1061 entrò in Manduria è appunto il fratello minore del Guiscardo, colui che nel 1062 diventò il “Gran Conte”.
Fin qui arrivano i dati verificabili nella storiografia ufficiale. Parallelamente alla storiografia “ufficiale” si è però sviluppato un altro filone, quello portato avanti dagli storici locali, che hanno tenacemente tramandato sino ai giorni nostri la “famosa” presunta data della rifondazione di Manduria con il nome di Casalnuovo, cioè il 1090. Se qualcosa è veramente successo in quella data, cioè a ben trent’anni di distanza dall’effettivo ingresso dei Normanni nell’area dell’antica Manduria messapica, avrà però riguardato un altro Ruggero il normanno, cioè Ruggero Borsa, figlio di secondo letto di Roberto il Guiscardo. Ruggero I, infatti, zio di Ruggero Borsa, non poteva trovarsi a Manduria, essendo impegnato verosimilmente su scenari di guerra siciliani (al 1090 data infatti l’assedio e la conquista normanna di Butera ad opera del Gran Conte). Anche in relazione a questo dato, le osservazioni fatte a pagina 159 dell’ultima sintesi della storia di Manduria vanno lievemente corrette.
La domanda, molto concreta, che ci si pone allora a questo punto è: tenendo presente la cronologia, si può arrivare a stabilire con relativa certezza quando è stata rifondata Manduria con il nome di Casalnuovo?
Il dato da tenere presente è sempre il 1061. Se davvero in quell’anno Ruggero I occupò Manduria con le sue truppe, qualcosa sarà pure successo nei trent’anni che passano dal 1061 al 1090. C’era tutto il tempo, in questi trent’anni, di fondare un nuovo nucleo abitato (casale), ripopolandolo con le genti accorse dalla campagna, dopo aver fatto costruire la civica chiesa, com’era strategia consolidata dei conquistatori normanni.
In conclusione, alla data tradizionale del 1090 a Casalnuovo erano verosimilmente già successe molte cose, purtroppo ancora non sufficientemente documentate. È probabile quindi che la stessa fondazione della cappella normanna del casale (di cui non rimane traccia) debba essere anticipata di qualche decennio. La data del 1090 come quella della rifondazione della comunità mandurina fu poi pubblicamente “consacrata” e resa visibile ai cittadini nel 1895 con la collocazione di una lapide posta sul retro dell’Arco di Sant’Angelo. Non sappiamo a quale fonte abbia fatto riferimento l’estensore dell’epigrafe, ma è evidente che in quel momento il 1090 come anno topico per la rifondazione di Manduria era ormai un dato tradizionalmente acquisito.
Resta da chiarire come questa data ha fatto il suo ingresso nella storiografia della città. Abbiamo riscontrato la presenza della data del 1090 solo nell’opera di uno storico locale, comunemente definito Anonimo Oritano, autore di un manoscritto intitolato Narrazione Storica delle Antichità Oritane. Egli appunto afferma che nel 1090 Casinovi (Casalnuovo) fu edificata in un angolo dell’antica Manduria per ordine di Ruggero. Come era però consuetudine dei raccoglitori di patrie memorie di quell’epoca, l’autore non fa riferimento ad alcuna fonte documentaria per supportare la veridicità delle sue affermazioni; di conseguenza, fino a quando non sarà possibile verificarlo documentalmente, il 1090 resta un dato puramente tradizionale. Dall’Anonimo Oritano, poi, il 1090, già per altre vie entrato nella storiografia mandurina, passa verosimilmente al Pacelli e, quindi, agli storici locali successivi, per essere finalmente consacrato con la lapide del 1895.
Ma, al di là della tradizione locale, cosa afferma la storiografia accademica in relazione alla fondazione normanna di Casalnuovo? Il prof. Cosimo Damiano Poso, massimo conoscitore della storia del Salento in età normanna, addirittura esclude che il toponimo “Casalenovum” con cui fu chiamata la Manduria rifondata possa attribuirsi ad epoca normanna. L’illustre accademico leccese giunge a questa conclusione, però, solo sulla base dei pochissimi documenti dei secoli XI-XII a noi pervenuti, in cui effettivamente (a differenza, per esempio, di san Pietro in Bevagna, Felline e Mandurino) Casalnuovo non compare. Il prof. Poso, come ogni accademico che si rispetti, ragiona cioè in linea di assoluta scientificità, ma in considerazione della ricostruzione da noi proposta in precedenza, e soprattutto tenendo conto della mole di documenti di età normanna andati perduti, riteniamo che la rifondazione normanna di Casalnuovo si debba ammettere, almeno come ipotesi. E l’ipotesi con cui ci sentiamo di concordare è, più o meno, quella avanzata dallo storico locale Pietro Brunetti, proposta a pagina 159 del suo volume sulla storia di Manduria.
In conclusione, poichè gli eventi del passato non sono ricostruibili in laboratorio, una comprensione piena di ciò che effettivamente accadde in quella convulsa seconda metà dell’XI secolo nel territorio di Manduria ci è per ora in parte negata, almeno fino a quando nuove ed auspicabili scoperte documentarie ci consentiranno di fare maggior luce sugli accadimenti. Tuttavia, pur con le grosse difficoltà che un razionale approccio al problema pone, mettendo insieme le scarne testimonianze documentarie e dando ai dati tradizionali il credito che meritano, siamo portati a ritenere che in ogni caso veramente, nella seconda metà dell’XI secolo, in un angolo della gloriosa Manduria messapica si dovette fondare un piccolo centro abitato da cui, dopo i difficili e lunghi secoli del Medioevo, si originò la Manduria moderna.