di Gianni Ferraris
Fellini, Buñuel e altri maestri del cinema verranno scomodati, a torto o ragione, per dire del film. In realtà Carlo Fenizi è Carlo Fenizi. Qui dentro c’è Puglia nel paesaggio, nelle location. Gli attori sono pugliesi, citiamo le attrici Mirna Kolè, Maria Rosaria Vera, Chiara Fenizi, e ancora l’aiuto regia Maria Antonietta Di Pietro, la costumista Lucia Macro e la scenografa Anna Maria Cardillo. C’è molta Foggia, la città del regista, di molte attrici e dell’unico interprete maschio, Konrad Iarussi.
La “rigida” Demetra viene avvolta da una possibile vita diversa, il racconto pare un filo di lana che si raccoglie in un gomitolo fino al momento in cui improvvisamente torna a dipanarsi, quando Ottavio parla con Demetra e le dice che il problema vero è “non saper essere ciò che si pensa di essere”, a partire da quelle parole tutto si fa più chiaro, la follia apparente che percorre la narrazione diventa poco a poco opportunità e possibilità di vita diversa. Da qui, forse, lo stato di inquietudine che assale, il paese senza nome che può essere il luogo di ognuno di noi, lo stesso programma di secessione dal resto del mondo non è un inno a visionarie regioni autonome o a divisioni altre, idiote, si tratta piuttosto dell’invito a non arrendersi al messaggio che pare essere ineluttabile, che annichilisce e che fece dire a Ennio Flaiano in tempi non sospetti e non inquietanti come quelli che stiamo vivendo: “Ha una tale sfiducia nel futuro che fa i suoi progetti per il passato”. E’ una secessione dall’ovvio, dallo scontato, da un mondo in cui qualcuno vuole privare i ragazzi anche del futuro. Il film diverte e commuove anche chi ha vissuto la militanza degli anni ‘70 perché quel paese e quella vita erano, tutto sommato, il sogno, l’utopia. Allora la storia assorbì tutto quanto, e le storie tornarono a contorcersi, e il gomitolo, anziché dipanarsi, è rimasto aggrovigliato fino ad infeltrirsi. Ricordo, qualcuno scrisse da qualche angolo lontano nel mondo “se non vivi come pensi, va a finire che penserai a come stai vivendo”. Allora non c’era l’erba Ipazia a placare ogni male, usata anche per impastare orecchiette per festeggiare ritorni al paese della magia.
E’ un film che vale la pena rivedere almeno una volta dopo la prima, come i libri che ci si dovrebbe portare appresso, uno vecchio ed uno nuovo, per imparare, per non dimenticare. Fenizi, con i suoi ventisette anni e quell’aria pacata che non è timidezza, piuttosto rispetto dell’altro, è un ragazzo con le idee molto chiare, con i sogni e le speranze di riuscire a dire quel che deve dire anche in un’Italia quasi spietata con i giovani. No, veramente ogni paragone con altri registi non renderebbe l’idea di un giovane che ha dentro tutta la storia del cinema e che le sta offrendo contributi importanti, che ne sa parlare il linguaggio, vive le sue emozioni e le trasmette agli spettatori, soprattutto ha la capacità di ridere e di commuoversi rivedendo quello che ha girato, come se il film non fosse il suo, come se fosse una sorpresa. Solo in questo modo, forse, si può spiegare quel senso di commozione che prende quando le luci in sala si riaccendono e che fa dire “è solo una fiaba?”
E in un mondo quasi tutto femminile, mi concedo poche parole sull’unico interprete maschile, quel Konrad Iarussi che ho avuto il piacere di conoscere con il regista. Consiglio caldamente di tenerlo d’occhio. E’ attore per passione, ciclista per hobby e cantautore per vocazione, e, accidenti, è pure bravo. Non so quanto lo sia come ciclista, sicuramente molto come interprete e moltissimo nelle sue canzoni. Ci sorprenderà!
Effetto Paradosso
Scritto e diretto da: Carlo Fenizi
Sceneggiatura: Carlo Fenizi
Interpreti: Julieta Marocco, Cloris Bosca, Konrad Iarussi, Alina Mancuso, Mirna Kolè, Maria Rosaria Vera, Chiara Fenizi, Felice Clima, Denisio Esposito, Francesco Ricciardi.
Sinossi del film (dal sito www.effettoparadosso.it):
Effetto Paradosso é una fiaba pugliese.Il film girato ad Orsara di Puglia racconta la storia di Demetra, una giovane ingegnera che conduce una vita grigia e dedicata esclusivamente al lavoro, nulla sfugge al suo controllo. Chiamata dal comune di un paesino del nord della Puglia per una perizia su un terreno, deve allontanarsi per una notte. Quel viaggio in terra dauna cambierà il senso della sua vita.
Demetra si trova improvvisamente catapultata in una dimensione fiabesca, fuori dal mondo; il paese si presenta come un microuniverso magico, in cui le regole sociali e i rapporti umani sono improntati su modelli alternativi. Demetra é costretta a trattenersi più del dovuto in quanto continui imprevisti non le consentono di svolgere il suo lavoro e scopre che sul terreno in questione nasce l’Ipazia, una pianta spontanea dai sorprendenti poteri benefici, unica al mondo e alla base di tutti prodotti locali. Spiazzata, confusa e turbata dalla realtà che la circonda, Demetra viene messa alla prova. Quella dimensione riesce a far crollare in lei convinzioni e certezze di un’intera esistenza e a svelare misteriose coincidenze.
Musiche: Terranima
E’ davvero una bellissima “Fiaba” contemporanea…e tanto di più