I cavalieri teutonici in Puglia e a Santa Maria al Bagno (II parte)

Santa Maria al Bagno - Nardò (Lecce), masseria Fiume, ingresso principale

L’ ABBAZIA DI S. MARIA DE BALNEO

DA DIMORA DEI CAVALIERI TEUTONICI A MASSERIA (seconda parte. La vendita di tutti i beni pugliesi dell’ordine)

 

di Marcello Gaballo

… Per restare nello specifico della nostra abbazia di S. Maria e nel tentativo di ordinare cronologicamente le sue vicende attraverso i documenti pervenutici, l’ Ordine, rappresentato dal procuratore Giovanni Helfenbeck di Norimberga, dovette sostenere una lite con la diocesi neritina, rappresentata dal vescovo Stefano Agricola De Pendinellis (1436-1451), per il possesso pleno jure dell’ abbazia di S. Maria de Balneo; lite poi risolta da papa Eugenio IV, che confermò al monastero di S. Leonardo di Siponto il possesso  dell’ abbazia[42].

Il primo documento sulla questione è stato riportato dal Camobreco nel suo “Regesto”[43]. Datato 13 aprile 1440 e rilasciato a Barletta, vede tra i testimoni pure Marinus de Falconibus et Perrus eius frater, Lodovicus de Noya, Petrus de Fonte Francisco, artium et medecine doctores, fr. Cicchus abbas S. Marie de Alto, fr. Benedictus abbas S. Angeli de Salute, Cobellus Cafaro vicarius Episcopi in spiritualibus, abbas Nicolaus Grande episcopi vicarius in temporalibus, fr. Victori Gayetanus propositus maioris eccl. Neritonensis, not. Antonius Natalis, not. Loysius Securo et not. Loysius de Vito, tutti di Nardò.

 

Un altro documento datato 20 giugno 1444, rilasciato in Manfredonia[44], tra l’ altro riporta: …locumtenentem cum aliis fratibus dicentes ab antiquo possedisse ecclesiam S. Marie de Balneo… et ipsam ecclesiam Stefanus episc. Neritonensis occupavit, ut intrusus, contra voluntate pape Eugenii…

Qualche giorno dopo, il primo luglio, nell’ abbazia di S. Maria de Balneo, si ritrovarono alcuni rappresentanti, su richiesta di “fratris Johannis Helsebech, procuratoris in Siciliae regno”, ad capiendum possessionem ispsius ecclesiae qua per Stefanum episcopum Neritonensem expoliati fuerunt, et volens Johannes ecclesiam ingredi et eius possessionem apprehendere. Dopo aver discusso, un rappresentante del clero neritino, tal Guiduccio, dice ai forestieri Misser Johanne, vui non haverete may la possessione de questa chexia, perchè nui semo disposti defenderla per misser lo vischopo de Nardò, perchè la sua signoria nuy tutti ha mandato qua a difendere la ditta chexia ad ciò che vuy non pigliati la possessione di essa[45].

Seguono altri documenti datati 4 e 7 dicembre 1444, dello stesso tono e riguardanti la medesima questione.

Santa Maria al Bagno, masseria Fiume, sopraelevazione cinquecentesca dell’abbazia teutonicaSanta Maria al Bagno, masseria Fiume, ingresso alla corte, prima dei restauri

I cavalieri Teutonici in Nardò servirono pure le due chiese di S. Caterina degli Alemanni, in pittagio S. Angelo, e S. Nicola de Alamagnis o de Alemanni, che dava il nome al vicinio ubicato nel pittagio S. Paolo[46].

Negli anni 1435-1440 la stessa città contava 1 cappella ed 1 sacerdote dell’ Ordine, contro i 2 di Brindisi, i 5 di Barletta e i 4 di S. Leonardo[47].

Probabilmente sono questi gli ultimi anni dell’ esistenza dell’ abbazia, che, come tutte le altre dell’ Ordine, in coincidenza della catastrofe prussiana del 1454-1466, era passata poi a Cardinali commendatari che gestirono l’ ex Baliato[48]. Infatti, in un atto notarile del 1467, il percettore di S. Leonardo Giovanni de Francoforte sostiene che non vi sono frati o rettori dell’ Ordine che possano amministrare i beni in Terra d’ Otranto, risultando in buona parte abbandonati per la morte di numerosi Cavalieri[49].

Una pergamena del 28 agosto 1477, sempre riportata dal Camobreco[50], elenca i possedimenti dell’ Ordine in Nardò, oltre che in Brindisi, Lecce, Ostuni, Galatone, Casarano, Ugento, Gallipoli.

Un altro documento relativo all’ Ordine è rilasciato in Nardò il 5 febbraio 1487, alla presenza del giudice Filippo d’ Epifanio, del notaio Pando De Pandis e dei testes ab. Stefano de Cerofalco, ab. Francesco Spaccaferro, Francesco Funiati, Stefano Zutarus, tutti di Nardò, Pietro de Felice de Rosellinis di Viterbo, procuratore del cardinale parmense Giovanni Giacomo Santo Stefano, commendatario del monastero di S. Leonardo de la Matina.

Nell’ atto si descrivono i possedimenti dell’ Ordine in Nardò: 4 orte di terreno in contrada “Aia” (pecium terrarum ortorum quator circa in pertinentis Neritoni in loco nominato le ayre, iuxta vineas maioris eccl. Neritoni, iuxta vineas Valentini Scannali de Neritono), concesse per 29 anni ad un tal Nicola Raganello, dietro corrispettivo annuo di carlini due d’argento e grana 15[51].

Dopo la morte del predetto cardinale Giovanni Giacomo la Balìa di Puglia passava al capuano Giovanni Lopez, cardinale di S. Maria in Trastevere, nonostante i vari tentativi dell’ Ordine Teutonico di riappropriarsi e durati sino al 1530 senza alcun successo[52].

L’ utilizzo di fonti archivistiche come gli atti notarili, anche se laborioso nelle indagini, fornisce ulteriore notevole aiuto per valide considerazioni sulle trasformazioni subite dall’ abbazia nei vari periodi, sino alla realizzazione della masseria Fiume, a noi più nota, e del suo grado di funzionalità e attività.

Nel frattempo, a cavallo della metà del secolo XVI, il vicus divae Mariae ad balneum viene descritto dal Galateo come derelictus et ipse ob piratarum, ut puto, et Saracenorum incursiones[53].

Nel 1562 il neritino Federico de Monte rappresenta il rev. Bartolomeo Albertario, a sua volta procuratore del cardinale Nicola Gaetani di S. Eustachio, cardinale di Sermoneta. Il De Monte, preposto alla captura, manutemtione, locatione et arrendatione fructuum, proventum et bonorum ex perceptoria de S. Leonardi de la Matina, Sipontini Diocesis, vende ai fratelli neritini Innocenzo e Antonio de Pantaleonibus il reddito proveniente dalle masserie annesse alla predetta chiesa di S. Nicola degli Alemanni.

Agli stessi fratelli cede anche il reddito proveniente dalla chiesa dell’ Annunciazione prope litus maris et proprie in lo Bagno, oltre quelli derivanti da beni della commenda di S. Leonardo in Casarano e Carpignano[54].

Nel 1575 inNardò giunge il procuratore M.cus Lorenzo Visanus de Brisichella, facente funzioni del suddetto cardinale Nicola Gaetani[55], commendatario o percettore dell’ abbazia di S. Leonardo, il quale provvede alla vendita a privati di tutto ciò che ancora appartiene all’ abbazia di S. Leonardo de la Matina, Ordinis Beatae Marie Theotonicorum Sipontinum diocesis.

Gli atti di vendita sono rogati per notar Santoro Tollemeto[56].

Nel 1574 il suddetto Lorenzo Visanò vende per 15 carlini di argento a Pietro Massa un casalem dirutum cum parietibus… cum cisterna  situm et positum intus dicta civitate Neritoni, in pictagio S. ti Angeli vicinio ecclesia S.ti Johannis[57], juxta domum seu cellarium dicti M.ci Petri, duas vias pubblicas et alios confines.

A Gio: Battista Tollemeto sono venduti per 300 carlini ortum unum et quadraginta alia viginti septem terrarum in località Santo Stefano[58].

Ai fratelli abate Domizio e Ascanio de Guarrerio per 70 carlini viene ceduto un pezzo di terra di 18 orte in loco de padulis iusta rinum[59], che già avevano in concessione e che un tempo erano di Filippo Morrea e Pietro de Pantaleonibus, dietro corrispettivo annuo ai frati di ducati dieci[60].

Vengono poi vendute la ridecima del feudo di S. Andrea e le decime[61] di quattro horte di terra del M.co Gio: Carlo de Nuccio in territorio Neritoni, loco de Paradiso; item la vigesima di orte nove di terra del monasterio di Santa Clara in detto territorio, in loco detto la Madalena[62], item la decima di orte di terra quattro in detto territorio allo Riale, in loco detto la Naca[63], item la terza parte della redecima in feudo Ugiarica…[64].

Vengono venduti anche a Cesare d’ Astorre beni di loro proprietà esistenti in Casarano ed Ugento[65].

Alcuni possedimenti restano comunque di proprietà dell’ abbazia S. Leonardi della Matina, alla quale, nel 1582, i fratelli ab. Nicola, Ercole e Cesare Piccione sono tenuti alla servitute unius libre cere per i loro ortos terrarum duas sitas in territorio Neritoni in loco della Salina[66].

(continua)

Il presente contributo, rivisto ed integrato in alcune parti, lo pubblicai in:
L’ abbazia di S. Maria de Balneo: da dimora dei Cavalieri Teutonici a masseria, in Nardò Nostra. Studi in memoria di don Salvatore Leonardo, a cura di Marcello Gaballo e Giovanni De Cupertinis, Bibl. di Cultura Pugliese n° 128, Congedo Ed., Galatina 2000, pp. 11-28.
La prima parte si può leggere cliccando sul link in basso:

 

Ringrazio Teresa e Kurt Marending-Orlando per aver fornito le foto d’epoca della masseria, prima dei restauri.

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[42]Oltre al Coco cf. pure M. Paone, Stefano Pendinelli, in “Riv. Storica del Mezzogiorno”, I, 1966, p.168; S. Micali, Dall’ Insediamento nei Casali all’ Insediamento Urbano, in Città e monastero – i segni urbani di Nardò (secc. XI-XV), a c. di B. Vetere,  Congedo Ed. 1986, pp. 19-21; P.K. Wieser, Gli inizi dell’ Ordine Teutonico in Puglia, in “Archivio Storico Pugliese”, III-IV (1973), pp.475-487; Vetere, La “Relatio de statu veteri...cit., pp.418-419; V. Zacchino, Sancta Maria de Balneo, a c. Pro Loco S. Maria al Bagno, Nardò 1986.

[43]Camobreco, Regesto di S. Leonardo, cit.,  p.221.

[44]Id., p.227.

[45]Id., p. 229.

[46]Detta anche di cappella di S. Nicola a la Judeca, si hanno notizie di essa sin dal 1427 (cf. Frascadore,  Le pergamene del monastero…, cit., pergamena n° 20, p.52).

Visitata da Mons. Ludovico De Pennis (1452-1460), risulta “prope ecclesiam Sancti Vincentii”, ha per cappellano Gio: Battista de Natale, mentre il patronato è di Francesco e Ragucio del Castello (cf. C.G. Centonze, A. De Lorenzis, N. Caputo, Visite Pastorali in diocesi di Nardò (1452-1501), a cura di B. Vetere, Galatina 1988, p.170).

[47]Cf. K. Forstreuter, Per la storia… , cit., p.602.

[48]F. Camobreco, Regesto… , cit., p.VIII.

[49]Coco, I Cavalieri…, cit., che ha tratto la notizia dall’ Arch. di Stato di Napoli, Fondo Monasteri soppressi 83-1949.

[50]Camobreco, Regesto…, cit.,  p.262.

[51]Id., p.282.

[52]Schumacher, Studi sulla storia…, cit., p.23.

[53]A. De Ferrariis Galateo, De Situ Iapygiae, in Epistole Salentine, a c. di M. Paone, Congedo Ed. 1974, p. 100.

[54]ASL, protocolli notarili Francesco Fontò, anno 1561, cc. 6r-7v.

[55]Romano, discendente dalla famiglia dei duchi di Sermoneta, era nipote di Paolo III. Arcivescovo di Capua, fu cardinale dal 22/12/1536, per 47 anni. Deceduto in Roma nel 1585, fu sepolto nella basilica di Loreto (Moroni, Dizionario di erudizione…, cit., voll. XXVII, p. 104).

[56]ASL, protocolli notarili Santoro Tollemeto, a 1575.

[57]ASL, protocolli notarili Santoro Tollemeto, a. 1590.

[58]ASL, protocolli notarili Santoro Tollemeto, a 1575.

[59]Cioè in luogo che ancora oggi si dice “li Rene”, sulla strada che da Nardò va a Copertino.

[60]ASL, protocolli notarili Santoro Tollemeto, a 1575.

[61]Cioè la decima parte del raccolto, dovuta in forma di imposta al proprietario del terreno.

[62]Contrada posta a circa un Km dal centro, al termine dell’ attuale via Bernardini.

[63]Sulla strada che da Nardò porta a Lecce.

[64]ASL, protocolli notarili Santoro Tollemeto, a 1575.

[65]ASL, protocolli notarili Santoro Tollemeto, a 1575.

[66]ASL, protocolli notarili Pietro Torricchio, a.1582.

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Un commento a I cavalieri teutonici in Puglia e a Santa Maria al Bagno (II parte)

  1. Wir danken Dott. Marcello Gaballo herzlich für seine wissenschaftlichen Nachforschungen über die Kreuzritter im Salento und insbesonders über die Masseria Fiume in Santa Maria al Bagno. Alle seine geschichtlichen und kulturellen Arbeiten sind nicht nur für Apulien wertvoll, sondern für alle geschichtlich interessierten Menschen in Europa und Übersee. Die wundervollen Bauten, verbunden mit der einmaligen Landschaft müssen der Nachwelt erhalten bleiben. Ohne die Nachforschungen von Dott. Gaballo hätten wir kaum Kenntis vom kulturellen Erbe Apuliens. Es ist so reichhaltig, dass es dem UNESCO-Kulturerbe unterstellt werden sollte.
    Teresa und Kurt Marending-Orlando

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