di Nicola Fasano
La sacrestia della chiesa San Pasquale di Baylon di Taranto conserva numerosi dipinti di autori importanti quali Cesare e Francesco Fracanzano, Leonardo Antonio Olivieri e una tela attribuita a Luca Giordano. Con questo mio articolo voglio fare luce su un dipinto di alta qualità, sfuggito alla critica, raffigurante la “Maddalena in gloria”, ascrivibile ad uno dei più importanti artisti del Seicento, Giovanni Lanfranco.
Il pittore, esponente di primo piano della pittura seicentesca e della decorazione barocca, fu allievo di Agostino e Annibale Caracci e si ricorda come autore di importanti cicli pittorici nelle chiese di Roma e Napoli, oltre ai molti quadri conservati nei musei più importanti del mondo tra i quali il Louvre.
Tornando alla tela tarantina, la Maddalena è raffigurata mentre sale in cielo sorretta da un gruppo di cherubini, uno di essi sembra mostrare compiaciuto allo spettatore il vaso contenente l’unguento che servì alla Penitente per profumare i piedi del Cristo.
L’iconografia è ricorrente nell’età barocca dove il soggetto viene rappresentato ignudo e coperto da fluenti capelli, adagiato su un banco di nubi come una Venere.
Dal punto di vista compositivo, il pittore si avvale di un luminosità rivelatrice, svelando nella parte bassa accesi contrasti chiaroscurali che esaltano il vigoroso incarnato dei putti e nella parte alta una luce abbagliante di provenienza ultraterrena, che staglia la Maddalena su un fondo dorato e dà risalto all’estasi della figura e alla forte carica spirituale, preludendo al clima esaltante del barocco.
Il dipinto si può mettere in relazione con una tela similare di analogo soggetto, esposta nella mostra sul pittore parmense tenuta a Napoli nel 2002, tela che si trovava a Genova in collezione privata, ed ora sul mercato antiquariale (AA.VV. Giovanni Lanfranco, Barocco in luce, Napoli 2001 p. 43) .
La tela in San Pasquale potrebbe provenire dalla ricca quadreria di casa Carducci che annoverava probabilmente l’apostolado dei Fracanzano, conservato ora nella stessa sacrestia. Solo degli approfonditi riscontri archivistici darebbero, però, la definitiva certezza sulla provenienza del quadro.
L’influenza di Giovanni Lanfranco a Taranto si riscontra anche in altre opere, come nel celebre affresco di Paolo De Matteis nel cappellone di San Cataldo, che nella disposizione dei personaggi e nel bagliore dorato richiama il Paradiso che Lanfranco aveva affrescato a Napoli nella Cappella del Tesoro.
Taranto si fregia così di un artista di primissimo piano della poetica barocca, nella speranza di un risveglio culturale e di una consapevolezza dei nostri tesori, spesso celati e poco fruibili.
Bella recensione! Dopo Napoli, il prossimo weekend vado a Parma,: spero di incontrare un Lanfranco nei miei giri