LE MELAGRANE
di Massimo Vaglio
Il melograno (Punica granatum L.) è una classica essenza mediterranea della famiglia delle Mirtaceae, di sviluppo contenuto, ha il fusto tipicamente contorto ed è sovente circondato da polloni. Le foglie, sono caduche, lanceolate e si presentano prima rossastre, poi verde intenso; i fiori, come ricordato in una celeberrima poesia dal Carducci (“…il verde melograno dai bei vermigli fior”), presentano appunto un’inconfondibile, vistosa colorazione arancione.
I frutti, correttamente detti balauste, sono delle bacche con epicarpo duro ricco di tannini, suddivise all’interno in 7-15 loculi, che ospitano i “chicchi” di consistenza succosa dalla colorazione rosso-trasparente contenenti i semi; i “chicchi” vengono anche detti granati e non a caso, infatti, per lucentezza e bellezza, ricordano le omonime gemme.
Pianta originaria della Persia e dell’Afghanistan, viene più volte citata nella Bibbia e da qualche millennio è coltivata in tutto il bacino del Mediterraneo, ove presso gli antichi popoli, il suo frutto era un simbolo di fertilità consacrato a Demetra, cui veniva offerto. Sempre nella mitologia, era associato al mito di Persefone e pare che fosse proprio questo il pomo della discordia che Paride donò a Venere, ponendo le premesse della guerra di Troia.
Proprio per il suo valore simbolico, la melagrana, è anche un elemento estremamente ricorrente nelle ricche decorazioni che caratterizzano l’architettura barocca salentina. Presso gli antichi i frutti, oltre ad essere consumati allo stato fresco, venivano trasformati in confetture e, facendo fermentare il succo, in una bevanda alcoolica molto diffusa e apprezzata.
Fiorisce in maggio, e questa fioritura tardiva, mette al riparo la produzione dai ritorni di freddo e dalle gelate primaverili. Nel Salento la maturazione delle balauste si verifica solitamente nei primi giorni d’ottobre e a ricordarla, come spesso avviene nella cultura contadina, anche in questo caso è stato coniato un apposito distico popolare : “ti San Frangiscu, la sita allu canistru”, ossia di san Francesco d’Assisi (4 ottobre) la melagrana nel canestro. In questo periodo, invero, le melagrane non sono ancora perfettamente mature, ma si preferisce coglierle con una porzione del rametto che li porta così da evitare fenomeni di marcescenza e farle maturare completamente in fruttaio, poiché le abbondanti piogge, e più ancora le nebbie autunnali, provocano la crepatura dell’epicarpo e il conseguente rapido deperimento.
Le limitate esigenze colturali, la spiccata resistenza alla siccità e l’adattabilità ai più diversi tipi di terreno, anche poveri, la rendono estremamente congeniale all’ambiente salentino, ove sono rinvenibili almeno una decina di pregevoli cultivar tradizionali, distinguibili per le caratteristiche dei frutti: piccoli, grandi, più o meno dolci e con semi più o meno grandi.
A Palmariggi, paesino nei pressi di Otranto, si tiene ogni anno un’interessante sagra delle melagrane detta “paniri de site” ove “paniri”, sta per festa, festa appunto delle melagrane.
Negli ultimi decenni, la sua coltivazione, ha subito una fortissima contrazione ed è caratterizzata dalla diffusione di piante isolate o di piccoli nuclei sufficienti a fornire produzioni poco più che familiari o comunque su piccola scala. Solo negli ultimi anni, con il decadere della convenienza economica di molte altre coltivazioni tradizionali e con il crescere dell’interesse dei consumatori verso questi buoni e decorativi frutti, si cominciano a intravedere degli esempi di moderne e razionali coltivazioni sulla scorta di quanto è già avvenuto in Grecia e soprattutto in Spagna, paese da cui ogni anno importiamo grossi quantitativi di frutti.
Le melagrane, di cui le caratteristiche più apprezzate sono: la dolcezza, la minutezza del seme, e una spiccata colorazione dei chicchi, sono nel Salento, anche ingredienti d’alcuni dolci tradizionali sicuramente d’antichissima origine, quali la colza e la coddhiva.
Colza
Si tratta di un dolce semplicissimo, d’origine certamente molto datata, ma ancora in auge in alcuni paesi del Salento. Sgranate le melagrane in un recipiente, unite cioccolato fondente a pezzettini, mandorle tostate e tritate, cospargete il tutto con vincotto, mescolate diligentemente il tutto e servite in singole coppette.
Coddhiva
Anche la coddhiva, come la colza è un dolce d’antica tradizione, noto non solo nel Salento (ove il suo uso è limitato ad alcuni paesi della Grecìa Salentina), ma con piccole varianti, anche nelle province di Bari e Foggia e in diversi paesi della Calabria e della Sicilia, ove costituisce spesso una sorta di dolce rituale legato alla ricorrenza del 2 Novembre (commemorazione dei defunti). Cocete in pignatta il cosiddetto “grano stompato”, ossia il grano perlato, lasciatelo raffreddare e unite chicchi di melagrana, mandorle tostate e tritate, gherigli di noci tritati, cioccolato fondente a pezzettini e vincotto, servite in singole coppette. A piacere potete aggiungere anche dello zucchero e aromatizzare con della cannella in polvere.
I nostri progenitori curavano la TENIA o VERME SOLITARIO con un decotto a base di scorze di radici di melograno preparato nel modo seguente:
Si preparava un decotto con 65 grammi di scorza di radice di melograno in 750 gr. di acqua che lentamente veniva bollita finchè non si riduceva a 500 gr. Questo decotto lo si doveva prendere la mattina a digiuno per tre volte, alla distanza di un’ora.
Per i bambini l’infuso doveva essere fatto con gr.10 di scorza di radice, per i ragazzi la dose doveva essere di gr.15 e per gli adulti bastavano 65 gr. Solo per quelli con un fisico forte e robusto la dose di scorze di radici poteva essere portata sino al massimo di 75 gr.
Il malato non doveva ingerire nulla, nemmeno bevande, eccetto quando accusasse forti coliche, in tal caso qualche tazzina calda d’infuso di gramigna bastava a dissiparle
bella testimonianza. Grazie Salvatore per questa sconosciuta ricetta, di cui comunque si conosceva genericamente l’utilizzo. Il problema “tenia”, conseguente al consumo di carne suina poco cotta, era molto sentito fino ad una quarantina d’anni fa. Oltre al decotto vi erano delle anziane ammaestrate a “taggliare li jermi”, recitando una preghiera a Santu Paulu e tracciando numerosissimi segni di croce in corrispondenza dell’addome del malcapitato. Mi pare, ma non ricordo bene, che la gestualità fosse molto più complessa.
Forse dovrei avere da qualche parte la prece recitata diverse volte, senza che però gli astanti potessero comprenderla, visto che si trattava di un segreto trasmesso da madre in figlia
BELLE, BUONE e SOPRATTUTTO UTILI AL NOSTRO ORGANISMO; comunque le si utilizzi conviene sempre farsene una buona cura: LA MELAGRANA
SCHEDA NUTRIZIONALE :
Acido Ellagico,
Polifenoli
Fitoestrogeni
Bioflavonoidi
Acido lipoico
Carotenoidi
Fibra alimentare idrosolubile
Selenio, Calcio, Ferro, Magnesio, Potassio, Zolfo
Vitamine Gruppo B, Vitamina E, Vitamina C
Calorie 100 gr 63
AZIONI SALUTARI
– Gastroprotettivo e favorente funzionalità intestinale
– Elevata azione anti stress ossidativo e climatico
– Anti artrite e osteoporosi
– Coadiuvante cistiti e prostatiti
– Controllo pH urina e saliva
– Effetto tonificante e vitalità energetica
Eseguite, con un comune spremi agrumi, una fresca spremuta di melagrana al giorno nel mese di Novembre per realizzare la “cura del melograno” con effetti salutari nell’intestino e sull’intero organismo. Il succo fresco di melagrana va assunto a colazione o a pranzo, genera tono e vitalità.
L’ ACIDO ELLAGICO contenuto nel succo fresco di melagrana possiede il più alto potere anti ossidante tra tutta la frutta e verdura contro i radicali liberi dell’ossigeno ed esercita una azione protettiva sul DNA di ogni cellula.
Mangiate, masticandoli molto bene, gli arilli (semi) della melagrana rimasti nello spremi agrumi perché possiedono dosi interessanti di omega 3.
VALORE NUTRIZIONALE MELOGRANO
Il Melograno è particolarmente ricco di polifenoli, considerati sostanze scavenger (spazzine) che contrastano l’ossidazione dei lipidi (perossidazione delle lipoproteine a bassa densità LDL, che può portare a degenerazioni aterosclerotiche) e l’azione dannosa dei radicali liberi, in misura superiore anche a quella del vino rosso; in particolare si segnala la presenza di acido ellagico e gallico, ma anche di sali minerali (quali calcio, ferro, magnesio, fosforo, potassio, rame, zolfo) e di vitamine, acidi organici e zuccheri.
Alcuni studi hanno messo in evidenza che la Melagrana esercita anche un’attività gastroprotettiva. Nei semi della Melagrana sono presenti alcuni fitoestrogeni, oltre ad acido oleico e linoleico, indispensabili acidi grassi essenziali.
L’azione antiossidante del succo di Melagrana è paragonabile solo a quella del Tè verde, come confermano analisi specifiche capaci di misurare il potere antiossidante degli alimenti.
Il metodo maggiormente accreditato per valutare il reale potere antiossidante di una sostanza è il metodo ORAC (da Oxygen Radical Absorbance Capacity), che esprime i risultati con specifiche unità di misura che permettono di far riferimento alle dosi ideali giornaliere di antiossidanti, per una efficace protezione. Il test ORAC permette di quantificare l’azione protettiva di un antiossidante, misurando la capacità dell’organismo di opporsi all’azione dannosa dei radicali liberi.
Il quantitativo minimo di unità ORAC necessario ogni giorno è stato valutato intorno alle 2000 unità, ma evidenze scientifiche dimostrano che la quantità ideale è pari alle 5000 unità, per fornire all’organismo maggiori capacità di resistere agli insulti ossidativi causati dai radicali liberi.
Il succo di Melagrana è particolarmente ricco di antiossidanti con un livello di unità ORAC pari alle 6000 unità per 100 grammi.
Questo è un valore veramente altissimo, e quindi di estrema utilità contro stress ossidativo, ambientale.
La melagrana è un frutto disponibile da settembre ad ottobre, in questi mesi è davvero salutare fare LA CURA DELLA MELAGRANA, un bicchiere di succo di melograno al giorno al mattino dopo colazione oppure dopo pranzo
Scheda nutrizionale del Prof. PIER LUIGI ROSSI
MEDICO
SPECIALISTA IN SCIENZA DELLA ALIMENTAZIONE
E MEDICINA PREVENTIVA
Davvero tante sono le virtù della melagrana e non solo per l’organismo! Mia nonna usava la buccia di melagrana secca per aggiungerla in inverno alle varie erbe con cui preparava decotti per i raffreddori.
Anticamente, inoltre, l’acqua ricavata dalla bollitura della corteccia, era utilizzata come tintura per i tessuti e in lana e cotone . Il colore che si ottiene èi un bel giallo ocra.