di Tommaso Manzillo
Mentre l’Italia intera si appresta a tagliare il traguardo del 150.mo dall’Unità (17 marzo 2011), la data del 21 ottobre 1860 è, per Galatina, storica, in quanto qui, come in altre città, si tenne il referendum per decidere l’annessione al Piemonte, riconoscendo Vittorio Emanuele II come Primo Re d’Italia. Nonostante le polemiche sorte verso un’unificazione poco desiderata dalle masse popolari, in cui a beneficiarne è stato soprattutto lo Stato sabaudo, occorre ricordare questa data, quanto meno perché oramai fa parte della storia locale o microstoria, come si voglia chiamare.
Su quello che successe dopo questa data, è in atto un processo di ricostruzione storica che abbraccia anche il fenomeno del “brigantaggio”, ma il tutto è racchiuso in quell’espressione che prese piede sul finire dell’Ottocento e che è la questione meridionale.
Fu con l’ingresso di Giuseppe Garibaldi a Napoli e la conseguente fuga del re Francesco II, che si arrivò al 21 ottobre 1860, grazie anche all’intervento del decurione Nicola Bardoscia per costringere il sindaco, Antonio Dolce, ad indire il referendum per l’annessione al Regno sabaudo. L’amministrazione galatinese aveva faticosamente soffocato le manifestazioni d’entusiasmo dovute alla notizia dell’ingresso di Garibaldi a Napoli, mentre le forze liberali, rappresentate dallo stesso Bardoscia, da Innocenzo Calofilippi e da Nicola Vallone, non riuscivano a vincere la morsa reazionaria del patriziato filo-borbonico, radunato attorno ai Padri Scolopi, molto influenti e seguaci del vecchio governo. Per sconfiggere l’inerzia e l’indifferenza dei galatinesi, determinante rimane l’intervento del medico Nicola Vallone, per richiamare gli elettori alle urne, mentre bivaccavano in piazza San Pietro.
Le elezioni si svolsero presso il Corpo di Guardia dei Vigili Urbani, situato alla Torre dell’Orologio, fatta costruire all’indomani della proclamazione del nuovo Regno d’Italia. Il voto si esprimeva con l’uso dei legumi, dato l’alto tasso di analfabetizzazione: le fave erano per i sì, mentre i fagioli per il no. Il responso di Galatina fu di 1257 sì, più 1253 voti favorevoli espressi dai forestieri che si trovavano in quel giorno per il mercato.
L’ultimo sindaco sotto la dominazione borbonica e il primo dell’Italia Unita, ma di nomina regia, fu Antonio Dolce. Il processo di unificazione italiana si completerà nel 1870, con l’apertura della “breccia di Porta Pia” (20 settembre), dove, tra i primi ad entrarvi, insieme a La Marmora, fu il giornalista galatinese e fondatore de “Il Messaggiero” (con la “i”, cfr. Verter R., Fedele Albanese, da “il filo di aracne”, nr. 1/2010, periodico bimestrale di cultura, storia e vita salentina edito dal Circolo Cittadino “Athena”) e “Il Monitore”, Fedele Albanese.
Fonti bibliografiche consultate:
Antonaci A., Galatina Storia & Arte, Panico, Galatina, 1999;
Romano M., Storia di una famiglia borghese: i Vallone di Galatina (secc. XVII-XX), FrancoAngeli editore, 2003.
Sul tema della questione meridionale cfr. De Viti De Marco A., Mezzogiorno e democrazia liberale. Antologia degli scritti, a cura di A. L. Denitto, Palomar editore, 2008.
Sul tema del brigantaggio, cfr. Manzillo T., 17 marzo 1861: fu unificazione o incorporazione?, da “il Galatino”, nr. 19 del 27 novembre 2009;
Vantaggiato V., Il brigantaggio in Terra d’Otranto, in “il filo di aracne”, periodico bimestrale del Circolo cittadino “Athena”, maggio-giugno 2007