di Emilio Panarese
Tra le cinque fiere annuali di Maglie lu panìri era la più antica, essendo stata istituita nell’ottobre del 1819 dal re di Napoli Ferdinando I di Borbone. Cadeva nei giorni 27, 28 e 29 giugno, giorni dei festeggiamenti in onore dei SS. Pietro e Paolo. Posteriori le altre fiere: S. Oronzo, 1834; S. Nicola e Addolorata, 1860; SS. Medici, 1891. Oggi l’unica sopravvissuta è quella dell’Addolorata, che si svolge nel viale omonimo il venerdì precedente la Domenica della Palme.
Il panìri dal neogreco πανηγúρι vuol dire “riunione di gente in occasione di particolari festività”. La parola neogreca fu in seguito usata estensivamente e genericamente nel senso di “mercato” oppure “dono che in particolari festività si faceva alla fidanzata o a parenti ed amici”: lu panìri de san Pietru; lu paniri de san Nicola ecc..
A Maglie il mercato boario del panìri, che era esente da imposte, si svolgeva la mattina del 29 al Largo Cuti sul piazzale dei SS. Medici; la sera, per sicurezza di ordine pubblico, era prescritta l’illuminazione di tutti i fanali a petrolio. Gremitissimo il mercato in piazza, che attirava molti acquirenti dei paesi vicini.
I due santi erano venerati nella chiesa di san Pietro (una delle tre esistenti in piazza), che, delle antiche chiese medievali di rito greco, fu quella che resistette di più per le sue buone condizioni statiche. Solo agli inizi dell’800 cominciò a mostrare grosse crepe. Venne abbattuta nel 1880 e trasformata in palazzo (oggi vi è la sede dalla Banca Popolare Pugliese). Nell’interno si vedevano sulle pareti molte immagini di santi e sull’altare due grandi statue di pietra, forse della prima metà del ‘500, dei santi Pietro e Paolo. La chiesa è ricordata in tutti gli antichi documenti di Maglie come negli Inventari del ‘400 (pro certo loco iuxta ecclesiam santi petrj), nel Catasto del 1578, nella Santa Visita che fece a Maglie, nel gennaio del 1584, l’arcivescovo di Otranto, di origine spagnola, don Pedro VI de Corderos. Presso l’ingresso, di fronte all’antica Piazza delle puzze (o pozze o falde pensili, oggi Piazza A. Moro), vi era una grande croce di pietra. Il largo omonimo ci ricorda ancora oggi l’antico culto. Quando venne abolito il rito greco, alla fine del ‘500, si officiò secondo il rito latino. Il papa Pio IX, con decr. del 3 dic.. 1852, concesse alla chiesa di s. Pietro, nella persona del sac. arcidiacono don Giuseppe Ferramosca, la celebrazione di una messa ante duas horas, cioè la messa dell’aurora, per facilitare la partecipazione alla messa, in onore dei due santi, di queimagliesi occupatissimi, sin dalle prime luci del giorno nei loro negozi sia per il mercato sia per le complicate e faticose e lunghe operazioni del trasloco. Sí, perché, oltre ad essere intensi giorni di mercato fieristico, per antica consuetudine, proprio alla fine di giugno, scadevano a Maglie i contratti di fitto degli alloggi, proprio in quei giorni “san Pietru benedittu” giocava ai magliesi un tiro mancino: quello di sunare la rapesta de lu ‘nfittu (di procurare il grosso guaio dell’affitto) e, per lo sgombero delle case, “lu ‘mpiastru de scasare” (il fastidio di sloggiare), come scrive in vivacissime strofe di agili ottonari, a rima alterna, Gregorio Vaccina, poeta in vernacolo della fine dell’Ottocento nella poesia «Lu paniri» : Cce travaju, cce bbattàna, / cce cummattu a ttuttu Maje! / vane e bbeni, scinni e ‘nchiana, / apri e cchiuti le nzarraje, / spenni quatri, sconza letti / inchi casce, carca ciste,/ udda e ‘mpicia li piretti,/ ‘ttacca sacchi de pruiste”. (Che travaglio, che confusione, che combattimento in tutta Maglie! Vai e vieni, scendi, sali, apri e chiudi le serrature, stacca quadri, disfa letti, empi casse, premi ceste, ottura e impicia i boccioni, lega sacchi di provviste).
I carri cigolanti sotto il peso delle masserizie, di casse, di ceste, di sacchi di varie provviste, passavano, ansimando e traballando, tra le polverose e tortuose stradine del vecchio centro: Convento, Varre, Nuzzichi, Lama, S. Caterina, Foggiari, mentre tutti andavano e venivano indaffarati, anche per il mercato, sudati, trafelati, imprecando e strepitando: «Tutti i santi èggiane a vvinìre, ma san Pietru e Ppaulu cu nnu vvégnane mai!». Una scena veramente pittoresca, che oggi ci fa un po’ ironicamente sorridere nell’immaginare i nostri cari magliesi di fine ‘800 impegolati sino al collo, nelle afose giornate di fine giugno, nella grave, stremante fatica del trasloco.
Giorni, per quei poveri diavoli, veramente tremendi, di grande travaglio, di frenetica attività, di caotica confusione, in cui erano inguaiati un po’ tutti, anche chi non doveva sloggiare: Ma se chiange ci à scasare / mancu ride l’àutra ggente: / nu sse pote caminare/ per le strate umanamente.// Gnenti nci ole nnu mumentu/ cu scurlisci e tte sculacchi…// Ih, San Pietru benedittu, / propiu tie ne l’i’ ssunare / la rapesta de lu ‘nfittu / e stu ‘mpiastru de scasare! (Ma se piange chi deve sloggiare, neanche ride l’altra gente: non si può umanamente camminare per le strade.// Non ci vuole niente che in un momento scivoli e vai col culo per terra…//Ih, san Pietro benedetto, proprio tu ce l’avevi da suonare la sventura dell’affitto e questo impiastro dello sloggiare!).
[in «Informacittà», periodico d’informazione dell’Amministrazione comunale di Maglie, A.VI, nn.1/2-settembre 2001, p.17 ]
Gentile Panarese, il suo articolo risulta utilissimo, perche’, tra l’altro mi permette di chiarire le origini di un mercato fieristico analogo al “paniri, ” di Maglie, cioe’ lo storico “paniere” che si teneva secoli fa (oggi non piu’) il 29 Giugno nei pressi della chiesa di San Pietro in Bevagna, marina di Manduria (TA).Io pensavo che l’iniziativa di istituire il “paniere” di Bevagna fosse stata presa dai monaci benedettini che da Aversa arrivarono nel nostro santuario alla fine del sec. XI, ma dato che, come mi suggerisce lei , il vocabolo che designa la fiera e’ greco, l’iniziativa potrebbe essere stata presa dai monaci bizantini che, prima dei benedettini, gestirono il santuario.Grazie ancora delle sue preziose osservazioni…
molto bello ,grazie !