testo e foto di Piero Barrecchia
E’ facile ritrovarsi tra le rughe di un ritratto in bianco e nero, appeso tra le polveri del tempo, in quel di Lucugnano. Non c’è salentino che, incrociando le sue gesta, non si ritrovi in qualche sua geniale “trovata”. C’è una lezione per tutti. E’ l’animo della gente semplice ed al contempo arguta. E’ un illuminista sacro, l’Esopo di questa terra, da cui trarre una morale tutta pratica. Sagace, irriverente a volte, falso ignorante, filosofo del pratico. Di chi sto parlando? Ma certo lo ricorderete. E’ lui, don Galeazzo, l’arciprete di Lucugnano, per tutti papa Cajazzu! Le sue gesta non sono fatte a caso; le sue storie sono racconti spensierati, coloriti dal sole del Sud, adombrati da un ulivo, da pareti mediterranee, da luoghi sacri. Cartoline d’epoca spedite a noi, moderni, che spesso non sappiamo risolvere i problemi della vita quotidiana. Ma, si può far affidamento alla sua morale: soluzione pratica a tutto, con il sorriso sulle labbra. E non solo. Se si vuol seguire un corso di geografia, di toponomastica o di archeologia salentina, ecco venirci incontro la sua figura che, mentre è intenzionata a sferrare il colpo finale alla dotta ignoranza, rappresentata spesso da un suo superiore diretto, non disdegna di regalare, al lettore divertito, una fotografia del luogo ove avviene il “misfatto”.
Non si può certo ignorare che il prete bontempone è dovizioso nei riferimenti dei luoghi visitati, facendo trapelare la sua puntuale conoscenza della terra salentina, fino ai più intimi anfratti.
Tra gli altri, vi è il caso del “Crucifissu te lu Feu”, in agro di Gallipoli. Una chiesa nascosta tra macchia mediterranea ed ulivi secolari, della quale sono incerti i natali e le vicissitudini e che solo il buon narratore non ha abbandonato all’anonimato, facendone scena prima di una lezione del tutto singolare. Una questione di sopravvivenza, per sopravvivere in pace, senza imprevisti. Fate voi, ma a me diverte l’idea di notare, il nostrano prelato approfittare del nostro parlar comune e della spicciola arguzia, per dare lezioni di materie del trivio e del quadrivio!
Così, si narra che il vescovo di Gallipoli, non avendo la possibilità di far celebrare messa in giorno festivo nella piccola chiesa di campagna del “Crucifissu te lu Feu”, invocò soccorso al vescovo di Alessano. Poco ci volle per l’esimio prelato alessanese, pensare ad un suo dipendente, dal quale aveva ricevuto qualche lezione e che proprio mal sopportava, per la sua manifesta tracotanza, espressa nei suoi confronti. Più volte, infatti, era stato spogliato, metaforicamente, dalle vesti paonazze ed era stata messa a nudo la sua umanità che lo accomunava alle altre creature, non superiore, certo, per quel potere rivestito. Più volte, era stato messo in crisi dal quel tal prete, in pubblico e soprattutto in privato. Non ci furono esitazioni. Affidò l’incarico all’arciprete di Lucugnano, don Galeazzo!
Implicitamente il presule di Alessano, accordando un favore al suo collega di Gallipoli, avrà certamente pensato ad un suo tornaconto personale. Che sollievo togliersi dai piedi, almeno per un po’, la sua spina nel fianco! Il povero don Galeazzo, avrebbe dovuto sopportare, a malincuore e con fatica fisica, il peso dell’ordine superiore ed obbedì.
Arrivò in quella contrada, di domenica, lontano dalla sua Lucugnano, celebrò la messa ed impartì la benedizione ad un popolo che non era il suo e poi ripartì. Lungo il tragitto, polverosa la via,con l’unico compagno di viaggio il suo pensiero, la sua ossessione su come ben servire il suo vescovo, come evitare il suo scomodo ordine… senza subirne conseguenze! Poco tempo ci volle, alla sua mente già allenata, per partorire la soluzione. Semplice, efficace!
Decise perciò di non presentarsi più presso quella chiesa. Infausto fu il giorno in cui l’ira del vescovo di Alessano si manifestò all’arciprete. Le sue gote ben si abbinavano al colore del suo abito! Che brutta figura gli aveva procurato quel prete, osando disertare il suo ordine! Ma il nostro prete aveva già pensato alla soluzione! E certo, il suo superiore si sarebbe calmato, ascoltando nefandezze ben più gravi del suo atteggiamento. Il suo superiore e lui, seduto l’uno, in piedi l’altro, di fronte, quasi in un duello, in casa dello sfidato! Ma, il nostro don Galeazzo non si perse d’animo e dopo aver ascoltato l’attesa “predica” del suo superiore, si limitò a riferire che non avrebbe più messo piede in quel di Gallipoli, poichè i frequentatori della chiesa de “ lu Crucifissu te lu Feu”, erano, per natura, assuefatti bestemmiatori e non abbandonavano le loro bestemmie sulla soglia della chiesa, anzi usavano quelle come saluto, all’ingresso del luogo! Il superiore ritirò la sua ira ed avvisò il vescovo di Gallipoli e, per essere sicuri di quanto aveva raccontato l’arciprete, entrambe organizzarono un blitz dell’epoca! Escogitarono, quindi, di far ritornare papa Cajazzu in quel luogo, per fargli celebrare messa. Nel contempo i due presuli si sarebbero nascosti nei confessionali ed avrebbero accertato la veridicità di quanto riferito dall’arciprete. Fu così che i due vescovi, inorriditi, dietro le quinte, ascoltarono le innumerevoli bestemmie e le abbondanti imprecazioni che, a titolo gratuito, erano elargite al cielo, non appena quei volgari ed immorali intervenuti intingevano le loro dita nelle acquasantiere, varcando l’uscio del luogo sacro. Il provvedimento fu istantaneo! Le autorità ecclesiastiche si scatenarono contro quel luogo ed i suoi frequentatori. Lanciarono anatemi contro gli infedeli e sconsacrarono la chiesa del “Crucifissu te lu Feu”! Ed il buon papa Cajazzu, ritenuto il defensor ecclesiae, ritornò nella sua cara Lucugnano. Obiettivo raggiunto!
Ma non tutto appare com’è… e neanche in questo caso! Se, infatti, i due alti prelati avessero indagato sulla causa di tanto sfacelo ed avessero intinto, anche loro, la mano nell’acquasantiera, avrebbero avvertito anch’essi il dolore fisico che provocava cotante imprecazioni e forse poco sarebbe mancato che anche loro…forse, no!… Ma questa è un’altra storia! Comunque sia, se avessero indagato, si sarebbero accorti che l’acqua lustrale era stata sostituita con olio bollente! Se avessero indagato, avrebbero forse attenuato la loro ira verso quella popolazione ed avrebbero compreso anche l’autore della provvidenziale sostituzione. Provvidenziale per papa Cajazzu, non certo per il luogo sconsacrato, che con un atto riparatore, ancora vive nella memoria collettiva grazie all’aneddoto raccontato. Perché il luogo non è leggendario, esiste veramente! E’ lu Crucifissu te lu Feu, in agro di Gallipoli.
caro piero sei geniale, continua come sai fare.I tuoi articoli li leggo volentieri, ne vale la pena.
bravissimo, mi piace molto. E’ di Gallipoli
Ti ringrazio per la stima accordatami. Magari, conoscendoci potresti indicarmi altri luoghi della nostra storia, per poter condividere percezioni, supposizioni e conoscenze.
Sono di Gallipoli ma non ho mai visto questa chiesetta, mi potresti dare indicazioni per arrivarci?
si trova a queste coordinate
40° 4’28.50″N
18° 1’8.32″E