PICCOLI SPRAZZI DELL’ESTATE SALENTINA: TRA FUOCHI D’ARTIFICIO SUPERFLUI E UN …AQUILONE
di Rocco Boccadamo
Per cercare di rinfrancare un attimo la mente dall’eco dei gravi, preoccupanti e tristi eventi inanellatisi durante questa cosiddetta bella stagione, vorrei proporre qualche nota più leggera, con l’auspicio che sproni a riflettere, su costumi e mode, vecchi e nuovi, che si affacciano e ci circondano.
Va prendendo vieppiù piede, e penso, ahimè, che si tratti di un processo destinato a diffondersi a tutto campo, l’abitudine di inserire, nel rituale dei ricevimenti di nozze, lo sparo di fuochi d’artificio.
Dunque, quasi che non bastassero le spese per l’arredamento della nuova casa, gli abiti, i fiori, il ristorante, le bomboniere, i regali ai compari, il viaggio di nozze (cioè cifre enormi, talvolta superiori, ad esempio, alla liquidazione maturata nell’intera vita lavorativa da un genitore degli sposi), ora si aggiunge anche il costo dei botti e dei bagliori pirotecnici. Ma a tal genere di coreografie, non si ricorreva solo nelle feste patronali e, a voler abbondare, nell’ultima notte dell’anno?
Purtroppo, sembra che un vero e proprio senso di stordimento sul tema della distinzione fra consumi necessari e voluttuari ci stia progressivamente e completamente prendendo.
Oltretutto, nelle località di mare, detti crepitii e fragori assordanti ingenerano anche fastidio e disturbo, mentre la gente se ne sta in quiete e in silenzio a prendere il sole o a fare il bagno. E devono, addirittura, spaventare l’innocente fauna ittica, se è vero che quest’anno, sulla superficie del mare di Castro, contrariamente al passato, non ho più visto guizzare, in una sorta di rincorrersi al galoppo sulle onde invitanti e lievi, i nutriti nugoli di pesciolini azzurri, i quali, oltre a tributare letizia a noi umani, davano l’impressione di divertirsi beatamente tra di loro.
In compenso, in un’altra marina del Salento, ieri, pomeriggio volgente verso la sera, ho scorto volteggiare, alto e morbido, sullo sfondo d’un cielo d’incanto, un affascinante e romantico aquilone, con la sua sagoma aerodinamica e la lunga coda svolazzante sotto la carezza del vento: mi sono a lungo soffermato a rimirarlo, ritraendone un fascio di pensieri positivi e confortanti, non solo per l’inevitabile riaffacciarsi di ricordi passati, ma anche come spunto di confronto con la quotidianità presente.
Ecco, gli sposi del terzo millennio potrebbero arricchire la cerimonia delle loro nozze con una gara d’aquiloni. Sarebbe tutta un’altra cosa rispetto agli spari fumosi e inquinanti, un piccolo intermezzo di semplicità e magia nel loro giorno felice.
Dimenticavo di dire che, sopra a quell’aquilone, la scena era illuminata da una coppia di puntini fantastici: la fulgida Sirio e un’altra stella, minuscola e lontana ma non meno sorridente.
Il sacrificio è consistito da sempre nel considerare superfluo ciò che altri (per scelta morale, per possibilità economica e, in sua assenza, di criminale sfruttamento delle altrui risorse) ritenevano necessario. In questi nostri dannati tempi in cui conta più l’apparire che l’essere, più la forma che la sostanza, in cui promuovere l’immagine anche fraudolentemente è la parola d’ordine, in cui l’esibizionismo ha preso il posto del pudore (e magari ciò riguardasse solo la sfera del sesso…), in cui il merito è avvilito dalla stupidità e dall’ignoranza raccomandata e non, come poteva sopravvivere la meravigliosa pianta del sacrificio? Caro Rocco, allo spettacolo, per me indecente, che hai descritto si può assistere perfino in occasione di battesimi, cresime, festa dei diciotto anni e chi più ne ha più ne metta. Ho avuto la fortuna di nascere mentre la guerra finiva, per anni mi son dovuto sorbire le prediche di mio padre e di mia madre sulle strette di quei tempi, solo tardi ho apprezzato il loro messaggio e l’educazione che mi hanno dato, ma sono orgoglioso di aver trasmesso entrambi, credo con successo, alle mie figlie. Non voglio essere cinico, ma ho l’impressione che, paradossalmente, solo una guerra ormai, decimando una buona parte dell’umanità, sia in grado di far risorgere l’Umanità. Voglio, però, sperare che prima faccia il miracolo il tuo aquilone, anche se temo che l’idea sarebbe fagocitata da un mercato non certo sensibile alla poesia ma attento unicamente e solo al bieco profitto, complice anche il fatto che nessuno è ormai in grado di costruire e far volare un aquilone. E saremmo al punto di partenza…
solo un brevissimo commento visto che la nota di Armando non consente altro: “coi fuochi pirotecnici o con gli aquiloni, o con o senza tante altre cose, dico io, “basta che si sposino”!
LA FAMIGLIA RIMANE IL FULCRO DELL’UMANITA’.
AIUTIAMO I GIOVANI A FORMARE LA LORO FAMIGLIA!
Se almeno fosse una festa!
http://www.micello.it/wordpress/?p=2518
ottimo pezzo, caro Angelo. Come non condividere quanto hai sapientemente e ilarmente descritto?
Di che ci meravigliamo? Ormai non siamo più cittadini, ma consumatori. Solo se consumi esisti. Conosco padri di famiglia che per il matrimonio di un figlio si sono indebitati con la banca per 10 anni. E tutto per quel giorno. Un tempo c’era una scappatoia alle spese del matrimonio in pompa magna, proprio qui nel nostro Salento: bastava cu tte nde fuci! Il guaio è che oggi non funziona perché i fidanzati… se nde fùcianu tutti li giurni!