di Massimo Vaglio
Le giuggiole, sono i frutti dello giuggiolo (Zizyphus jujuba Miller), albero di media statura della famiglia delle Ramnacee. E’ uno dei principali fruttiferi coltivati in Cina, mentre in Italia, benché presente fin da epoca romana è coltivato sporadicamente e in esemplari spesso isolati. I frutti sono piccole drupe rotonde o ovali simili a grosse olive che a maturazione presentano una colorazione marrone rossastro. La polpa è biancastra e di sapore acidulo.
Oltre che essere consumati allo stato fresco, i frutti vengono traformati in confetture; essiccati, onde renderli più conservabili (datteri cinesi), oppure sciroppati.
Nel Salento, il giuggiolo è oggi rinvenibile in esemplari isolati o più spesso in siepi semi inselvatichite nei pressi di masserie e vecchi casali abbandonati, ma un tempo era un albero piuttosto diffuso in diversi comprensori e in particolare nel territorio di Leverano i cui abitanti andavano commercializzando per tutti i mercati i suoi frutti.
Oggi, nel Salento, oltre che sporadicamente presenti nei mercati allo stato fresco, le si ritrova in vendita anche sciroppate in occasione di alcune fiere e in particolare in quella di Sant’Ippazio a Tiggiano, in quanto, insieme alle carote, costituiscono un cibo rituale.
Giuggiole sciroppate
Ingr. : 1kg di giuggiole, 750 gr di zucchero, 7 dl d’acqua.
Calate nell’acqua bollente le giuggiole, tenetecele per quattro-cinque minuti, quindi scolatele. Ponete lo zucchero in una casseruola, versatevi sopra l’acqua e ponete sul fuoco, fate sciogliere lo zucchero mescolando di continuo e calate le giggiole, quando lo zucchero comincia a cadere a goccia, levatele con una schiumarola a fori larghi e conservatele in vasi di vetro.
Ringrazio massimo per questo interessante post che ha dato a Marcello l’opportunità di inserire una foto di alcune delle giuggiole prodotte sul mio terrazzo romano (e ci boi, nui emigrati ttocca nde cuntentamu…!
E sei fortunato Luigi, nel Salento sono quasi sparite… sono anni che non mi imbatto un albero di scisciule!
Un grazie all’istancabile medica Assunta Orlendo alla quale suggerisco di lanciare dall’alto della sua autorevole istituzione e con la primaria azione dell’altrettanto instancabile sancesariano dottore Agronomo Antonio Greco
un museo vivente della flora salentina a rischio di estinzione… prima che diventino frutti da… museo archeologico le varie scìciule, meddrhe e sorbe, dovrebbero essere protette dall’ignoranza dell’uomo, dagli ampiamenti stradali (sempre artefice l’uomo) incoscientemente irrispettosi della natura.
Un giardino (OBAS = Orto Botanico della flora Autoctona del Salento) a difesa delle nostre piante da frutto e non della tradizione salentina!
Chi ha orecchie pert intendere intenda: se non lo facciamo entro i prossimi 5 anni tra un allagamento e l’altro un inquinamento di pericolosi componenti chimici e l’altro, cosa lasceremo ai nostri figli e nipoti!!!
Dimenticavo però di ringraziare Massimo per la preziosa ricetta del brodo di giuggiole e anche per la citazione del mio post del 2 settembre u.s.
Buona settimana a tutti.
Posseggo il mio albero di giuggiole che consumo fresche. Proverò le giuggiole sciroppate consigliate da Massimo.
Sono sempre disponibile a regalare agli amici qualche “scattone” per consentire che questo alberello, ospite della nostra macchia, non sparisca per la solita inettitudine umana.
Marcello Gaballo
mi prenoto subito per uno “scattone”! il nostro giardino apprezzerà molto
Andrea
Io invece ho la fortuna di avere vicino casa ( abito in campagna tra Bitonto e Altamura) un bel gruppo di alberelli di giuggiole…ma sembra che qui nessuno le conosca!