di Maria Grazia Anglano
Noi donne tutte, particolarmente oggi, dobbiamo essere fiere e grate all’uomo Salvatore Morelli, un illustre salentino che ha creduto fervidamente nella donna, vedendo attraverso il riconoscimento di quegli allora alienati diritti della persona umana, la possibilità di una più equa società rigenerata.
E ci appare maggiormente interessante adesso vedere come la storia, entrando nelle pieghe delle sue macroscopiche dimenticanze, possa cambiare il nostro punto di vista.
Ed è proprio addentrandosi in questa lassità di maglia, della nostra memoria storica, che possiamo riscattare da un ingiusto oblio un patrimonio spirituale e intellettuale, quale è stata la personalità del nostro Salvatore Morelli.
Di questa gettata luce dobbiamo essere debitori a Emilia Sarogni, con il suo libro, già alla terza edizione; “L’Italia e la donna. La vita di Salvatore Morelli”. Un attento e vibrante spaccato storico della vita di Morelli dentro quel cruciale quanto inevitabile cruento passaggio di trasformazione, crogiolo di quella visione dei nostri padri fondatori, di un Italia unita.
Emilia Sarogni, donna elegante nella sua eccezionale vitalità e passione, ha avuto il pregio attraverso un’abile ed agevole scrittura, di rendere storia viva e pulsante questo complesso periodo storico, del nostro Risorgimento. Lei stessa a suo modo, con il suo impegno di vita è stata un’antesignana di quanto potesse auspicare lo stesso Morelli. E’ stata, infatti, la prima donna a ricoprire la carica di direttore del Senato, fu vincitrice della ben nota trasmissione a quiz “Rischiatutto” ed ha una lunga attività di saggista e conferenziera.
Morelli nasce nel1824 a Carovigno (Brindisi) e si formerà culturalmente a Napoli, qui deluso dalle mancate promesse di Federico II strapperà e brucerà i ritratti dei regnanti in segno di dissenso in pubblica piazza. Pagherà per questa sua rimostranza 10 lunghi anni di carcere borbonico, subendo umiliazioni degradanti per la dignità umana, tra queste anche la finta fucilazione come Dostoevskij e la distruzione dei suoi libri. Saranno questi anni di segregazione a favorire tutte quelle fertili riflessioni, che più tardi avrebbero trovato espressione nel suo libro, dal titolo definitivo “La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale” edito ben otto anni prima dell’ampiamente riconosciuto Stuart Mill con il libro “L’asservimento delle donne”.
E questa è la vera affermazione fulcro, di valore epocale, che porta giustamente alla ribalta Morelli nel panorama Europeo, ed è qui che nasce la nostra indignazione nel capire come mai, un così geniale pensatore, abbia invece dovuto subire tali osteggiamenti, con un’ ingiustificata e protratta congiura del silenzio. Fu insomma per Morelli un difficile scotto da pagare, questa sua lucida e profetica visione di una società nuova, infatti i suoi colleghi preferirono piuttosto peccare di esterofilia, preferendo il lavoro di Stuart Mill, anziché riconoscere l’operato di Morelli.
Vi fu anche una puntuale satira, che nel chiaro intento di denigrarlo, lo dipingerà spesso in abiti femminili.
Il suo libro però edito a Napoli nel 1861 ebbe all’epoca una buona accoglienza, fu infatti nel solo spazio di tre mesi tradotto in diverse lingue; molti intellettuali si complimentarono con lui, da Victor Hugo, a Garibaldi allo stesso Mazzini, e tanti altri, tanto da esigere l’anno successivo una ristampa. Un ulteriore e importante, anche se postumo, riconoscimento verrà proprio da loro, le donne.
Da oltre oceano, infatti, le emancipatrici americane le tributeranno un sentito commiato attraverso una lettera sul giornale di “Bergamo Nuova”, dichiarando che il mondo perdeva il più grande e geniale assertore dei diritti delle donne, mentre quelle inglesi vorranno erigergli un monumento.
Nel 1859 dopo il lungo periodo di detenzione, oramai senza sostentamenti di cui vivere, troverà impiego come precettore a Lecce presso la famiglia di Pasquale Greco, suo grande amico, affidandogli l’educazione dei suoi due figli.
Qui vi fu l’incontro della sua vita con Giovanna De Angelis, donna di spiccata intelligenza e fascino, moglie di Pasquale; troverà in lei condivisione e accoglimento delle sue idee, e non ultima anche ispirazione. Ma avvedutosi del sempre più crescente sentimento che nasceva tra loro, anche se a malincuore, Morelli fu costretto, per onestà verso l’amico che l’aveva accolto, a rinunciare al vero e grande amore della sua vita. Le dedicherà però il suo libro, riconoscendo il prezioso contributo morale, da lei apportato.
Partì così per Napoli, dove nel 1867 venne eletto in Parlamento nel collegio elettorale di Sessa Aurunca.
Tra il 1874 e il 1875, presentò e illustrò sette proposte di legge per la riforma del Diritto di Famiglia, cento anni in anticipo rispetto alla riforma del 1975. Infatti, la riforma Morelli aboliva la posizione dell’uomo come capo famiglia, stabilendo la parità tra i coniugi, con inclusa l’assunzione del doppio cognome, e introduceva il divorzio. Nel 1875 presentò con un apposito disegno di legge la richiesta del diritto di voto per le donne.
Nel 1877 Morelli riesce finalmente a far approvare una proposta di legge a favore della donna, volta a riconoscere a loro il diritto di essere testimoni negli atti civili, tra cui i testamenti. Fu la prima legge in Europa a favore della donna, poiché incrinava il rifiuto della capacità giuridica delle Italiane e permetteva alle donne, sottoposte all’autorità maritale, di prendere conoscenza del patrimonio familiare.
Nella coraggiosa e ventennale attività parlamentare Morelli si batterà per molti temi, atti a migliorare le condizioni ambientali, e culturali. Anche se fulcro della sua battaglia rimarrà quell’auspicato risorgimento delle donne, nel riconoscimento di quegli inalienabili diritti della persona umana, di cui la donna non godeva ancora.
Morirà in solitudine e povertà, non godendo di alcun beneficio economico, non potendo tra l’altro usufruire dell’indennità parlamentare.
E’ davvero vergognoso che figure storiche imponenti come Morelli siano scivolate via dai libri e dalla memoria comune attraverso quelle che Maria Grazia giustamente definisce ‘le maglie larghe della nostra memoria storica’. Leonardo Da Vinci, Galileo Galilei e tanti altri personaggi del nostro passato sono stati antesignani di modernità non meno di Salvatore Morelli. Forse progettare una macchina volante o intuire la forza di gravità ha seminato nel tempo ammirazione e consensi scientifici più roboanti rispetto a quelli sociali attorno al riconoscimento dei diritti delle donne.
In tutto questo affannoso osteggiare la geniale umanità di Morelli, spicca la sua figura come rosa nel deserto. La parità dei diritti nell’ambito familiare e sociale era una scandalosa utopia ai suoi tempi, tanto da far condannare dall’opinione pubblica e politica il folle paladino della sua rivendicazione. Ed ecco elevarsi in tutta la sua potenza umana e spirituale Salvatore Morelli, l’uomo che preferì patire il carcere, le violenze psicologiche e le umiliazioni peggiori piuttosto che rinnegare le proprie idee. Quando la coerenza e il senso di giustizia albergano sovrane in uno stesso uomo. Questo grande eroe innominato non tradì la sua fiera natura e il suo credo neanche davanti al vero amore, tanto da rinunciarvi in nome dei principi di rispetto ed amicizia nei confronti dell’amata e del marito di lei, suo affezionato compagno definibile pertanto anche lui ‘amato’, visto che l’amicizia è una nobile forma d’amore.
Salvatore partì alla volta di Napoli, s’impegnò, continuò a lottare e a sostenere ignobili attacchi da ogni parte ma mai cedette alla minaccia del Nulla e dell’ingiustizia sociale: le donne, culla della vita, erano da spingere e sostenere nel cammino della conquista del proprio posto nel mondo.
Leggendo di Morelli attraverso quest’illuminante articolo di Maria Grazia, ci ritroviamo ad essercene affezionati come a un familiare e a sentire il profondo dispiacere della sua morte in solitudine e povertà.
Fiera di essere donna salentina, finalmente capisco la paternità della precoce e forte emancipazione di pensiero e di costumi mia e di molte mie conterranee negli ultimi due secoli.
Re Salomone diceva: “Dove c’è molta saggezza c’è molto affanno, e chi accresce il suo sapere accresce il suo dolore.” : il nostro vivere e il nostro lottare al femminile possa allora essere oggi e sempre la gioia e la ricompensa di un uomo saggio e illuminato. Se quindi il rispetto e la dignità sono la scintilla che pone il confine tra luce e oscurità, tra vita e morte,
eterna riconoscenza vada al padre del nostro essere donne ‘vive’.
Morelli e’ stato un grande protagonista impegnato per l’ affermazione della laicita’. Merito che si cerca da piu’ parti ad oscurare, presentandolo solo come antesignano femminista.. Da consilgliere comunale a Napoli prima e da parlamentare dopo produsse progetti per una scuola pubblica, laica e gratuita, si oppose strenuamente alla Legge sulle Guarentigie, preoccupato, dopo averlo abbattuto della rinascita del potere temporale vaticano. Previsione purtroppo confermata. A Carovigno un Comitato Cittadino ha promosso una petizione per impegnare l’Amministrazione Comunale a trasferire le spoglie di Morelli da Pozzuoli a carovigno. Lo scrivente da tempo ha anche proposto la posa di un cippo per ricordalo, non solo a Pozzuoli, ma anche nel suo paese natio. Nella Biblioteca Comunale di Catovigno sono raccolte diverse tesi di Laurea dedicate al “patriota pugliese”, come fu riciordato a Parigi il 1905 durante il Congresso Mondiale di Medicina, per essere stato ;Morelli anche il primo in Europa per il disegni di legge sulla cremazione, scelta ancora oggi limitata con contraddittorieta’ dalle gerarchie ecclesiastiche. Da ultimo, visitando la Biblioteca di Melrose, a Boston, ha trovato ancora pubblicazioni e tesi di laurea sul politico italiano. A noi resta l’obbligo morale di sollecitare la realizzazione delle segnalate iniziative in omaggio a Morelli. Sono stato relatore il 22 ottobre a carovigno al Convegno, in occasione dell’anniversario della sua morte e dell’uscita di uno dei suoi scritti piu’ importanti: La donna e la scienza, ora riedito dalla case editrice Pensa di Lecce, ad opera della ordinaria di pedagogia dell’Universita’ del Salento, prof.ssa A. Colaci.
Resto a disposizione per eventuali altre occasioni per ricordare l’opera ed il pensierto di Morelli.
Grazie Raffaella, per aver dato calore a questo personaggio, che seppure di un’importanza atlantica; è stato però, per troppo lungo tempo, nemo profeta in patria.
Grazie anche a Giacomo Grippa. Per le notizie aggiunte, intorno a questo nostro valente, personaggio salentino.