testi e foto di Giovanna Falco
Nei giorni passati Piero Barrecchia ha apportato un interessante contributo all’articolo pubblicato da Spigolature Salentine il 17 dicembre 2010 Lecce – S.O.S. per un portale a firma di Giovanna Falco: http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2010/12/17/lecce-s-o-s-per-un-portale/.
Piero ha proposto una serie di interessanti considerazioni atte a decifrarne l’iconografia.
Nell’articolo del 2010, oltre a segnalare la situazione di questo delizioso gruppo scultoreo, abbandonato al degrado in via Antonio Galateo a Lecce, si è cercato di abbozzarne la ricostruzione storica e svelarne la valenza simbolica, nella speranza che qualche giovane ricercatore lo studiasse approfonditamente, per poterlo riqualificare, perlomeno, dal punto di vista storico-artistico. Nell’anno e mezzo intercorso dalla pubblicazione si sono susseguiti vari commenti all’articolo: chi ha denunciato il perseverare dello stato d’abbandono, chi ha proposto una visita al manufatto per attirare l’attenzione pubblica e il conseguente (almeno si sperava) intervento degli organi preposti alla tutela, chi ha offerto la sua professionalità per procedere con un intervento di restauro.
Purtroppo, oltre a questi contributi spontanei, non è stato fatto nulla e lo stato di degrado del manufatto avanza: alcuni elementi sono ormai illeggibili, altri rischiano di dissolversi in breve tempo, così come denota il confronto tra le fotografie pubblicate nel 2010 e quelle scattate in questi giorni.
Piero ha terminato il suo intervento con quest’accorato appello:
«In ogni caso, anche questo stupendo portale è una dimostrazione che in questa nostra Terra il divino e l’umano, la natura e l’artefatto hanno dialogato. Non ci è consentito interrompere questa effusione. Tuteliamo! Custodiamo! Parliamo! Ascoltiamo le nostre memorie! Il cerume dell’epoca ha affievolito il nostro udito e l’attuale gusto si è limitato all’assaporare il presente, proibendoci di usare la lingua per dialogare con ogni cosa, per cui tale uso è definito, modernamente, PAZZIA! Recuperiamo la nostra Pazzia!».