L’ ABBAZIA DI S. MARIA DE BALNEO
DA DIMORA DEI CAVALIERI TEUTONICI A MASSERIA
di Marcello Gaballo
… Tra i beni ceduti vi era anche l’ edificio abbaziale di S. Maria de Balneo che, nell’ annotazione degli annui censi che ogni anno, nella festa dell’ Assunta, si devono versare alla Mensa Episcopale di Nardò, registrati nella visita pastorale del Vescovo Bovio del 1578[67], risulta essere ormai diventata masseria vulgariter dicta lo Bagno olim Abbatiae S. Leonardi de la Matina, sita in loco dicto lo Vagno, in territorio Neritoni, iuxta bona Abbatiae S. Maria de Alto et Abbatiae S. Nicolai de Scundo[68], ora del Mag. Gio: Francesco Della Porta e di cui era stato ultimo commendatario il Cardinale di Sermoneta. La masseria versava annualmente due libbre di cera et alias libras duas incensi. Dictus census debebat ab antiquo ipsi mense pro dicta Abbatia S. Leonardi.
L’ acquisto dell’ edificio e del terreno circostante da parte del barone di Serrano Della Porta probabilmente comportò una sua modifica strutturale, avendo riutilizzato la maggior parte della costruzione precedente con i grossi muri esterni, aggiungendovi un corpo superiore per ottenenere così una torre con le caratteristiche di cui si è già detto e con elementi in comune con le numerose masserie fortificate del neritino e con le torri costiere che nello stesso periodo venivano erette lungo la costa a scopo difensivo.
Da Francesco di Antonio Della Porta la masseria con i terreni circostanti, come tutti gli altri beni della famiglia, passò al figlio Giorgio Antonio, da cui alla figlia Eleonora[69]. Questa, sposa di Mario Paladini da Lecce, VII barone di Lizzanello e Melendugno, il 9 giugno 1589 vendette la masseria nuncupata de lo Bagno al magnificus Marco Antonio de Guarrerio per 1000 ducati, con un censo annuo di 90 carlini di argento[70].
Dal De Guarrerio il bene fu rivenduto per 1000 ducati ad un altro neritino, Antonio de Monte, con istrumento per notar Pietro Torricchio del 15/7/1590[71].
In un atto del 1597 ne sono proprietari Antonio e suo figlio Scipione de Monte[72].
Nel 1600 la masseria è denominata lo Bagno… cum turre, curtibus et omnibus territoriis, iuxta massariam abbatie sub titulo S.ti Nicolai de Scundo, iuxta bona benefitialia benefitii sub titulo S.ti Laurentii ac bona benefitialia sub titulo S. Caterina de Modio, iuxta litus maris ed appartiene al giudice Antonio de Monte[73], da cui, nel 1605, passa al figlio Scipione[74].
Qualche anno prima, nel 1602, il giudice De Monte presenta un ricorso, datato 28 marzo, alla Regia Camera della Sommaria di Napoli, dichiarando di aver acquistato “una masseria sita et posta dentro il territorio della città predetta di Nardò, aveva chiusa detta masseria ed aveva fabbricato e seminato in essa. Ciò fatto i cittadini di Galatula (Galatone) avevano diroccato le fabbriche sotto pretesto, dice il ricorrente De Monte, che li impedisca lo jus pasculandi, acquandi et pernoctanti che pretendono avere in detto feudo del Bagno in virtù dei decreti ottenuti in banca in loro favore non havendo respecto che nonostante decto jus pasculandi non ponno ne devono pascolare, acquare e pernoctare dentro detto territorio coltivato et seminato”[75].
Nel 1611 la masseria è dei fratelli Scipione, Vincenzo e Marco Aurelio De Monte, figli di Antonio, che vendono i frutti ai Francescani di Nardò, con pacto de retrovendendo, per 100 ducati[76].
Nella visita pastorale del vescovo Mons. Girolamo de Franchis del 1618[77]viene ancora ribadito che quella che un tempo era stata l’ abbazia di S. Maria de Balneo, in feudo Persano, è ormai masseria di Marco Antonio e Vincenzo de Monte: massaria vulgariter dicta lo Bagno, que fuit olim Abbatiae S. Leonardi de la Matina, sita in loco dicto lo Bagno, iuxta bona Abbatie S. Maria de Alto et Abbatie S. Nicola de Scundo. Infatti i due De Monte, padre e figlio, donano ogni anno alla Cattedrale due libre di cera e di incenso pro grancia qua dicta Abbatia possidebat in Civitate et territori Neritonen.
Il 7 febbraio 1627 una parte della masseria viene venduta all’ asta ed acquistata da Elia Sazzara per conto di suor Laura Sabatino, “pizzoccara Reformata”, a causa di un debito contratto da Vincenzo De Monte nei confronti di Bernardino Sabatino[78]. La seconda parte la possiede Diego Masi di Cellino, cui era stata portata in dote da Caterina, figlia di Scipione de Monte, figlio di Antonio (illa que erat d.m Jo. Antonii De Monte ad presens vero dotale ipsius doctoris Didaci contemplatione eius matrimonii)[79].
La terza parte, corrispondente a metà di tutto il possedimento, è dei coniugi Bernardino Sabatino e Adriana Colucci[80], che acquistano la parte di Diego de Masi per 1500 ducati[81].
Gli stessi coniugi nello stesso anno acquistano anche la parte di suor Laura, sorella del predetto Bernardino Sabatino, per 500 ducati[82].
La conferma della proprietà Sabatino la si legge nella visita pastorale del Vicario Granafei del 1637 incui, trattando dell’ oratorio sub titulo S. Lorenzo Martire, viene elencata tra i suoi possedimenti massariam unam (denominata di S. Lorenzo) terrarum tostinarum in loco dicto lo Bagno, iuxta terra Abbatiae S. Maria de Alto Neriton., dicta li Alessandri, iuxta bona Abbatiae S. Nicolai de Scundo, iuxta massariam Gio: Bernardini Sabatini dictam dello Bagno et alios confines[83].
Nella stessa visita, a c.30, dove si elencano gli annui censi in cera e incenso annualmente dovuti alla Cattedrale, si legge che Bernardino Sabatino offre 2 libre di cera e 2 di incenso pro massaria Scipionis et Jo: Vincentii De Monte fratrum filiorumque et heredum Jo: Antonii De Monte, vulgariter dicta lo Bagno, que fuit olim Abbatia S. Leonardi de la Matina sita in loco dicto lo Bagno.
Riprendendo quanto già detto, dictus census debebatur ab antiquo ipsi Nerit. Mensae per dictam Abbatiam S. Leonardi pro grancia, quam dicta Abbatia possidebat in Civitate et territorio Neriton. sed quia de licentia Apostolica ut asseritur in Actis Visitationis bo. me. Episcopi Caesaris Bovii, f.230, t. bona omnia dictae granciae fuerunt vendita per E.mum olim D(omi)num Cardinale Sermoneta, tunc Commendatarium dictae Abbatiae. Id eo census p.ttus fuit assignatus super dicta massaria dello Bagno, qua iam erat dicta Abbatia et fuit vendita cum onere dicti census M(agnifi)co q(uon)dam Jo: Francisco Della Porta, et deinde q(uon)dam Jo: Antonio De Monte.
Nel 1661 è proprietà dei fratelli Bernardino e suor Giovanna Sabatino ed è affittata al dr. Gioacchino dè Masi di Lecce, figlio del predetto Diego[84].
Nel 1699 la masseria appartiene a Vito dè Masi, genero di Francesco di Diego Acquaviva, marchese di Trepuzzi e barone di Vaste. La seconda moglie dell’ Acquaviva, Antonia Carpignani, nel suo testamento dello stesso anno, lascia al Capitolo della Cattedrale 800 ducati sopra la massaria del Fiume, che gli spettano dopo la morte di Vito dè Masi, suo genero, per la celebrazione di Messe[85].
Nel 1726 la masseria è detta Scardapisci, e parte del censo su di essa gravitante è posseduta dal chierico copertinese Giorgio Antonio Valentini, quale erede diella menzionata Adriana Colucci[86].
Nel 1750 la proprietà spetta alla nobildonna Marianna Saetta da Lecce[87].
Con atto del 22/8/1767 per not. Andrea Cavaliero di Napoli, la proprietaria donna Irene Masi di Napoli, patrizia di Lecce e vedova di Gio: Maria Puoti, permuta la masseria coi Mansionari della Cattedrale[88].
Permutata con alcuni dei lasciti del legato del vescovo neritino Mons. Francesco Carafa della Stadera (11/4/1736 – 1/7/1754)[89], la masseria Fiume viene confiscata dallo Stato dopo l’ unificazione dell’ Italia, con le leggi di soppressione e di conversione dell’ asse ecclesiastico.
La seconda parte si può leggere cliccando sul link:
Ringrazio Teresa e Kurt Marending-Orlando per aver fornito le foto d’epoca della masseria, prima dei restauri, e per avermi autorizzato alle foto interne.
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Note
[67]Archivio della Curia Vescovile di Nardò (d’ ora in poi ACVN), Visita pastorale di Mons. Bovio 1578, c.21r.
[68]Su questa abbazia cf. Mazzarella, Nardò Sacra, cit., pp.358-359.
[70]ASL, protocolli notarili Francesco Fontò, a. 1590.
[71]ASL, protocolli notarili Pietro Torricchio, a. 1598.
[72]ASL, protocolli notarili Francesco Fontò, a. 1597.
[73]ASL, protocolli notarili Pietro Torricchio, a. 1600.
[74]ASL, protocolli notarili Pietro Torricchio, a. 1605.
[75]Comparsa Conclusionale per il Comune di Galatone rappresentato e difeso dall’ avv. Giuseppe Manfridi contro il Comune di Nardò, Bari 1931, pp. 10-11; ASN, Partium Summaria, vol. 1599, fol. 140.
Fra il De Monte e l’ Università di Galatone si accese una lite nella R. Camera della Sommaria che, con decreto del 14 agosto 1604, ordinò che entrambe le parti fossero mantenute nel possesso in cui ciascuna si trovava, senza però che da parte del De Monte si potessero costruire nuove recinzioni. Della disposizione si sarebbe fatta vigilatrice la R. Provinciale Udienza di Terra d’ Otranto (Comparsa Conclusionale per il Comune di Galatone…, cit., pp. 11-12; ASN, Partium Summaria, vol. 1667, fol. 259.
[76]ASL, protocolli notarili Santoro Tollemeto, a. 1611.
[77]in ACVN, fasc. A/6, c.47v.
[78]ASL, protocolli notarili Santoro Tollemeto, a. 1627.
[79]ASL, protocolli notarili Santoro Tollemeto, a. 1627.
[80]Il Sabatino è quarto marito della Colucci.
[82]V. pure ASL, protocolli notarili Santoro Tollemeto.
[83]A.C.V.N., Acta generalis visitationis in civitate Neritoni factae sub anno 1637 dal Vicario Granafei, fascio A/7, ms.
[84]ASL, protocolli notarili Carlo Severino a. 1661.
[85]ASL, protocolli notarili Carlo Severino del 1699.
[87]ASL, Catasto Onciario di Nardò 1750, II vol.
[88]66/24 1767, c.225v; BPL, ms. 151, fasc. 9.
[89]Discendente dai duchi di Montecalvo e nato a Napoli nel 1685.
Non delude mai il Dott. Gaballo, nella lettura dei suoi articoli, anzi ci sorprende e stupisce ogni volta.
Splendido quest’ultimo lavoro sui “ Cavalieri teutonici nel Salento “, in cui ci offre il frutto di ricerche per noi impensate e lontane dalla nostra vita quotidiana.
Difficile immaginare pagine di storia così gloriose e così vicine a noi, se il Dott. Gaballo non le offrisse, su preziosi vassoi d’argento alla nostra stupita attenzione.
Immagino gli anni affannosi di studio, di ricerca, di impegno profuso, che solo un infinito amore per la nostra terra, fa comprendere, ma i risultati sono sempre di grandissimo pregio e per noi gioiosa scoperta.
Dirgli grazie di cuore è poco, ma non conosco parola più semplice, vera e profonda.
E allora, ancora grazie per il suo fare alla scoperta delle nostre tradizioni, cultura, storia ancora sconosciuta a cui solo lui sa togliere magistralmente il velo che ancora la nasconde.
Sonia Colopi
La ringrazio di cuore per le belle parole e per i sentimenti espressi riguardo queste pagine poco note della nostra storia e dei nostri luoghi, così tanto ricercati da affascinanti cavalieri oltralpe. Mi conferma che conoscere la storia fa amare ancor di più questo splendido Salento, per il quale ancora c’è tanto da fare. Devo dire però che c’è un risveglio e un’attenzione assai maggiore rispetto ad un trentennio fa e le nuove generazioni si stanno interessando in maniera qualificata.
Marcello Gaballo