Il castello di Ugento e le decorazioni pittoriche che ornano le sue volte

La “sciarada estetica” dei d’Amore nel salone del castello di Ugento

 

di Daniela De Lorenzis 

Ugento, palazzo d’Amore, affreschi sulla volta del salone (1694-95), (foto A. Bonzani)

Nell’ambito del processo di trasformazione che nel Salento, dal XVI al XVIII secolo, porta alla riconversione di molte strutture fortificate in palazzi gentilizi[i], il salone è indubbiamente uno degli elementi che sancisce con maggiore incisività questo passaggio[ii].

Ubicato sempre al piano nobile, è il luogo deputato per antonomasia a scopi celebrativi e di rappresentanza. In esso il proprietario «orchestra ed elabora la scenografia della grandezza familiare»[iii], facendo sfoggio nel contempo della propria cultura ed erudizione. è quanto emerge dall’analisi delle decorazioni pittoriche presenti in molte residenze aristocratiche del Salento, non ultime quelle che ornano le volte del castello di Ugento[iv].

Acquistato da Pietro Giacomo d’Amore[v] – insieme al feudo – il 31 gennaio 1643, il fortilizio sorge in cima all’acropoli ponendosi a caput del recinto murario sul versante nord-orientale[vi]. Da questo lato il “Marchesale Palaggio” domina sul sottostante pianoro dove si adagia il Borgo, così come illustrato nella veduta dell’abitato realizzata sul finire del Seicento da Cassiano De Silva e pubblicata il 1703 dall’abate Pacichelli[vii].

La trasformazione più radicale del maniero – oggetto di numerosi interventi di restauro nel corso dei secoli – si colloca tra la fine del Seicento e l’ultimo quarto del secolo successivo quando, con l’insediamento dei d’Amore, sono ridimensionate le caratteristiche difensive dell’immobile che, soprattutto all’interno, assume l’aspetto di un palazzo gentilizio.

Pur risiedendo saltuariamente a Ugento, i marchesi si prodigano non poco per rendere fastosa questa residenza, adeguando l’antica struttura militare alle proprie esigenze e ampliando le fabbriche preesistenti con ambienti dotati di moderna funzionalità e con nuovi spazi di rappresentanza, opportunamente decorati da cicli pittorici di soggetto mitologico.

Promotori degli interventi tardo-seicenteschi sono verosimilmente i fratelli Nicola e Francesco d’Amore. A farlo presumere sono alcune considerazioni che si potrebbero fare in merito alla politica successoria della famiglia. Infatti, a seguito della morte senza eredi maschi di Giuseppe d’Amore (figlio di Carlo, che il 23 dicembre 1649 aveva elevato la contea al rango di marchesato), il cugino Nicola eredita il feudo di Ugento nel 1691, insieme al maggiorato istituito dal capostipite Pietro Giacomo, il quale – per disposizione testamentaria – aveva stabilito che alla morte senza eredi della linea primogenita maschile del figlio Carlo sarebbe dovuta subentrare la primogenitura maschile del figlio secondogenito Giovan Battista.

Francesco d’Amore, invece, succede allo zio Carlo Brancaccio nel possesso dei feudi di Ruffano, Torrepaduli e Cardigliano, sul primo dei quali consegue il titolo di principe con diploma del 14 novembre 1695[viii].

Questi, inoltre, ottiene la delega di assumere il governatorato di Ugento dal fratello Nicola il quale, poco dopo la presa di possesso del marchesato, rientra a Napoli dove muore nel 1702.

Le decorazioni pittoriche – realizzate proprio nel biennio 1694-95 da un autore ignoto, la cui firma illeggibile («M oti Isi, F[ecit] / 1694») compare sotto una delle scene dipinte – potrebbero pertanto essere state concepite per celebrare l’avvenuta affermazione sociale dei due committenti[ix].

(continua)
 
pubblicato su Spicilegia Sallentina n°7

Sono grata a Luciano Antonazzo, Daniela Bacca, Stefano Cortese, Vincenzo D’Aurelio, Marcello Gaballo e Hilarion, per gli interessanti spunti che  mi hanno offerto sull’interpretazione iconografica di alcuni riquadri affrescati.

[i] Sull’argomento vedi in particolare V. Cazzato, Dal castello al palazzo baronale, in V. Cazzato, Il Barocco leccese, Bari 2003, 63-64; V. Cazzato, Dal castello al palazzo baronale: casistica delle trasformazioni architettoniche e urbanistiche, in V. Cazzato, V. Basile (a cura di), Dal castello al palazzo baronale. Residenze nobiliari nel Salento dal XVI al XVIII secolo, Galatina 2008, 44-71; V. Cazzato, Dal castello al palazzo baronale: fenomenologia degli interventi nelle residenze nobiliari del Salento, in M. Fagiolo (a cura di), Atlante tematico del Barocco in Italia. Residenze nobiliari. Italia meridionale, Roma 2010, 182-194.

[ii] Sulla tipologia dei saloni (o gallerie) nelle residenze aristocratiche cfr. W. Prinz, Galleria: storia e tipologia di uno spazio architettonico, a cura di C. Cieri Via, Modena 1988; M. Cazzato, La Galleria: storia e sviluppi nella Puglia meridionale, in V. Cazzato, V. Basile (a cura di), Dal castello al palazzo baronale. Residenze nobiliari nel Salento dal XVI al XVIII secolo, Galatina 2008, 326-333; M. Cazzato, Dalle “antiquitate” al “museo” e alla “gallaria”: per una storia del collezionismo aristocratico in Terra d’Otranto, in M. Fagiolo (a cura di), Atlante tematico del Barocco in Italia. Residenze nobiliari. Italia meridionale, Roma 2010, 268-280.

[iii] A. Cassiano, Decorazioni scenografiche nei palazzi aristocratici del Salento, in M. Fagiolo (a cura di), Atlante tematico del Barocco in Italia. Residenze nobiliari. Italia meridionale, Roma 2010, 282; V. Cazzato, Dèi, Virtù ed eroi nei palazzi baronali, in V. Cazzato, Il Barocco leccese, Bari 2003, 65-66; A. Cassiano, Simboli e allegorie nei cicli pittorici, in V. Cazzato, V. Basile (a cura di), Dal castello al palazzo baronale. Residenze nobiliari nel Salento dal XVI al XVIII secolo, Galatina 2008, 294-307.

[iv] Sul castello di Ugento cfr.: G. Carruggio, Il Castello di Ugento, in «Rassegna della vita e del pensiero di Terra d’Otranto», Lecce 1929, 365; F. Corvaglia, Ugento e il suo territorio, Galatina 1976-87, 122-124; M.C. Vincenti, I d’Amore dalle origini ai nostri giorni, Latiano 1996, 103-104; M. Cazzato, Guida ai castelli pugliesi. 1. La Provincia di Lecce, Galatina 1997, 143-144; R.C. Gaetani, Castelli di epoca normanno-sveva nel Salento, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Architettura, tesi di laurea, a.a. 1999-2000 (rel. Prof. Luigi Marino); M. Cazzato, Guida ai palazzi aristocratici del Salento. Giardini, residenze, collezioni d’arte, Galatina 2000, 169-170; L. Antonazzo, Guida di Ugento. Storia e arte di una città millenaria, a cura di M. Cazzato, Galatina 2005, 95-102; B.M. Iannelli, Studio del castello di Ugento e ipotesi di riuso, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Facoltà di Architettura, tesi di laurea, a.a. 2005-06 (rel. Prof.ssa Rosa Carafa); D. De Lorenzis, Forme di potere e dimensione spaziale: i d’Amore a Ugento e la ristrutturazione del castrum in palatium, in M. Fagiolo (a cura di), Atlante tematico del Barocco in Italia. Residenze nobiliari. Italia meridionale, Roma 2010, 227-236.

[v] Sulla famiglia d’Amore cfr.: E. Ricca, Istoria de’ feudi del Regno delle Due Sicilie di qua dal faro: intorno alle successioni legali ne’ medesimi dal XVI al XIX secolo, Napoli 1861-69, 5 voll., IV, 347-376; E. Ricca, Discorso genealogico delle famiglie d’Amore e Leoni estratto dall’Istoria del feudo di San Mango, Napoli 1872, 3-33; G.B. di Crollalanza, Dizionario storico blasonino delle famiglie nobili e notabili, estinte e fiorenti, Pisa 1886-90, rist. anast. Bologna 1965, 3 voll., III, 41, 138; C. Padiglione, Dizionario delle famiglie nobili italiane e straniere portanti predicati di ex feudi napoletani e descrizione dei loro blasoni, Napoli 1901, rist. anast. Bologna 1976, 2, 30; A. Foscarini, Armerista e notiziario delle famiglie nobili, notabili e feudatarie di Terra d’Otranto, Lecce 1927, rist. anast. Bologna 1978; A. Angioino d’Amore, I d’Amore nella leggenda e nella storia, San Marino 1966; F. Corvaglia, op. cit., 89-99; U. Dallari, Motti araldici editi di famiglie italiane, Bologna 1984, 12; G. Delille, Famiglia e proprietà nel Regno di Napoli, Torino 1988, 250-251; G. Labrot, Italian Inventories 1. Collection of Paintings, Londra-New York-Parigi 1992, 105-108; G. Labrot, Palazzi napoletani. Storie di nobili e cortigiani 1520-1750, Napoli 1993, 45; L.A. Montefusco, Le successioni feudali in Terra d’Otranto, Lecce 1994, 2 voll., I, 549-555; M.C. Vincenti, op. cit.; L.A. Montefusco, Nobiltà nel Salento, Lecce 1999, 4 voll., I, 37-41; L. Antonazzo, Guida di Ugento, cit., 51-55.

[vi] Sulla perimetrazione urbana di Ugento cfr. G. Scardozzi, La cinta muraria di Ugento, Presicce 2007.

[vii] G.B. Pacichelli, Il regno di Napoli in prospettiva diviso in dodeci provincie, Napoli 1703. Per alcuni cenni sul feudo di Ugento cfr. P. Urso, Ugento attraverso i secoli, Taranto 1941; G. Ruotolo, Ugento, Leuca, Alessano. Cenni storici e di attualità, Siena 1952; G. Francioso, Ugento nella prima metà del XVIII secolo (1700-1768), Università degli Studi di Lecce, Facoltà di Lettere e Filosofia, tesi di laurea, a.a. 1975-1976 (rel. prof. Michele Monaco); F. Corvaglia, Ugento e il suo territorio, Galatina 1976-87; S. Zecca, Ugento tra leggenda e storia, Cavallino di Lecce 1980; S. Zecca, Portus Uxentinus vel Salentinus, Galatina 1982; A. Rizzo, A. Ricchiello, Ugento e la sua marina, Ugento 1986; Ugento. Guida turistica, a cura del Museo Civico di Archeologia e Paleontologia “S. Zecca”, Ugento 2000; L. Antonazzo (a cura di), Memorie sulle antichità di Ugento, 1857, ms., Presicce 2003; L. Antonazzo, Trasformazioni urbane a Ugento tra Ottocento e Novecento, Presicce 2005; V. Cazzato, M. Guaitoli, Lo sguardo di Icaro. Insediamenti del Salento dall’antichità all’età moderna, Galatina 2005, 140-144.

[viii] A. Foscarini, op. cit., 90; M.C. Vincenti, op. cit., 71.

[ix] Per una analisi delle decorazioni pittoriche presenti nelle altre stanze del palazzo si rimanda a D. De Lorenzis, Forme di potere.,  cit., 227-236.

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15 Commenti a Il castello di Ugento e le decorazioni pittoriche che ornano le sue volte

  1. Gentilissimi, il poco tempo libero che ho lo dedico alla lettura del vostro splendido notiziario di “culture”. Vi rivelo, inoltre, che tra i tanti preparatissimi autori che proponete, mi meraviglia ogni giorno di più la verve e la freschezza degli argomenti proposti dal mio caro prof Armando Polito. “Come eri sei rimasto, caro professore: un grande!”
    Beh, complimenti ancora. Vi ho ribattezzati, quasi inconsapevolmente, “Quotidiano di culture”. Spero vi piaccia.

    • grazie Biagio. I complimenti dobbiamo farli anche noi al tuo seguitissimo Portadimare, attenta e libera vetrina di informazione. Colgo al volo la tua bella integrazione a Spigolature con quel graditissimo “Quotidiano di culture”, che giro volentieri a tutti gli Autori e Lettori per sentire se a loro piace. “Spigolature Salentine. Quotidiano di culture”. Mica male! Ci aggiungerei “di Terra d’Otranto”, quindi “Spigolature Salentine. Quotidiano di culture di Terra d’Otranto”. La parola a chi ci legge…

      Non ce ne voglia l’ottima amica Daniela de Lorenzis, autrice del saggio oggi proposto, nel quale ci siamo intrufolati per discorrere sulla proposta

  2. Ottimo il pezzo di Daniela, bella la definizione suggerita da Biagio, coglie l’essenza di questo sito. Io l’adotterei!
    Saluti

  3. Grazie Spigolature e grazie Daniela per riportarmi ai sapori di casa e di infanzia e una preghiera: Camminate piano, piano, leggero, leggero quando vi trovate tra le meraviglie del mio Salento, perché il mio cuore é li per terra.

    • Grazie a lei per aver letto il presente contributo sul castello di Ugento. Spero sia stato di suo gradimento.
      Cordiali saluti.

  4. Anch’io vi ringrazio, Daniela e Spigolature (ho firmato il feed!!!)! Certi ricordi non si perdono mai e diventano forti quando leggiamo cose così… Oso chiederti un’indicazione di libri con foto e la storia sul castello, cercherò di trovarli online (la mia email: judamore@gmail.com). Faccio mia la preghiera del mio caro fratello… Anch’io ho lasciato il mio cuore nelle vie di Ugento, tra le mura del castello, in piazza davanti alla Cattedrale… Nelle feste del paese, tra la gente ugentina, tra cui ho ancora cari amici, in quella Ugento dove ho vissuto nei miei verdi anni!
    Ti ringrazio di cuore, dal Brasile…

  5. Gentile Giulia, chiedo scusa per il ritardo con cui le rispondo, ma ho letto solo oggi il suo commento! Le ho comunque risposto privatamente all’indirizzo da lei indicato, per segnalarle alcuni contributi che potrebbero essere di suo interesse.

    Un cordiale saluto,

    Daniela De Lorenzis

  6. ho scoperto da poco tempo che ho degli avi d’amore perchè mia nonna si chiamava Enrichetta D’Amore di
    Pordenone dove i d’Amore erano avvocati giunti da Ugento io sono in pensione e mi diverto a cercare i miei avi

    • bene, ci affidi dunque le memorie di questa figlia del Salento che si è trasferita a Pordenone. Una succinta cronaca delle sue vicende familiari sarebbe utile per non disperderne le memorie.
      Grazie per gli apprezzamenti

    • Gentile Giovanni,
      la ringrazio per il suo apprezzamento. Se il dott. Marcello Gaballo è d’accordo, farò aggiungere al presente articolo un’immagine con il particolare dello stemma dei d’Amore.
      Cordiali saluti,

      Daniela De Lorenzis

    • Gentile Giovanni,
      la ringrazio per il suo apprezzamento. Se le fa piacere, provvederò ad inviarle quanto prima un’immagine dello stemma dei d’Amore.
      Cordiali saluti,

      Daniela De Lorenzis

  7. conservo gelosamente dei bellissimi ricordi di mio zio Francesco d Amore e di mia zia Maria Cristina vincenti Carla Vincenti

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