di Florio Santini
«Il petroso Salento, e soprattutto una città d’insolita bellezza come Otranto, bisogna dimenticare, oggi, quanto su essa è stato scritto e riscritto, senza nulla aggiungere di nuovo alle sue pur suggestive storie. Di questo mare idruntino, invece, bisogna conoscere correnti e approdi, esplorare caverne e scogliere; insomma, bisogna giungervi dal largo, non da terra. Baie, canaloni, grotte, insenature dai suggestivi toponimi, allora, spiegheranno cose non dette, civiltà dimenticate, portandoci spesso fino alle soglie del mito, giusto quello che dal mare approdò, là dove la costa si apriva, calda e sicura, ai marinai.
In verità Otranto, terra di sole e di vento, mi conquistò del tutto quando, dopo averla studiata in cronache avare, la vidi dal suo limpidissmo azzurro, come la videro i Greci. La costa si avvicinava azzurra nel mattino, rosseggiante di sera; e gli antichi lutti, le mistiche storie sparivano nella fiducia chiara ch’essa trasmetteva»
(da “Anche la vita ha i suoi scavi”, Otranto 2004, pp. 60-61).
Una penna straordinaria si riconosce anche da poche righe.
Altri meravigliosi pezzi di Santini sono nel nostro granaio, cercateli, ognuno è un gioiello