di Antonio Bruno
Cicoria selvatica oppure nel Salento leccese Cecora resta o ancora Cecureddhe per l’etnia dell’estremo Sud Salento. Cichorium intybus L. è conosciuta sin dal neolitico, raccolta dalle donne e usata come cibo ma anche come farmaco.
Dalla Nuova Zelanda semi da cui si ottengono Cicorie con alto contenuto delle sostanze medicinali.
Mio padre la comprava pagandola a caro prezzo e non la chiamava mai singolarmente cicoria selvatica ma al plurale: le cicorie selvatiche (cecore reste). Ricordo invece che mia zia Maria a Chiavenna, in provincia di Sondrio, armata di coltello ne raccoglieva, indisturbata, a borse. Le donne della valle le chiedevano perchè mai raccogliesse quell’erba e lei, schiva, diceva che era molto apprezzata dai suoi conigli, anche se, mia zia Maria, non ha mai allevato conigli in vita sua.
A Lecce si festeggia ogni anno la sagra di queste piante gustose e selvatiche “la Sagra della cecora resta” , anche se il mio amico Leonzio in quel di Frigole, le semina e le raccoglie e quindi gli strappa quel selvatico sostituendolo con il coltivato.
Gli antichi greci chiamavano la pianta kichora o kichòria, kichòreia, mentre intybus (dal greco entybion) è il nome latino da cui deriva il nostro indivia.
Il nome scientifico della cicoria selvatica è Cichorium intybus L. ed appartiene alla famiglia delle Asteraceae. È una pianta che non muore mai (perenne), con un apparato radicale grosso e fittonante (come quello della carota) che vive sui terreni di qualunque tipo, crescendo anche negli anfratti delle rocce e sulle case se c’è appena, appena un po’ di terra.
Il fusto può essere prostrato o eretto, ispido, con peli rivolti in basso. Foglie basali pennatopartite o pennatosette, 3-5 x 10-25 cm, con segmenti triangolari acuti, generalmente alterni; foglie cauline lanceolate, sessili e ridotte. Capolini numerosi, di 2-3 cm di diametro, sessili o peduncolati; involucro cilindrico (3 x 11 mm), con squame triangolari, le esterne patenti, le interne lunghe il doppio ed eretto-conniventi; ligule12 mm, azzurre o raramente rosee, con colore facilmente dilavabile dall’acqua.
Il seme è un achenio di dimensioni pari a 2-3 mm, con pappo formante una breve coroncina apicale. Diploide (2n = 18).
In Puglia, tra le erbe selvatiche che noi mangiamo (eduli), la cicoria selvatica è la più conosciuta e la più consumata. La medicina popolare del Salento leccese sin dall’antichità attribuisce potere depurativo aell’acqua di cottura su intestino, fegato e rene. Ad uso esterno, si utilizzano le foglie in infuso dalle proprietà emollienti, capace di eliminare gli arrossamenti e di rinfrescare la pelle. Nell’Africa del sud e in diverse parti dell’Iran le parti aeree di Cichorium intybus (che in Iran viene chiamata Aragh-e-Kasni) sono usate per purificare il sangue e il fegato dalla malattia. I semi della pianta sono usati in patologie epato biliari dalla medicina Ayurveda (l’ayurveda in sanscrito: आयुर्वेद è la medicina tradizionale utilizzata in India fin dal IV millennio a.C., diffusa ancora oggi nel sub-continente più della medicina occidentale).
In uno studio effettuato da un equipe Iraniana si è accertato che l’estratto di Cichorium intybus ha in effetti un azione di protezione del fegato. Nello stesso studio si è anche evidenziato che se le concentrazioni di estratto di Cichorium intybus sono molto elevate allora l’azione diviene tossica per il fegato.
Nello studio effettuato da Stress Physiology and Medicinal Plant Biotechnology Unit, Department of Plant Science,
School of Life Sciences, Bharathidasan University, Tiruchirappalli-620 024, Tamil Nadu, India, tutta la pianta di Cichorium intybus contiene una serie di sostanze medicinali e composti importanti come l’inulina, l’esculina, i composti organici volatili (monoterpeni e sesquiterpeni), le cumarine, i flavonoidi e le vitamine. In questo studio, si è effettuata l’analisi fitochimica per la presenza di vari metaboliti secondari e attività antibatterica estratti della radice di cicoria contro i batteri patogeni Gram positivi come (Bacillus subtilis, Staphylococcus aureus e Micrococcus luteus) e Gram negativi (Escherichia coli e Salmonella typhi) batteri in vitro e metodo di agar diffusione. L’esano e l’acetato di etile estratti dalla radice di cicoria hanno mostrato un’inibizione pronunciato di cloroformio, etere di petrolio ed estratti di acqua. Gli estratti hanno mostrato più azione inibitoria sulla Bacillus subtilis, Staphylococcus aureus e Salmonella typhi di Micrococcus luteus e di Escherichia coli.
In Nuova Zelanda (Cichorium intybus L.) è stata allevato a fornire materiale genetico con grandi quantità potenzialmente estraibile della antocianina anti-ossidanti, che è considerato il responsabile dell’azione medicinale per una vasta gamma di condizioni di salute. Ogni germoplasma è il prodotto di un programma di allevamento significativo. Il Germoplasma (sarebbero i semi) è disponibile GRATIS (ovvero non si paga) per gli agricoltori che lo volessero coltivare Germplasms sono disponibili gratuitamente come materiale di ricerca o per ulteriori progetti di allevamento localizzato magari qui da noi in salento leccese. Le richieste per le sementi dovrebbero essere inoltrate al collega Bill Rumball della Nuova Zelanda scrivendogli una e mail al seguente indirizzo bill.rumball@agresearch.co.nz
Bibliografia
Rita Accogli: Cichorium intybus L. “Sul Cammino di ENEA” http://eneaportal.unile.it/sul_cammino_di_enea_it/lecce/cultura/musei/musei-universita-del-salento-1/orto-botanico-1/Cichorium-intybus-L
Akram Jamshidzadeha, Mohammad Javad Khoshnooda, Zahra Dehghanib and Hossein Niknahada: Hepatoprotective Activity of Cichorium intybus L. Leaves Extract Against Carbon Tetrachloride Induced Toxicity
Maurice de Proft, Nico van Stallen and Noten Veerle: Breeding and cultivar identification of Cichorium intybus L. var.foliosum Hegi
Paola Profumoa; Rosa Maria Dameri: Proliferazione e Rizogenesi in Frammenti Fogliari di Cichorium Intybus L.: Osservazioni Istologiche
W. Rumball A. G. Foote: Germplasm release1 ‘GO192’ purple chicory (Cichorium intybus L.) New Zealand Journal of Agricultural http://www.royalsociety.org.nz/Site/publish/Journals/nzjar/2008/028.aspx
S. Nandagopal and B.D. Ranjitha Kumari: Phytochemical and Antibacterial Studies of Chicory (Cichorium intybus L.) – A Multipurpose Medicinal Plant
AA. VV., 1998 – Fiori d’inverno. Biblos ed., Cittadella (PD).
COLUMELLA, L. G. M., 1° sec. d. C. – De Re Rustica.
ERHARDT W., GÖTZ E., BÖDEKER N., SEYBOLD S., 2002 – Zander. Handwörterbuch der Pflanzennamen. 17° Ed. Eugen Ulmer Verlag, Stuttgart.
HEYWOOD V. H., ZOHARY D., 1995 – A catalogue of the wild relatives of cultivated plants native to Europe. Flora Mediterranea, 5: 375-415.
PIGNATTI S., 1982 – Flora d’Italia. Vol. 3: 222-224. Edagricole, Bologna.
PLINIO IL VECCHIO, 1° sec. d. C. – Naturalis Historia.
Duke, J.A. 1978. The quest for tolerant germplasm. p. 1-61. In: ASA Special Symposium 32, Crop tolerance to suboptimal land conditions. Am. Soc. Agron. Madison, WI.
Duke, J.A. 1979. Ecosystematic data on economic plants. Quart. J. Crude Drug Res. 17(3-4):91-110.
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Reed, C.F. 1976. Information summaries on 1000 economic plants. Typescripts submitted to the USDA.
Egregio Dott. Bruno,
Pur riconoscendo la buona volontà in quanto lei scrive e la buona bibliografia a cui si rifà, devo purtroppo farle notare che alcuni argomenti richiedono comunque una maggiore attenzione e cognizione di causa.
Nella fattispecie, la sua frase “L’esano e l’acetato di etile estratti dalla radice di cicoria hanno mostrato un’inibizione pronunciato di cloroformio, etere di petrolio ed estratti di acqua. Gli estratti hanno mostrato più azione inibitoria sulla Bacillus subtilis, Staphylococcus aureus e Salmonella typhi di Micrococcus luteus e di Escherichia coli.” non ha alcun senso né credo rispecchi i risultati della ricerca citata. Tali concetti sono anzi fuorvianti agli occhi di un lettore inesperto, il quale è portato a credere che i composti che lei cita, che sono dei solventi organici usati per l’estrazione, siano contenuti nelle cicoria e che abbiano pure effetti benefici per l’organismo. E lei dovrebbe ben sapere che così non è. Anzi.
La invito a rivedere quanto da lei scritto in questo articolo e correggere le inesattezze riportate. Inesattezze, sono sicuro, derivate da un’affrettata traduzione della ricerca originale inglese, ma che la sua preparazione scientifica (spero ce l’abbia per la professione che svolge) non dovrebbe lasciar passare.
Mi permetto fare questa osservazione perché comunque apprezzo molto i temi che lei tratta.
Leggo attentamente e con gusto l’elaborato del mio concittadeno Antonio Bruno (siano mati entrambi a San Cesario, anche se essendo mio padre “caddipulinu”, io sono un gallipolino nato a San Cesario, perche’ non tutti lo sanno, una volta si partoriva in casa e le donne incinte tornavano nella casa della madre per partorire ed usufruire del necessario aiuto fino a, secondo una biblica tradizione, al 40.o giorno dopo il parto…
quando appunto mio padre riporto’ a Gallipoli la sposa e il primogenito.
Ma torniamo al preciso e circostanziato scritto dell’amico Antonio, che sfoggia note bibliografiche ad hoc dall’epoca classica ai nostri giorni: scrivo non solo come cultore, e qualcuno dice esperto di medicina tradizionale e popolare, ma anche come salentino che puo’ confermare di avere sentito e talvolta subito non tanto dalla nonna materna, quanto dalle di lei sorelle, premurose zie della mia mamma, nate tutte e 4 tra il 1874 e il 1880, che l’acqua di cottura delle “cecore reste” andava bevuta perche’ aveva tante ottime qualita’ a difesa della salute e nella prevenzione di varie malattie. E il bello era che mi costringevano, sia pure con le buome…. a berla.
Un grazie ancora ad Antonio, per averci esposto l’interessante saggio e per i preziosi consigli in esso contenuti.
Carissimi Prof. Cataldi e Dott. Garofano,
anche mia madre mi partorì a Lequile e io risulto nato appunto in quel paesino anche se ho sempre vissuto a San Cesario di Lecce. Sono davvero lusingato per le parole che ha riservato al mio scritto anche se come puntualmente rilevato dal Dott. Garofano una delle frasi riportate nel mio articolo, e che riporto di seguito è una traduzione frettolosa ed inesatta del testo dello studio citato:
“L’esano e l’acetato di etile estratti dalla radice di cicoria hanno mostrato un’inibizione pronunciato di cloroformio, etere di petrolio ed estratti di acqua. Gli estratti hanno mostrato più azione inibitoria sulla Bacillus subtilis, Staphylococcus aureus e Salmonella typhi di Micrococcus luteus e di Escherichia coli.”
La traduzione esatta è invece la seguente:
“Sono state estratte delle sostanze dalla radice di cicoria con l’utilizzo dell’esano e l’acetato di etile, mentre le radici hanno mostrato un’inibizione pronunciata se si utilizza cloroformio, etere di petrolio. L’estrazione si ottiene con una certa facilità se si utilizza l’acqua. Gli estratti hanno mostrato più azione inibitoria sul Bacillus subtilis, Staphylococcus aureus e Salmonella typhi rispetto a Micrococcus luteus e Escherichia coli.”
Mi scuso con i lettori per la traduzione frettolosa e per il mancato controllo dello scritto da attribuirsi unicamente ad una mia imperdonabile superficialità.
Ancora grazie per l’attenzione
antonio bruno
Ho dato in gestione per tre anni la mia campagne dove negli anni precedenti si trovava tanta cicoria selvatica. Ora l’uso indiscriminato dei disserbanti ha fatto si che non creesce quasi nulla mi piacerebbe ripiantare la cicoria selvatica. Mi dite come si raccolgono i semi, quando e come piantarli?
Grazie
Arturo
La cicoria ha una suo riconosciuto posto di privilegio sulla nostra tavola, anche per i suoi risaputi effetti benefici. Ma alla stessa stregua, forse, non è il tarassaco o dente di leone. Noto nelle nostre zone come (zangone) di cui se ne possono vantare diversi benefici. Uno tra questi degno di nota, è il contenuto davvero irrilevante di nickel, che a differenza invece, abbonda nelle cicorie. Il che le parrebbe rendere idonee nelle diete di quanti per riprovata intolleranza, sono costretti ad un regime, alimentare a basso contenuto di nickel. Quindi Dott.. Bruno da dove nasce l’inferiore notorietà di questa verdura, in cosa la discriminante?
Oltretutto s’aggiunge che ad iniziare dal piccolo fiore giallo, a quando diventa un globo piumato –famoso soffione- tutti abbiamo subito quella fascinazione, accompagnata dall’irresistibile attrattiva, di soffiare su queste infruttescenze, per liberare ciuffi bianchi,come bambagia, in un delizioso volo pneumatico.
Gentilissima Maria Grazia,
il tarassaco o dente di leone, noto nelle nostre zone come (zangone) è come Lei ha scritto meno apprezzato rispetto alla cicoria selvatica. E’ un problema di preferenze, di una maggioranza che al tarassaco preferisce Cichorium intybus L. Anch’io come il tarassaco sono stato trascurato, infatti c’era un mio compagno di scuola alto, con gli occhi azzurri che mi veniva preferito. E già! Io e il tarassaco siamo destinati a una ristretta cerchia d’intenditori….:-)
Cari saluti
antonio bruno
ops…mi permetto di dare un piccolo contributo a questo post anche se vecchio di due anni ma, il tarassaco, soffione o dente di leone (Taraxacum officinalis) appartenente alla famiglia delle Asteraceae o Composite, come la cicoria di campagna, le cicureddhe e li zanguni, Crespigno comune o Cicerbita o Sonchi (Sonchus asper (L.) Hill.) e (Sonchus oleraceus L.), non è specie tipica del flora del Salento, anche se si può ritrovare casualmente nelle sementi di piante con cui si realizano prati artificiali ecc. Per ritornare a noi il tarassaco quindi non è lo zangune..
Roberto Gennaio
proprio così, ……
io vorrei conoscere il nome scientifico di un’altra pianta spontanea che si raccoglie insieme al sonchus e che la chiamano “mariule”. questa specie ha la caratteristiche che dopo la raccolta piega le foglie all’ingiù e naturalmente è un po’ amara come la cicoria.Grazie
[…] fiore angiosperma appartenente alla famiglia delle Asteracee, anche conosciuto come Cicoria selvatica, Dente di leone, Soffione, Piscialetto, Cicoria […]
Salve,
anch’io ho origini salentine, ora però vivo a Rochester, Ny.Essendo un’amanta delle” cicorielle” mi sono messa a cercarle anche qui, ma l’unica pianta somigliante ha il fiore giallo. Sapete dirmi se si tratta di una specie commestibile? Il sapore è uguale solo che la foglia è più tenera.
Grazie
Dovrebbe essere il TARASSACO
Salve ,le mie origini. Sono nato nel comune di Melendugno, precisamente a Borgagne, provincia di Lecce.
Da circa 50 banni abito a Milano. Mi ricordo che quando ero piccolo andavo in campagna a cercarle con mio padre.
Vorrei saper se c’è qualcuno che può dirmi come avere dei semi di zangune e cicuredda o cicora resta, perchè vorrei piantarle nel mio orto sinergico per farle crescere spontanee come lo sono in natura. Se c’è qualcuno che può aiutarmi mi può scrivere direttamente sul mio Email (vcarrapa92@gmail.com)
Grazie a chi potrà aiutarmi in questa ricerca. Virgilio