di Florio Santini
…Qualcosa m’aveva spinto a ritirarmi ad Otranto, dopo aver vissuto, per molti anni, ai quattro angoli della Terra, quando chiedevano il perché di tale scelta, davo risposte che convincevano gli altri, non me stesso: la gente semplice, la vita non cara, il mare pulito, la quiete tra dotte memorie./ Ora, invece so. La spiegazione l’ho trovata sul pavimento della basilica-cattedrale di Otranto che, come troppi pseudo-informati professori, non conoscevo… Uno specialissimo prete, di nome Pantaleone, aveva ricordato l’epifonema di Terenzio “Penso che niente di umano mi sia estraneo”./ Entrai in chiesa, guardai per terra./ Erano i tempi delle Crociate, dei Cavalieri, delle turbe pellegrine; eppure, in quel mosaico-sinfonia, corale e plenario, convergevano l’Occidente e l’Oriente. Un emblematico disegno, intitolabile ‘Teologia della storia’, sussumeva grandi e piccole cose, bestie e fiori, artigiani e profeti, miti pagani e rivelazione cristiana. In breve, una specie di mistico fumetto sulla fenomenologia del creato. Fu così che […] inventando, a forza e furia di pietruzze e di marmo, la prima enciclopedia per immagini, vera Bibbia dei poveri, mi fece vedere, ripeto “vedere” che dovevo dimenticar subito quanto stava dietro di me, se avessi voluto progredire un po’. Forse, avrei fatto in tempo. E mi riconobbi, con gioia, nell’asino arpista del mosaico: il mosaico pavimentale del non abbastanza noto “duomo di Otranto”, costruito tra il 1080 e 1088 […] Grande era stata […] l’emozione del ritrovamento sul pavimento d’una cattedrale pugliese, quel discorso ideografico che tante volte, in scala ridotta, avevo ammirato nei tappeti da preghiera del Medio Oriente e d’Asia; grandioso, ora, il significato, lì, sul pavimento idruntino, di quei tre alberi della vita […] che attestano la singolare potenza del segno di Pantaleone. Mistico paziente aveva composto sotto quelle tre navate, tessera dietro tessera, dall’ingresso al presbitero, un gran libro che tutti, di ogni fede o civiltà, potessero leggere, presentandosi a noi, oggi, come un Teilhard de Chardin del 1163./ Mi sorpresi a pensare che l’ecumenismo fosse nato ad Otranto e che, non per caso, io vi fossi approdato da popoli lontani e diversi…
(da: Suggestioni e analogie tra il mosaico pavimentale della Basilica Cattedrale di Otranto e la Divina Commedia, pp. 107-110).
La penna di questo Florio Santini era di quelle dei grandi letterati, degli amanuensi della scrittura che incantano scolpendo parole e frasi nell’animo come gli scultori linee e forme nella pietra. Peccato non averlo mai conosciuto in vita, se ne trovano pochi in ogni secolo di scrittori simili