di Alessandro Bianco
Un cimelio d’ interesse storico – archeologico del Basso Salento è senza dubbio l’antica cripta basiliana della Madonna del Gonfalone, in agro di S. Eufemia di Tricase, precisamente sulla strada che conduce per Alessano.
La cripta è costituita da un ampio locale in cui gli interventi e le trasformazioni hanno stravolto l’originale aspetto; infatti quasi tutte le pareti sono in muratura come i diciannove pilastri presenti nell’invaso.
E’ impossibile, se non con degli approfonditi saggi di scavo, risalire all’originaria conformazione della cripta o delle cripte, proprio perché dietro la muratura oggi esistente vi è una zona di riempimento che si nota in presenza di alcuni fori nella parete e che nasconde lo scavo originale.
Nella zona centrale è presente un recinto, contenente la zona presbiteriale costituito, su tre lati, da pilastri ottagonali, sempre in muratura, quadruplicati agli angoli e legati da una balaustra scandita da pilastrini, anch’essi ottagonali.
All’interno di questa struttura è l’attuale altare d’intonazione barocca, orientato a Nord, ai cui lati, due piccole cappelle contengono dei ripiani d’appoggio.
I rimanenti pilastri sparsi per la cripta senza un benché minimo ordine sono di forme diversificate. Il pavimento è tutto in terra battuta, escluso quello della zona recintata che è invece in mattoni; il soffitto, di altezza media di m. 2,18, è quasi del tutto piano e presenta, in corrispondenza della zona presbiteriale, una vasta apertura che corrisponde, all’esterno, alla struttura già descritta; sono inoltre presenti nel restante soffitto numerosi fori.
Sulla parete alle spalle della “cantoria” è scavata una nicchia, con un altare a credenza di tipo devozionale, vicina ad un’altra oggi murata; poco distante si notano i resti d’un altare addossato alla parete; completano gli arredi litoidi due acquasantiere.
Nei pressi dell’attuale ingresso si notano tracce di decorazione parietale; sulla nicchia con altare a credenza si vedono invece i resti di due affreschi palinsesti, rappresentanti un Cristo che sale il Calvario e una Crocifissione. Il Cristo che porta la croce, con tunica bianca è accompagnato da due uomini, uno dei quali soffia una lunga tromba; i resti dell’affresco sottostante appartengono ad una scena non più decifrabile.
Nel secondo affresco, il Crocifisso ha ai due lati la Vergine e San Giovanni; nello strato sottostante s’intravedono i resti di un altro affresco sullo stesso tema.
Il gruppo di affreschi più interessanti, su duplice strato, è sulla parete nord. In essa lo strato inferiore è diviso in quattro riquadri rappresentanti una Santa, due scene più grandi in parte coperte dall’intonaco superiore e un’altra Santa.
La prima figura in grandezza naturale, tiene nelle mani un calice, chiuso superiormente da un coperchio conico, probabilmente è S. Maria Maddalena che porta il cofanetto della mirra. Una fascia bianca a righe scure separa questo dipinto dalla scena successiva in cui s’intravedono quattro volti con aureole siglate (le uniche leggibili sono una FI e una A) che probabilmente si riferiscono a figure di apostoli, l’immagine di un papa, che regge in mano un libro e con l’altra benedice una figura nimbata distesa, di cui si intravede soltanto un abito monacale; ai suoi lati altre figure in atteggiamento orante, mentre sul pavimento a scacchiera si nota una figura nimbata, forse un angelo, che regge in mano un calice-calamaio. Da tutti questi particolari ci sembra di poter dedurre che l’affresco rappresenti la morte di San Bonaventura, avvenuta durante il Concilio di Lione nel 1274.
Del terzo riquadro non rimane nulla perché completamente coperto dall’affresco superiore, mentre ben visibile è l’ultima figura femminile, che indossa una tunica stretta in vita e una veletta che le orna il collo, regge in una mano la palma del martirio mentre con l’altra protegge un castello circondato da un paesaggio campestre.
Lo strato superiore, che ricopre solo i due riquadri centrali del polittico sottostante, è diviso in due parti e nelle intenzioni dell’autore, doveva integrarsi con le due Sante, già descritte, poste ai lati. Sull’affresco della morte di S. Bonaventura vi sono resti di una scena non più leggibile, vi è rappresentato un Vescovo nell’atto di benedire con l’aspersorio, con intorno alcune figure dai lineamenti orientali, mentre nella parte alta è rappresentata una piccola figura femminile a mezzo busto con alle spalle il volto di Cristo. Il riquadro che delimita quest’ affresco è leggermente più grande di quello sottostante; una banda bianca lo divide da quello successivo in cui è rappresentata una figura a grandezza naturale, di essa si riconosce solo parte dell’abito e del mantello dai toni scuri.
Le restanti pareti perimetrali mostrano qua e là cenni di decorazione che affiorano sotto lo strato d’intonaco a calce; anche sulla maggior parte dei pilastri vi sono tracce di decorazione, perlopiù a carattere floreale; racchiusi nel medaglione sovrastante l’altare barocco, vi sono i resti di una Madonna con Bambino.
Come datazione di massima possiamo indicare il XIV-XV sec per l’affresco del S. Bonaventura, mentre quello superiore lo si può ricondurre al XVI sec.[1].
Recentemente sono stati effettuati interventi di restauro.
[1] FONSECA, Gli insediamenti rupestri medioevali nel Basso Salento, Galatina, 1979, pp. 189-193.