di Fabrizio Suppressa
Lungo quel disastro “eco-estetico” di costa martoriata dall’abusivismo che va da Torre Lapillo a Sant’Isidoro vi è la Sarparea, un uliveto che costituisce l’unica interruzione di costruito lungo 25 km di litoranea. Percorrendo frettolosamente la strada che costeggia i limiti della masseria non ci si rende conto della reale piacevolezza che questo uliveto possiede. Per scoprirla bisogna necessariamente scavalcare quei bassi muretti e addentrarsi nel dedalo formato da nodose pareti di ulivo, per scoprire a pochi metri dal caos estivo, grotte con sorgenti d’acqua dolce, antiche fornaci per la cottura della calce, stradine selciate senza inizio e senza fine, sino in sommità su di un piccolo poggio dove, con i suoi stili, le sue mura e i suoi inattivi opifici, troneggia la masseria Sarparea de’Pandi.
L’area oggetto di lottizzazione (la si confronti con le dimensioni della frazione di Sant’Isidoro in basso a sinistra)
La Sarparea non è un banale uliveto, come tanti altri di nuovo impianto nella zona, bensì un frammento dell’antica foresta oritana, un bosco di olivastri cresciuti sulla nuda roccia, innestati e addomesticati con tanta fatica durante lo scorrere delle generazioni.
I tronchi nodosi degli ulivi e i muretti a secco hanno temuto per secoli le scorribande che da terra e da mare minacciavano gli averi della proprietà. Sempre da terra e da mare la Sarparea è oggi di nuovo messa in pericolo; ma non più da Goti o Saraceni, ma da costruttori e impresari promotori di due opere: un impattante resort[1] (versione raffinata del villaggio turistico) e un mega porto turistico da 624 posti barca.
IL PROGETTO
Veniamo dunque ad analizzare nel dettaglio il primo progetto, quello riguardante la realizzazione del villaggio turistico. Tutto nasce dal PUG di Nardò (Piano Urbanistico Generale) approvato dalla Regione nel 2002, il quale prevede la completa lottizzazione del comparto 65, ovvero quasi tutta l’area a nord della frazione di Sant’Isidoro, area attualmente con due proprietari, i “F.lli Zuccaro” e la “Oasi Sarparea s.r.l.”. Il controverso progetto è stato presentato 3 anni fa dalla seconda figura, l’Oasi Sarparea s.r.l rappresentata dalla signora Alison Deighton, immobiliarista londinese di origini statunitensi. Per dare solo alcuni numeri, nell’area di intervento sono previsti ben 130.868,85 mc di costruzione e 41.023,15 mq di superficie coperta, in un terreno di poco più di 16 ettari.
Il piano di lottizzazione della Sarparea
Dopo un primo progetto che aveva la filosofia della tabula rasa, ne è stata affidata alla Gensler (una sorta di multinazionale della progettazione architettonica) la realizzazione di un secondo elaborato. La chiave del progetto attualmente al vaglio delle autorità è quella di mantenere l’uliveto e costruirci negli spazi vuoti tra un ulivo e l’altro; idea che si rileva al quanto ambiziosa e al contempo irrealizzabile senza compromettere pesantemente la natura del luogo e la tutela degli ulivi centenari. Grazie agli elaborati finora prodotti dalla Gensler, quali dei render (immagini di grafica computerizzata) che falsano la reale portata dell’intervento, il progetto è stato accolto positivamente dalla passata amministrazione comunale di Nardò, che con deliberazione del Consiglio comunale n. 106 del 21 dicembre 2009 ha adottato il piano di lottizzazione.
L’iter burocratico per l’approvazione definitiva del progetto è ora arrivato alla VAS (valutazione ambientale strategica) presentata due mesi fa dalla LandPlaning s.r.l. (una società spin-off dell’Università del Salento[2]) per conto della società Oasi Sarparea s.r.l. dopo che la Regione in data 8 Marzo 2011 aveva assoggettato il progetto a questa verifica[3]. Per due mesi dalla data di deposito (30 Giugno 2011) chiunque liberamente poteva prendere visione degli elaborati, quali il Rapporto Ambientale e la sintesi non tecnica e presentare delle opportune osservazioni all’ufficio predisposto[4]. Così è stato fatto nella speranza di limitare il più possibilmente i danni e in allegato al fondo pagina vi sono le mie osservazioni presentate in Regione.
L’aspetto architettonico degli edifici rappresenta forse la parte più impattante del progetto, come d’altronde emerge dagli elaborati grafici; architetture internazionali che non prendono minimamente in considerazione il territorio, ad eccezion fatta del terrazzo. Tuttavia, l’iter burocratico è giunto ad una scala urbanistica, quindi la questione stilistica degli edifici a questo livello poco importa. L’aspetto e la conformazione delle strutture potrà variare nelle successive definizioni di dettaglio. Per dovere di cronaca, il progetto è stato insignito di un premio definito dalla stampa “prestigioso”, il “The American Architetture Award 2010”[5] assegnato da un ente il “Chicago Athenaeum”[6] così autorevole da sfornare quaranta premi all’anno e avere un sito internet a malapena funzionante (nella foto in basso la prestigiosa sede del premio). In ogni caso, il premio è valutato in base alla concezione statunitense dell’architettura, basata più sulla spettacolarità che sulla qualità del progetto architettonico.
LE RAGIONI DEL NO
Non è facile opporsi mentalmente a progetti e ad interventi che potrebbero in qualche modo aumentare l’occupazione e lo sviluppo di questa parte del territorio, soprattutto in quest’ultimo periodo di crisi e specie se il progetto si fonda su principi di sostenibilità ambientale. Occorre però domandarsi se vale la pena, in nome della tutela del’uliveto sbandierata nel progetto, modificare pesantemente uno dei territori ancora intatti per offrire al turista un ambiente finto fatto solo di erbettina verde e ombrelloni di paglia. La formula del recinto turistico, per quanto offra servizi e comodità che è difficile trovare al di fuori di esso, non è di per se sostenibile per l’ambiente e per il territorio. Queste sorte di enclave attive solo pochi mesi all’anno, limitano con le loro barriere la scoperta del vero Salento e producono un’occupazione e un tornaconto (per il territorio) altrettanto ridotti, a dispetto del guadagno elevato della società di gestione. Ciò non significa che in nome del turismo sostenibile non bisogna più costruire alcunché, ma al contrario, l’attività edilizia sarebbe senz’altro stimolata dal recupero delle architetture e delle “scenografie” di cui questo territorio è riconosciuto ed apprezzato al di fuori di esso.
Esistono strade sostenibili sia dal punto di vista ambientale e paesaggistico sia economico che investono anche i comuni limitrofi, è un modello turistico aperto tutto l’anno, che non confina il turista in un recinto, ma lo apre alla ricerca del territorio.
LE OSSERVAZIONI
Prima di passare alle osservazioni presentate in Regione, è doveroso sottolineare come il Rapporto Ambientale redatto dalla LandPlaning presenti nelle sue 155 pagine alcuni elementi copiati qua e là dalla rete e da vecchie relazioni tecniche non inerenti all’area in questione. In particolare anche il nostro blog di Spigolature Salentine risulta interessato da tale fenomeno; a pag. 99 del R.A. nella descrizione architettonica della masseria, alcuni paragrafi sono stati interamente copiati da un mio articolo del 3 Dicembre 2010, relativo ad antichi sistemi di copertura in laterizio[7].
Nardò, 07 Agosto 2011
(…)
Dopo un’attenta ed approfondita lettura del Rapporto Ambientale (R.A.) e della Sintesi non Tecnica, depositati in data 30 Giugno 2011 presso gli uffici regionali e comunali competenti dalla società Oasi Sarparea s.r.l. e relativi al piano di lottizzazione del comparto 65 del PRG del comune di Nardò, adottato con deliberazione del Consiglio comunale n. 106 del 21 dicembre 2009, si vogliono sollevare le seguenti osservazioni:
- TUTELA DELL’ULIVETO MONUMENTALE. Il Rapporto Ambientale presentato dall’ente proponente sottolinea ripetutamente come il progetto di lottizzazione salvaguardi e valorizzi l’uliveto a sesto irregolare che ricopre quasi tutta l’area del comparto 65. Tuttavia in questo punto si vuole rendere noto come l’uliveto monumentale (BUR Regione Puglia n°41 del 22-03-2011), non sia affatto tutelato dal piano di lottizzazione e al contempo dal suddetto Rapporto Ambientale non vi sia traccia di un esaustivo piano di tutela.
Leggiamo infatti che all’art. 6 (tutela degli uliveti monumentali) comma 3 della L.R. n°14 del 4 Giugno 2007 “Gli uliveti monumentali sono sottoposti alle prescrizioni di cui al punto 4 dell’articolo 3.14 delle norme tecniche di attuazione (NTA) del Piano urbanistico territoriale tematico per il paesaggio (PUTT/P)”
Nel punto 4 dell’articolo 3.14 delle NTA del PUTT/P le prescrizione base sono: “Nell’”area del bene” si applicano gli indirizzi di tutela di cui al punto 1.1 dell’art. 2.02 e le direttive di tutela di cui al punto 3.2 dell’art. 3.05; a loro integrazione si applicano le prescrizioni di base di cui al punto 4.2 dell’art 3.10”.
Inoltre, si ricorda che:
- Gli indirizzi di tutela del punto 1.1 dell’art 2.02 delle NTA del PUTT/P: “negli ambiti di valore eccezionale “A”: conservazione e valorizzazione dell’assetto attuale; recupero delle situazioni compromesse attraverso la eliminazione dei detrattori”
- Le direttive di tutela del punto 3.2 dell’art. 3.05 delle NTA del PUTT/P: “negli ambiti territoriali estesi di valore rilevante (“B” art. 2.01), in attuazione degli indirizzi di tutela, per tutti gli ambiti territoriali distinti di cui al punto 3 dell’art 3.03, va evitato: l’apertura di nuove cave; la costruzione di nuove strade e l’ampliamento di quelle esistenti; la allocazione di discariche o depositi di rifiuti, la modificazione dell’assetto idrogeologico. La possibilità di allocare insediamenti abitativi e produttivi, tralicci e/o antenne, linee aeree, condotte sotterranee o pensili, ecc., va verificata tramite apposito studio di impatto paesaggistico sul sistema botanico-vegetazionale con definizione delle eventuali opere di mitigazione”
- Le prescrizioni di base al punto 4.2 dell’art 3.10 delle NTA del PUTT/P: “Nell’”area annessa”, si applicano gli indirizzi di tutela di cui al punto 1.3 dell’art. 2.02 e le direttive di tutela di cui al punto 3.3 dell’art. 3.05; a loro integrazione si applicano le seguenti prescrizioni di base:
non sono autorizzabili piani e/o progetti e interventi comportanti nuovi insediamenti residenziali o produttivi
non sono autorizzabili piani e/o progetti e interventi comportanti trasformazioni che compromettano la morfologia ed i caratteri colturali e d’uso del suolo con riferimento al rapporto paesistico-ambientale esistente tra il bosco/macchia ed il suo intorno diretto; più in particolare non sono autorizzabili: la formazione di nuovi tracciati viari o di adeguamento di tracciati esistenti, con esclusione dei soli interventi di manutenzione della viabilità locale esistente”.
La realizzazione di strade, parcheggi, costruzioni, e la modifica del suolo va quindi in netto contrasto con la L.R. sulla tutela degli ulivi monumentali.
- TUTELA DELL’ULIVETO MONUMENTALE. Il piano di lottizzazione prevede le nuove costruzioni negli interstizi tra un ulivo e un altro. Tali spazi destinati all’edificazione sono stati identificati tramite delle recenti ortofoto (strisciate effettuate nel 2006) che immortalano l’uliveto dopo le pesanti potature avvenute negli anni precedenti; operazioni culturali comunque necessarie alla corretta conduzione agricola ma che al contempo hanno ridotto notevolmente il volume delle fronde quasi al solo tronco. Ad integrazione di quanto appena segnalato si vuole illustrare la seguente figura 5.7.2. tratta dal Rapporto Ambientale a pagina 78.
Le due foto satellitari, la prima del 1954 la seconda del 2006, mostrano come la tesi “presenza di substrato non idoneo alla piantumazione e dalla perdita di esemplari nel tempo” enunciata a pag. 78 del R.A. sia totalmente errata e che nella realtà l’aumento degli spazi disponibili tra un ulivo e un altro siano da attribuirsi esclusivamente a potature e da incendi avvenuti negli anni precedenti lo scatto dell’ortofoto. A completamento si vogliono allegare alcune foto dell’uliveto tratte sempre dal R.A. a pag. 79 che mostrano lo stato attuale degli ulivi potati e il relativo minimo volume.
Quindi le aree destinate all’edificazione previste nel piano di lottizzazione dovrebbero tenere conto del reale volume degli ulivi nelle normali fasi di coltivazione (con un diametro del volume variabile dai 8 – 10 metri) di conseguenza tali aree dovrebbero ridursi di dimensione.
- TUTELA DELL’ULIVETO MONUMENTALE. Il Rapporto Ambientale non menziona in quale modo e con quali metodi intende proteggere gli ulivi monumentali durante le fasi di cantierizzazione. Il passaggio di macchinari ingombranti, quali gru, camion, caterpillar e betoniere per la realizzazione di strade e costruzioni, potrebbe infatti danneggiare in maniera irreversibile l’uliveto, non ultimo si ricorda che tale probabilità potrebbe essere maggiore laddove la vegetazione di presenti più fitta e ramificata. In aggiunta si vuole ricordare come all’art. 10 (divieti) comma 3 della L.R. n°14 del 4 Giugno 2007 sia rammentato che: “E’ vietato il danneggiamento, l’abbattimento, l’espianto e il commercio degli ulivi monumentali inseriti nell’elenco regionale di cui all’articolo 5”.
- TUTELA DELL’ULIVETO MONUMENTALE. Si ricorda che l’area in questione è stata percorsa in data 17 Giugno 2008 da un incendio che ha distrutto o danneggiato quasi 200 piante (a proposito vi è depositata un interrogazione parlamentare n. 3-00650 presentata da Adriana Poli Bortone nella seduta n.183 in data giovedì 26 marzo 2009). Il piano di lottizzazione va dunque in contrasto con la legge n. 353 del 2000 che, all’art. 10, comma 1, testualmente recita: “Le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno 15 anni (…) È inoltre vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture ed infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive, fatti salvi i casi in cui per detta realizzazione l’autorizzazione sia stata già prevista, in data precedente l’incendio dagli strumenti urbanistici vigenti a tale data“.
- PARTECIPAZIONE E CONSULTAZIONE. In relazione alla Direttiva comunitaria 2001/42/CE e il D.R.A.G. regionale, si rammenta come non vi siano stati intrapresi percorsi di partecipazione e consultazione che interessassero gli abitanti della stagione estiva della marina di Sant’Isidoro (in prevalenza di comuni limitrofi, quali Copertino e Leverano, e per la maggior parte all’oscuro del progetto), i commercianti o i residenti delle aree limitrofe. Inoltre l’unico momento di presentazione del progetto al pubblico è stato effettuato al di fuori della stagione turistica e all’interno del Consiglio Comunale in data 21/12/2009, come segnalato a pag. 139 del R.A.
- Inoltre si segnala che nelle pagine seguenti (pag. 140-141) nella tabella delle osservazioni del capitolo 10.3 vi siano delle osservazioni di copianificazione (con esito considerato!) totalmente fuori luogo e probabilmente frutto di un copia e incolla da altre relazioni tecniche. In particolare si fa riferimento ad un “complesso dell’incoronata”, ad un “centro storico e la fascia circostante” e di “un villino sub urbano di inizio secolo” totalmente estranei al contesto geografico e sociale della Sarparea e della Marina di Sant. Isidoro. Ancor peggio si fa più volte menzione della “Sopraintendenza per i beni ambientali architettonici artistici e storici della Provincia di Brindisi”, ente territorialmente estraneo alla Provincia di Lecce.
(…)
[1] Pur non essendo ancora iniziati i lavori di costruzione del resort è già attivo il sito internet: http://deightonuk.com/
[2] http://www.landplanningsrl.unisalento.it/
[3] http://www.regione.puglia.it/index.php?page=burp&opz=getfile&file=20.htm&anno=xlii&num=64
[4] http://urbanistica.nardo.puglia.it/index.php?option=com_content&task=view&id=192&Itemid=2
[5] http://www.comune.nardo.le.it/index.php?option=com_content&task=view&id=615&Itemid=67
[6] http://www.chi-athenaeum.org/default.htm
[7] http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2010/12/03/antichi-sistemi-di-copertura-per-le-abitazioni-salentine/
gli inglesi pare rinunciano, il Salento non ha che da gioirne.
Difficilmente ci si arrende con la motivazione della “troppa burocrazia” ( http://www.huffingtonpost.it/2014/09/08/burocrazia-inglesi-resort-puglia_n_5783632.html?utm_hp_ref=italy ) dopo aver speso già 8 milioni di euro tra acquisto del terreno e consulenze.
A mio parere, le ultime uscite giornalistiche sono una tattica per scaldare un po’ gli animi in attesa dell’imminente sentenza del Consiglio di Stato.
Infatti, negli articoli recentemente pubblicati si esamina la questione solamente dal punto di vista della società proponente (con una certa dose di vittimismo):
– si prende a pretesto la lungaggine della procedura burocratica (che ha già dato esito negativo); questa è stata svolta in assoluta regolarità temporale in accordo con le direttive che l’Unione Europea che regola le lunghe procedure di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e VAS (Valutazione Ambientale Strategica) in tutti e 25 gli stati membri.
C’è infatti da chiedersi cosa siano 6 anni in confronto all’inserimento permanente per secoli e secoli di una piccola città!
-si prende a pretesto la leva occupazionale o l’arrivo di capitali e personaggi esteri per sostenere la teoria del tutto è permesso per cui “evitiamo la figuraccia” con “Alison Deighton e Ian Taylor (…) la prima è a capo di un’importante società immobiliare inglese, moglie di Lord Paul Deighton, già socio Goldman Sachs, capo esecutivo del Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Londra e oggi, Segretario al Tesoro del Governo Cameron; il secondo è a capo della Vitol, il principale trader mondiale del petrolio” ( http://www.huffingtonpost.it/michele-anzaldi/evitiamo-figuraccia-due-investitori-inglesi_b_5784192.html?utm_hp_ref=italy ). Come se la parentela del ricco investitore fosse il nulla osta di tutte le procedure.
– non si evince mai un dato fondamentale, nel 2007 la Regione Puglia decreta una legge di salvaguardia degli ulivi e degli uliveti monumentali, nel 2008 la società Oasi Sarparea acquista un oliveto dalle caratteristiche monumentali per poterlo edificare.
Evidentemente la logica non rientra nella capacità imprenditoriale.
bell’articolo! ben fatto!! perfetta icona del supportato immobilismo italico!!
Dipende tutto da cosa intende per “perfetta icona del supportato immobilismo italico”.
Vabbé, moriteci dentro il vostro parco secolare.
Non è un parco secolare, ma un oliveto vincolato con legge regionale.
Ritengo il suo, un commento infelice e spero involontario. Mi preme ricordarle come nel 1984 Renata Fonte abbia pagato con la vita la difesa di Porto Selvaggio (3km dalla Sarparea).
Prima di parlare della defunta signora FONTE, informatevi bene sul motivo del suo omicidio. Poi per quanto riguarda l’uliveto secolare, sapreste dirmi chi va a raccogliere le olive per la produzione dell’olio? Non certo vanno gli ecologisti come voi. Informatevi bene prima di parlare. Gli alberi di ulivo dopo molti anni non producono più olive, quindi sarebbe solo per motivi estetici. Pensiamo piuttosto ai 100 posti di lavoro, il lavoro dell’indotto che porterebbe questo resort, Forse non sapete che qui nel Salento “””NON C’E’ LAVORO”””.
Gent.le Luigi, provi ad applicare il suo ragionamento dell’ulivo “estetico” e dell’inutilità poiché “improduttivo”, alla pineta di Porto Selvaggio. Ne converrà che anche il Pino d’Aleppo è estetico ed improduttivo.
Provi ad applicare lo stesso ragionamento ad una qualsiasi chiesetta del centro storico di Nardò. Ne converrà che anche questa è estetica ed improduttiva.
Allora, perché non tagliare gli alberi o costruirci tra gli interstizi della pineta? Perché non demoliamo le chiesette e ci facciamo utilissimi parcheggi?
Se invece, prova a pensare che queste “estetiche inutilità” sono il motivo per cui da anni i turisti raggiungono la nostra terra, ne converrà che senza di queste il turismo non potrà che diminuire o scomparire.
Forse ignora che sul territorio di Nardò molto più di 100 posti di lavoro sono stati creati con il recupero delle masserie, con l’accoglienza nei B&B, con resort di lusso in strutture ricettive di qualità e rispettose dell’ambiente. Con gli sforzi fatti sia da investitori stranieri che da neretini che hanno puntato sull’accoglienza rispettosa del territorio, e forse hanno trovato molta più burocrazia della signora Deighton.
Forse ignora che il turista che vuole trovare una “Rimini, Riccione, Viareggio” effettivamente non deve scomodarsi tanto da dove abita.
Forse ignora che sul territorio neretino esistono molte altre zone edificabili prive di vincoli, dove poter costruire strutture ricettive.
La Società poteva già dal giorno dopo l’acquisto del terreno, iniziare con una semplice SCIA i lavori di ristrutturazione della masseria, le chiedo perché non lo ha fatto?
Chi le scrive sa bene che esiste la disoccupazione, cerca infatti di combatterla ogni giorno.
Lei invece cosa fa contro la disoccupazione?
P.S.
Non sono un ecologista e se vuole proprio saperlo tra qualche mese raccoglierò le olive, come ogni anno, nel mio uliveto.
Caro Fabrizio, è proprio vero che per perorare la propria causa si fanno a volte affermazioni in cui noi stessi non crediamo. Una persona intelligente come te non può paragonare Porto Selvaggio ed il Pino d’Aleppo a Sarparea, o affermare che il proprio “avversario” distruggerebbe una chiesetta del centro di Nardò per farvi un parcheggio. Ho da qualche tempo “preso casa” a Nardò, ma ti assicuro non ci sono venuto perchè esiste Sarparea, che ho visitato ed è un luogo lontano anni luce da Porto Servaggio e da altri meravigliosi posti che devono restare inviolabili. Sarparea è semplicemente un uliveto, neanche tanto bello, a cui sono stati messi vincoli forse per rimediare ad altri disastri. Un intervento ben studiato in questo luogo non ne cambierebbe certo lo stato. Se poi vogliamo parlare del progetto presentato, allora sono d’accordo con i contestatori, è un tumore che non ha nulla a che fare con il contesto.
Gent.le Franco Barazzoni, se prova a rileggere con attenzione il mio commento precedente, scoprirà che non ho paragonato la Sarparea con Porto Selvaggio.
Parimenti non ho affermato che l'”avversario” intende distruggere chiesette nel centro storico di Nardò.
Più semplicemente, ribattevo la tesi del sig. Luigi, che riteneva l’ulivo secolare “improduttivo” ed “estetico”, per cui non degno d’essere tutelato.
Evidente che Luigi ha informazioni diverse da quelle emerse dalla sentenza definitiva sul caso Fonte.
Per me è come se fosse già morto chi non ha il coraggio di sottoscrivere con nome e cognome la propria opinione quando essa diverge da quella proposta in partenza. E avrebbe fatto meglio a scegliere come nome di battaglia non max ma min. E, se sull’integrazione max(imus) non ci piove, appare troppo scontata min(imus) per min e, per questo, lascio ampio spazio alla fantasia del lettore, osservando che non è obbligatorio scomodare il latino o l’inglese …
perche tutto questo sapere non e’ stato usato per fermare i Riva a Taranto
Io mi chiedo solo come si possa approvare uno strumento di pianificazione che preveda la lottizzazione di un’area di tale fatta con quel valore ambientale cosi alto… manco dal Salento ormai da qualche anno dopo averci passato in quei posti le ferie estive per svariati anni.. e sono luoghi che mi sono rimasti dentro dentro per la loro bellezza… sicuramente avevano bisogno di qualche piccolo adeguamento per realizzare servizi a vantaggio dello sfruttamento del turismo… ma quello proposto mi sembra eccessivamente devastante…
Signor Bruno, le chiedo ma lei ora dove va a trascorrere le ferie? Perché nessuno critica Rimini; Riccione; Viareggio; ed altre località del NORD. Forse perché quelle località hanno più ospitalità del nostro Salento? O perché ci sono tantissime strutture che possono accogliere quanti turisti vogliono. Sapete quanti alberghi ci sono nel comune di Nardò? Risposta:- UNO (dico meglio UNO). A lei le risposte.
L’Italia è sempre tanto brava a trovar emille motivi di no ma mai ad una controproposta propositiva ed anche economicamente sostenibile per un investitore.
Ok preservare, ma chiunque ha griato l’italia ed altre nazioni sa benissimo che noi non preserviamo niente, semplicemente lasciamo le cose a se stesse.
Per me questo non e’ preservare.
Specie se poi hai una nazione che agonizza i fondi per fare tutto.
Trovo molto piu logico la metà delle aree tutelate, rendendo produttiva l’altra metà.
Almeno la metà che resta la si puo seguire e mantenere VERAMENTE.
Invece da noi sempre impossibile mettere pali del vento, fare un tunnel, allargare un parcheggio su unlitorale o rendere produttiva un’area perchè c’è sempre chi ti sa spiegare bene i no ma mai confezionare una controproposta che sia sensata per un investitore.
Buone scorpacciate di pane e olive :)
A Venezia i veneziani si sono uniti per non perdere l’isola di Poveglia cercando di acquistarla prima che qualcun’altro la devastasse con futuristiche, rovinose ed irreversibili idee! Non ce l’hanno fatta…si sono comunque privati di un po’ del loro (privato) per non perdere un sito di rara bellezza e, nonostante le speranze di vincere fossero ben poche, i tentativi… non sono stati di massa! Non facciamo che per gli occhi appannati da un futuro “forse prospero” ci si dissemini la strada di esche che … facendoci abboccare, lentamente..ci faranno morire infilzati dalle nostre illusioni! Il difendere tutti assieme il territorio è l’unico sistema per non doversi sentire poi, moralmente costretti a firmare una condanna a della nostra meravigliosa terra!
Annalisa
Annalisa, non faccia filosofia, il territorio da cui parla, e’ distrutto dall abusivismo edilizio, dall’incuria, dal menefreghismo e non certo da questo genere di progetti. La costa cha va da taranto a leuca e’ depurtata innanzitutto dai suoi conterranei, che nussun rispetto hanno della cosa pubblica e dalla cartina buttata dal finestrino della macchina sino alle costruzioni e discariche abusive, allo sbancamento delle dune, agli arenili al controllo degli stabilimenti balneari con partecipazione attiva dell’ “onorata societa’”, sino alle alte sfere che si crogiolona di parole vuote come sviluppo sostenibile, senza nemmeno cominciare a far un po’ d’ordine nel casino chiamato Salento..fa tanto sexi battersi contro i cosidetti grandi progetti (TAP, questo e altri) ma poi non si un amata fava per combattare il malcostume quotidiano e la mancanza di senso civico…
mai visto tanta energia sprecata. la mafia, l incuranza e l incuria dei suoi conterranei fanno molti piu’ danni di quelli che voi potenzialmente attribuite a questo progetto. E dopo un’analisi di 40 pagine concludete:
“..Occorre però domandarsi se vale la pena, in nome della tutela del’uliveto sbandierata nel progetto, modificare pesantemente uno dei territori ancora intatti per offrire al turista un ambiente finto fatto solo di erbettina verde e ombrelloni di paglia. La formula del recinto turistico, per quanto offra servizi e comodità che è difficile trovare al di fuori di esso, non è di per se sostenibile per l’ambiente e per il territorio. Queste sorte di enclave attive solo pochi mesi all’anno, limitano con le loro barriere la scoperta del vero Salento e producono un’occupazione e un tornaconto (per il territorio) altrettanto ridotti, a dispetto del guadagno elevato della società di gestione”
Cioe’ alla fine siete voi a decidere come un persona debba preferire una vacanza, se in un resort oppure campeggio. ma chi e’ lei per decidere? e per di piu’ pretendete che il proprietario dei terreni lasci scorrazzare frutte di turisti tra i suoi uliviti “alla scoperta” del vero salento… La mafia si sta mangiando anche il vostro cervello. ormai non c’e’ niente da fare: tra mafia e emigrazione i salentini non hanno altro da scegliere.
Il danno mediatico internazionale non ha pari.
Vergogna!
Max, che ha scritto sopra, si commenta da solo, uno che scrive simili idiozie senza alcuna spiegazione logica è solo un provocatore neppure troppo intelligente. Giuseppe invece, che ha appena scritto, è del tutto evidente che conosce vita, opere, impegno civico di Annalisa e di tutti (nessuno escluso) quelli che non sono d’accordo con lo scempio. Altrimenti non potrebbe, se non fosse in odore di onestà intellettuale, dire che chi scrive così non si impegna per il territorio, non è contro l’abusivismo edilizio, non vede lo scempio delle costruzioni ovunque. E comunque, si evince dal suo informatissimo argomentare, fare 150000 mc di cementificazione è onorevole e dignitoso. Certo, molto più che recuperare centri storici o altro. In sostanza, sostiene il geniale Giuseppe, visto che i salentini sono dei dementi, visto che ci sono costruzioni abusive, la cura è costruire e cementificare senza fare abuso, le amministrazioni prendano atto e concedano, le popolazioni tacciano. Si faccia la TAP, anzi, facciamo un’altra ILVA a Gallipoli, il lungomare sarebbe ideale eliporto per esempio. Meno male che ci sono tanti Giuseppi in giro che vengono ad insegnare civiltà ai salentini , senza di loro saremmo terzo mondo. Non so se Giuseppe vota lega nord, se lo facesse certo non verrebbe qui a dare la linea, loro dicono “padroni a casa nostra”. Comunque lui, il Giu, al Salento ci tiene, l’ha visto tre volte in cartolina.
Sig. Gianni – Io sono nato a Galatina, leccese di origine, vengo ogni anno, l ultima per la morte di mia nonna la settimana scorsa. Vivo a Parigi da 15 anni e ho vissuto anche in Spagna e UK. in UK puoi costruire a casa tua se hai lo spazio sino a 25M2 senza nessuna autorizzazione/comunicazione e in Francia sino a 20M2. L’Italia e’ il paese piu’ regolato d’Europa e allo stesso tempo con piu’ abusivismo edilizio. La mancanza di senso civico degli italiani dalle Alpi alle piramidi, basta osservarla alle stazioni di Chiasso(CH) e Cernusco Lombardone(IT), a 100 metri l una dall altra, di come gli italiani fanno le file ai gates aeroportali, di come guidano in strada, di come se ne fregano della cosa pubblica…. Il problema non e’ sud o nord, destra o sinistra ma la testa degli Italiani. e La Sue lezioncine sono penose. In Bretagna e Costa d’azzurra con meno sole a disposizione generano in tutto rispetto dell ambiente, sviluppo e economia. Ci e’ mai stato a Agay o Antheor o St Malo o St Brieuc? I posti barca in Costa azzurra sono 1000 volte quelli che si sono in Salento. Conosco benissimo quello di cui parlo. E La costa di cui cita la conosco a memoria, con i suoi abusimi edilizi, le spiaggie pubbliche senza doccie e costantemente sporche ed il malcostume, e potrei continuare. Il danno erariale generato da questa cosa, non sono i 70 milioni di mancato investimeno, ma la pubblicita’ negativa Worldwide oltre che l’ammissione di incapacita’ a capire come attrarre investimenti, visto che soldi in salento a parte la mafia, non ce ne sono. Oggi lo sfortunato/a giovane salentino a di fronte a se due alternative: mafia o emigrazione. E la responsabilita’ morale e’ anche di chi, pensando di difendere il territorio, in realta’ lo depaupeirizza. La vostra e’ autoreferenzialita’., le cojnnessioni politiche necessarie per fare qualsiasi cosa, il racket che ti chiedono anche per fare un film, i disservizi. E voi state qui a pontificare contro la “speculazione” delle moglie di quello che ha organizzato una delle piu’ belle edizioni delle olimipiadi negli ultimi anni. la mia e’ indignazione. altro che. Vuole vendere la speculazione vada a benindorm in spagna, altro che sta roba. Volevate che costruissero di meno, fate un accordo, volete che fosse integrato un po’ di stile mediterraneo (quale poi quello delle casette sgarrupate o magari con tetto a tegole rosse ormai diventate un must in salento?). Quando anche suo figlio dovra’ emigrare come ho fatto io, forse ma forse quel giorno comincera’ a farsi qualche domanda.
Grandioso articolo, complimenti.
Odio dare ragione a Vendola e alla sua giunta, che in tema di ambiente adotta un doppiopesismo ignobile (vedasi NO gasdotto TAP – SI scarico fogne in mare a Manduria).
Ma la questione della Sarparea e’ stata trattata sulla stampa in modo assolutamente superficiale e scandalistico, cavalcata come sempre dai politici di destra che quando vedono soldi in ballo vengono colti da orgasmo immediato (aspettiamo di vedere le delirante proposte di Briatore & c. e i nostri amici in fila con lingua strisciante a chiedere (sotto)sviluppo).
Conosco benissimo il luogo perche’ anni fa mi ero interessato alla vendita per conto di un cliente. Gli ex proprietari sono miei carissimi amici. Nel piano regolatore di Nardo’ effettivamente l’area veniva indicata come zona di sviluppo turistico-residenziale, c.d “edificabile”. Ma anche un geometra alle prime armi sa che i PIani regolatori (PRG-PUG) dei paesi sono soggetti ai piani paesaggistici, e gia’ nel piano PUTT in vigore dalla fine degli anni 90 la zona era stra-vincolata. Vuol dire che non si poteva fare qualunque cosa. Il nuovo PPTR avra’ sicuramente inserito ulteriori restrizioni. Inutile dunque prendersela coi vecchi proprietari, ne’ con la burocrazia (che pure ha tempi deliranti, va detto e ne so qualcosa, vero Fabiola D’Antona?) perche’ il tema e’ un altro.
Veniamo al sito, e al progetto: siamo a ridosso della spiaggia dello Jonio, in un punto ancora incontaminato con gli ulivi secolari che lambiscono la litoranea. La masseria e’ antichissima, molto bella e non deturpata. Creare 210 casette in 16 ettari, diciamo su 12 escludendo le aree piu’ esterne, di per se’ e’ uno scempio paesaggistico. Non si tratta di stabilire se si tratti di architettura di qualita’ o meno, qui parliamo di criteri urbanistici del tutto slegati dalla natura del luogo. Che senso ha salvare gli ulivi se si tratta l’area come un qualunque lotto edificabile (non abbattiamo gli ulivi, dunque tutto ok) ? Una struttura supermoderna ha senso eccome, ma con le proporzioni e il giusto rapporto con il paesaggio circostante. Una cosa e’ costruire UNA casa in vetro e acciaio, nell’uliveto circostante, ci mancherebbe che lo stile contemporaneo non possa trovare spazio anche da noi. Anzi, se dovessi costruirmi una casa in un luogo simile forse sceglierei anch’io quel tipo di soluzione. Ma prendere un sito come quello, e urbanizzarlo in quel modo lo trovo del tutto privo di senso, una cosa scriteriata. Se qualcuno crede che basta chimare un grande studio americano per fare un bel progetto eco-compatibile in un uliveto del 1500 sul mare, secondo me ha ASSOLUTAMENTE sbagliato luogo, ma dall’inizio. La colpa e’ dei furbacchioni locali, tecnici, consulenti millantatori etc che sicuramente hanno fatto intravedere all’investitore straniero la possibilita’ di un grosso affare, e state sicuri che queste persone in 8 anni non hanno lavorato gratis, a cominciare dalle provvigioni di vendita su 5 milioni 300.000 euro proseguendo su tutto il lavoro necessario all’iter burocratico.
Per finire, -sinceramente- il resort e’ infinitamente piu’ bello delle varie orripilanti strutture sorte sulla costa pugliese in stile comico-corinzio o finto-rurale, compreso il tanto osannato Borgo Egnazia. Ma la scelta di forzare il blocco sui vincoli, insistendo su quel sito, con quella densita’ volumetrica, e’ una scelta perdente, sin dall’inizio. Quel tempo, e’ finito, non saremo mai come il sud della Spagna, le Baleari, o altri luoghi da mega-resort piu’ o mega blindati, bisogna saper vedere oltre se si vuole davvero andare lontano. E chi si meraviglia del fatto che a livello locale il progetto abbia trovato gente disponibilissima non ha capito nulla. Se questi temi vanno gestiti a livello regionale e non del PRG del paese, evidentemente cio’ e’ dovuto al fatto che la tutela del paesaggio non e’ demandata ad amministratori locali, spesso di modestissima o nulla competenza (salvo indicare 20 anni fa su un PRG ” zona turistica” in nome di una visione morta e sepolta dello sviluppo) i quali pur di far arrivare 70.000.000 di euro sul loro territorio si farebbero convincere da un bravo immobiliarista anche del fatto che gli asini volano.
scusi ma non posso immaginare che le volumetrie non potessero far parte di una negoziazione costruttiva con la proprieta’ inglese. su 6 anni e’ stato detto che le discussioni face-to-face siano state pochissime, un paio d’ore al massimo. perche’? la moglie di un pari inglese non poteva essere ascoltata per tempo e aiutata a far le cose nella giusta direzione, magari chiedendo di rinunciare al 50% di quella volumetria, ecc ( e questo non per lecchinaggio, ma perche’ non si possono spendere miliardi di tasse per far arrivare gli aerei della ryainair e far pubblicita’ nella metro della mia Parigi e poi perder tutto nella gestione pessima di questa faccenda, dal punto di vista dell effettivo progetto, dei benefici potenziali e infine e soprattutto dell’immagine che se ne da. Il Salento non deve ispirarsi al Sud della Spagna, non e’ il turismo di massa quello che dovrebbe interessare, quindi si sarebbe dovuto approfittare di questa “botta” di internazionalita’ per far crescere il territorio, inspirandosi ma non copiando, a tantissimi modelli di sviluppo turistico di fasca alta come ci sono in Francia o altrove per esempio.
caro nino, ti do del tu visto che siamo colleghi, per semplice voglia di conoscenza sto approfondendo la vicenda e intanto ti posso dire che nel putt non vi è alcun vincolo sia negli ambiti estesi che distinti, trovandoci in un ambito D senza vincoli idrogeologici, civici e archeologici e che il pptr non introduce assolutamente nessun vincolo ma individua un area boschiva di fronte a quella in questione con le aree di pertinenza ma non l’oliveto e il pptr adottato come ben sai è del 2013. quindi dal punto di vista urbanistico la destinazione dell’area è perfettamente legittima. tra l’altro il prg di nardò è del 2001/2002 quindi successivo all’approvazione del putt pertanto se la regione ha approvato quella destinazione con il putt già in vigore ritengo che la motivazione che il piano non fosse adeguato al putt mi sembra sbagliata. altrimenti doveva essere imposto allora l’adeguamento se ci fossero stati dei vincoli che impedivano quella destinazione o addirittura l’edificazione. quindi dal punto di vista urbanistico non vi sono ostacoli. l’oliveto monumentale non l’ho rintracciato nell’elenco pubblicato sul bollettino della regione che riporta solo la masseria trappeto in zona s.isidoro. però conosco il posto e comunque è sicuramente un oliveto secolare. sono assolutamente d’accordo con il tuo giudizio su alcune architetture fasulle realizzate come borgo egnazia e similari, con il degrado dell’architettura circostante in confronto alla quale quella del progetto è straordinaria, con la possibilità di inserire architetture contemporanee anche in luoghi sensibili e storici, anzi forse può essere più leggera e trasparente, per cui dico che ci sarebbero linguaggi, tecniche e sistemi costruttivi adatti a quel sito e alla salvaguardia degli ulivi e delle radici. per quanto riguarda il tema del villaggio non sono d’accordo con te ma credo che si debba reinterpretarne il concetto trasformandoli in borghi aperti, con recinzioni limitate solo alla parte residenziale, quindi parte integrante del paesaggio e luoghi esistenti anche nell’uso. inoltre ritengo che ai fini dell’occupazione e antropizzazione del suolo e della campagna sia preferibile concentrare gli interventi piuttosto che disperderli, per esempio in 200 villette ognuna su un ettaro di terreno con conseguenti, allora sì, urbanizzazioni diffuse e privatizzazione di un’area ancora più estesa perché a quel punto gli ettari coinvolti nel processo di edificazione sarebbero ben 200 cioè dieci volte di più. per quanto riguarda la dimensione se non sbaglio la proprietà nel suo complesso è di 30 ettari di cui 16 lottizzati per cui l’indice si abbassa e comunque è ovvio che le urbanizzazioni dovranno rispettare il sito per cui niente prati, niente asfalto, l’impiantistica dovrà trovare opportune soluzioni per non impattare ulteriormente sull’oliveto ecc. inoltre considerando la superficie prevista di 41.000 mq su due livelli abbiamo un rapporto di copertura pari al 13% circa anche se consideriamo solo i 16 ettari quindi ben 87% rimane allo stato naturale. certo avendo fatto un sopralluogo e visionati i reali spazi esistenti tra gli ulivi considerando una chioma di 10 metri e che le radici corrispondono alla chioma, probabilmente il progetto dovrebbe partire da un rilievo preciso delle alberature e predisporre una maggiore differenziazione nella casistica delle costruzioni con forme e disposizioni diverse e diversificate. sull’altezza, anche se personalmente non ritengo la mimetizzazione un teme del progetto in architettura, quella degli alberi è pari se non maggiore ai due piani delle costruzioni.
vorrei aggiungere per chiarezza intellettuale che sono no tap, no trivellazioni, no nuove inutili strade se non vere strade parco non solo lingue di asfalto ma veri percorsi di conoscenza dei luoghi attraversati, no abusivismo da combatter ed eliminare laddove possibile o almeno obbligare a processi di riqualificazione e rigenerazione urbanistica e architettonica, no briatore. e credo che questi interventi piuttosto che osteggiati, visto che c’è la volontà comunque di realizzare opere qualificate, dovrebbero essere trasformati in occasioni di buone pratiche e quindi esempi da replicare laddove possibile. inoltre il recupero dei centri storici e delle masserie come alberghi diffusi sono sicuramente una buona pratica ma non sono sufficienti e soprattutto non garantiscono la destagionalizzazione perché non raggiungono quella massa critica per consentirlo. inoltre non mi sembra neanche una buona politica poi trasformare queste strutture tutte in strutture turistiche sarebbe giusto anche utilizzarle per alti scopi e attività e comunque anche se l’intervento fosse limitato alla sola masseria l’intera proprietà poi diventerebbe un recinto per pochi anzi ancora meno che non nel resort in questione.
Carissimo,
ti ringrazio per le osservazioni, vorrei però ribadire che il PUTT e il PPTR disciplinano anche le zone che non sono a vincolo assoluto (dove, del resto, non si può edificare nulla-nulla). Io trovo che le volumetrie previste siano fuori da qualunque buon senso, e non dimentichiamo che anche la scelta di “non sacrificare gli ulivi” pare sia solo il frutto di un cambio di strategia a metà iter. Non oso pensare a quale generazione di progettisti appartenga colui che -evidentemente- in un primo momento avrà pensato di poter avere mano libera su quel sito, accontentando la committenza. E nel dibattito, esaminando le tesi pro-resort la maggior parte delle uscite polemiche sono del tipo “ecco non si può fare mai nulla” per far leva sull’opinione pubblica, ma in realtà dietro queste uscite si celano mentalità che definire arretrate è un complimento. Ordine degli Ingegneri, lobby del cemento locale, politici di opposizione e navigatissimi avvocati. Io, guardando la mappa dell’intervento non credo semplicemente ai miei occhi! La Regione dice, neanche tanto velatamente, che il progetto va rifatto da zero e con un criterio compatibile, se invece qui si insiste su 200 villette e zone comuni come si evince dal progetto, non se ne parla. Nessuno dei difensori del progetto dice che” è fatto davvero bene, in maniera rispettosa e paesaggisticamente accettabile”. Ha vinto un premio in USA, mi ricorda quei premi farlocchi tipo il Mercurio d’Oro. Prima si dice che il progetto non è definito a livello architettonico ma solo urbanistico, poi però vediamo i rendering delle case coi soprammobili, e il premio internazionale. A fare le cose bene, non ci hanno provato nemmeno, forse perché il dibattito non è sulla qualità dell’architettura, ma sul business edilizio-turistico per loro, e dei posti-di-lavoro per i morti di fame locali. Per me, prima rifanno il progetto, affidandosi a gente competente sul tema, e prima arrivano ‘sti 70 milioni di miliardi di miliardi sul “territorio”.
queste case per esempio costruite in costa azzurra dall architetto visionario Antti
Lovag molte di esse costruite senza nemmeno permesso di costruzione. oggi valgono dai 50 ai 70 milioni di $. senza permesso, completamente lontane dal paesaggio tipoco provenzale eppure e’ arte….
http://autrecarnetdejimidi.wordpress.com/2014/04/25/maisons-bulles/
Gent.le Giuseppe, non condividere ciò che ho scritto nell’articolo non l’autorizza ad usare toni rancorosi nei miei confronti.
Che lei sia dovuto emigrare, lasciare la sua terra d’origine, non è ne colpa mia ne del progetto o del mancato progetto.
E’ emigrato mio nonno, mio padre e anche io (in senso opposto, dal nord verso il sud); le popolazioni nel mondo emigrano dalla notte dei tempi, se ne faccia una ragione.
Nel lontano 2010 con quel poco di cervello che mi rimaneva e dopo aver costruito case abusive e buttato cartacce a terra, ho sprecato energie e tempo per leggermi circa 300 pagine di VAS e VIA, giusto per una piacevole lettura estiva.
Come consentito dalla legge, ho presentato le mie “osservazioni” al progetto. Come me, altri gruppi e associazioni hanno presentato le loro “osservazioni” in Regione.
Il normale iter burocratico, identico e lentissimo per tutti gli stati membri dell’Unione Europea, necessario quando si creano nuovi insediamenti urbani è proseguito con il respingimento del progetto. Come previsto dalla legge, la società poteva apportare modifiche al piano, ma ha preferito fare direttamente ricorso al tribunale (giusto per allungare i tempi e per strillare più forte).
Non stiamo parlando quindi di casette di 25 mq in Francia o in Spagna ma di una piccola città!
Infine, non ho facoltà di decidere come il turista farà la sua vacanza nel Salento, se in villaggio turistico, agriturismo o campeggio.
Mi limitavo a suggerire un’idea di sviluppo sostenibile del territorio, in cui il recuperare ha più senso del costruire.
Le dico questo perché il recuperare i centri storici, il restaurare masserie, costruzioni rurali e tutto ciò che è autentico, storico, paesaggistico, sta attualmente generando una economia positiva (quindi + occupazione) legata al turismo destagionalizzato – aperto tutto l’anno-, tra l’altro anche nella sua Galatina.
Con il tempo, anche i salentini impareranno a rispettare maggiormente il proprio territorio. Li perdoni, una larga generazione della popolazione è abituata al pensiero che la campagna è povertà, sfruttamento, fatica, vergogna, emigrazione.
Il mancato rispetto del territorio nasce da lì. Molto è cambiato rispetto a solo dieci anni addietro, molto cambierà, dia il tempo al tempo.
Cordialmente,
Fabrizio Suppressa
P.S. Ci risparmi le casette costruite senza “permesso di costruzione” a forma di palla nella sua Provenza. I Salentini sono molto più avanti, qualcosa di simile un muratore di Copertino le ha già costruite abusivamente presso Lido Frascone.
Solo che lei in Francia questa la chiama “arte” mentre qua la chiama “inciviltà”.
Punti di vista legittimi.
Io chiamo entrambe “cagate”!
Grandiosa replica
Giuseppe senza cognome ci ha dato esaustive spiegazioni su come si vive bene fuori dal Salento, ne prendo atto, in realtà anch’io suggerisco ai miei figli di andarsene dallì ‘Italia sgovernata da almeno due decenni, proprio perchè è sgovernata, incapace di creare lavoro e via dicendo, parl odi governi, non certo delle persone che la vivono, gl iitalian isono persone eccezionali. Quello che fa specie è che il signor Giù bolli gli italiani tutti come cafoni, servi della mafia e via dicendo, generalizzando e non tenendo conto delle differenze (la generalizzazione genera razzismo, ecco il profumo di lega nord) . Chi è contro le speculazioni (forse non se ne è accorto il signor Giù) vuole cambiare lo stato delle cose, vuole un altro tipo di sviluppo. Se la signora è moglie di un pari, io penso di poter essere definito figlio di un dispari, se la differenza è fra chi vuole e chi no la colata di cemento fra gli ulivi. Comunque questi signori, anche se organizzano olimpiadi carine da vedersi, rimangono, nel lessico italiano, speculatori edilizi. Non penseremo che chi viene in Salento a spendere 70 milioni lo faccia per amore del territorio, vero?
Signori – Dalla mia tenera eta’ ho imparato in famiglia prima e poi anche nelle associazioni (scout laici tanto per intenderci). e Associazione civiche, l impegno civile e cosa significa rispettare il territorio ed il bene comune. A 18 anni ho anche organizzato un festival del teatro studendesco, che fu un successo con molte scuole a partecipare per una settimana nel Teatro Paesiello di Lecce, l’anno successivo l’edizione non fu ripetuta per motivi anche di solita piccola politica becera (combio di amministrazione). Non faccio generalizzazioni perche” le ho subite di tante nella mia vita (da salenino al Nord prima) e da Rital (buffone) italiano all’estero. Io sono contento di esser emigrato perche’ mi ha aperto il cervello dal “salento la terra piu’ bella che c’e’…” e mi ha permesso di confrontare, capire e criticare e lodare quando ne fosse il caso. Le casette che il Sig. Fabrizio chiama “Cagate” a Theoule sur Mer entraranno nel patrimonio artistico mondiale a breve, l’architetto visionario che le ha costuite, alcune per Pierre Cardin, e’ di fama mondiale, forse Lei non lo conosce :-). La villa Malaparte del Mepris di Gordard con la Bardot costruita sul faraglione a Capri, entrata come icona di architettura e filmografia, oggi non potrebbe essere costruita.I Trulli – patrimonio unesco- sono nati a causa della forte tassazione sulla proprietà e che in rispostra i pugliesi crearono queste casette con muretti a secco in modo che potessero essere smantellate rapidamente (togliendo la chiave di volta ) quando gli ispettori delle Tasse erano nella zona… I ponti abitati di Rialto a Venezia e Vecchio a Firenze oggi sarebbero illegali e inabitabili e sopravvivono grazie a delle leggi speciali. Saluto con piacere il vostro impegno ma sottolineo che gli inglesi (ci lavoro e ci ho vissuto in UK) negoziano sempre, e sono iper-rispettosi delle regolamentazioni (e pagano a 30giorni data fattura..). Se non l’hanno negoziato e’ anche perche’ nessuno glielo ha proposto (di negoziare) ma gli e’ tacciati sin da subito da invasori/speculatori. Questa non e’ speculazione: Investire 70 milioni, 1 o 100 non e’ speculazione, e su questo punto, che mi fa capire che non c’e’ futuro per una terra che considera l investitore uno speculatore. Che considera il “costuire” un villaggio design, come quello alla stregua delle torri orribili di Benidorm in Costa Blanca in Spagna. Lecce stessa e’ stata costuita da mecenati (religiosi e Civili) che hanno investito soldi privati nel corso della Sua millenaria storia per renderLa il gioiello che e’. Su questo stesso sito, vi sono esempi lampanti di mecenatismo e privati investimenti diventati monumenti con il passare dei secolil (i castelli, le chiese e via discorrendo). Come si fa a creare sviluppo senza investimenti non e’ dato sapere. Non credo che mi interessi discutere di piu’, tanto non serve. Arrivederci e buon lavoro. Giuseppe Fa # ni gliulo (il cognome non lo mettevo per evitare SPAM e il problema dei Big Data, ma tant’e’) la prossima volta che vengo giu’ vi invito a prendere un caffe’ e ci metto la faccia, altro che lega nord e cazzate varie.
Un’ultima domanda pensando al dopo quando la Sig.ra Deighton avra’ rinunciato, e che investira’ i suoi 70 mil altrove, bene credo che sia normale che ella costruisca delle belle mura di 2 metri in stile tardo salentino, al posto della piccola staccionata all Anglosassone, cosi da godersi per le prossime generazioni beatamente lei e i suoi cari, la Sarporea in tutta privaacy, visto che è’ sua, una cosa tipo Villa Reale a LECCE. la conoscete Villa Reale? il piu’ grande parco giardino urbano del Salento, uno dei piu’ belli d Italia e praticamente inaccessibile al grande pubblico. vi chiedo: qualcuno ha proposto di riacquistarLa al patrimonio pubblico la Sarporea (e Villa Reale)?
ciao giuseppe se hai letto il mio intervento sai che condivido la tua posizione ma per quanto riguarda il muro di recinzione questo non potrà comunque essere più alto di un metro in pietra viva per cui sarà possibile vedere gli ulivi, certo non entrare nella proprietà. ma questo non sarebbe possibile neanche ora!
Ciao Cosimo, infatti i miei 2 metri, per me erano una boutade o un’iperbole, e sono completamente d’accordo, anche senza nessun muretto, nessun se non autorizzato dalla proprieta’ potrebbe accedervene. Ma in realta’ volevo evindenziare come siamo in un caso tipico della Teoria dei Giochi, il dilemma del prigioniero. Dove prigioniero 1 e’ la proprieta e il prigioniero 2 e’ (per semplificare) il gruppo di oppositori locali al progetto.
Nella semplificazione logica di questo tipico caso di teoria dei giochi vi sono essenzialmente 3 casi:
Caso 1/2: uno vince, l altro perde.
Caso 1: la proprieta’ vince in pieno anche l’appello al Consiglio di Stato,fa il villaggio, non coinvolge il comitato locale ed il constesto locale diventera’ almeno in parte ostile.
Caso 2: la proprieta’ desiste, quindi il comitato locale “vince” ma di fatto la Serparea rimane privata e “alienata” come fruizione e della visione.
Caso 3/4 (compromesso):
Caso 3: compromesso volontario: proprieta’ e comitato trovano un accordo, con un accordo costruttivo ex ante (per esempio riducendo cubature, adattdando gli stili e garentendo una parte di fruizione pubblica al di la dei fruitori del villaggio turistico).
Caso 4: compromesso forzato: la proprieta’ e’ obbligata pena la non costruzione del villagio ad attenrsi a delle prescrizioni di legge e a a delle sentenze (con un Consiglio di stato che approva) e ad un coinvolgemento del comitato locale ex post nel processo di sviluppo.
Ecco nel dilemma del prigioniero la migliore soluzione sarebbe il compromesso di alto profilo, ma putroppo entrambi spono spinti dal desiderio oltranzista (tutto o niente) per cui si arrivera’ con molto probabilita’ ad un compromesso 4 o peggio caso 1 o 2.
G
Caso 5: diventa tutto parco protetto e la proprietà ne prenderà atto e non metterà neppure un mattoncino dei lego.
MI ha convinto compagno Ferraris! quindi si fa un esproprio o si riacquista a patrimonio pubblico?
Chiunque non la pensi come me è “commmmmunista”. Qualcuno ci ha rotto i maroni vent’anni con questa solfa. Probabilmente ha fatto proseliti.
La società sarà libera di farne quello che vuole, a patto che qualsiasi intervento sia compatibile con l’uliveto secolare e i vincoli imposti dai piani regionali (Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio e Piano Territoriale Paesaggistico Regionale) e da leggi statali (Decreti Galasso, etc.).
Il “visto che è sua” è un’aberrante affermazione che prescinde l’esistenza di leggi e normative.
Tutto il resto sono chiacchiere da bar.
Fabrizio e basta dai. Io mi occupo per lavoro si leggi e regolamentazioni. Il Caffé ve lo offro io visto che sono chiacchiere da bar, ho fatto l esempio preciso di villa reale a Lecce per dire che basta un muretto di un metro e qualche filare di alberi per occultare la vista ” a jamais”. Non fate i finti sofisti, se vogliono privare il resto dei salentini e dei turisti dalla visione e uso della serparea sono in tutta legalità. Esattamente come Villa Reale nel pieno centro storico di Lecce. Concretamente riposto la domanda: qualcuno ha proposto di riacquistarla al dominio pubblico, la serparea?. Giuseppe Fa #nigliu lo
Caro Giuseppe, la Sarparea è privata ed è giusto che il proprietario eserciti i suoi diritti. Ma il paesaggio non è privato, ciò è scritto in Costituzione (la nostra, non quella di molti stati esteri) e se qualcuno qui pone delle osservazioni al faraonico progetto -che non è architettura spontanea, con un valore socio-economico differente- lo fa argomentando in maniera precisa, a quanto vedo.
Lei non è l’unico qui ad aver studiato, vissuto e lavorato in giro per il mondo.
Provi per un attimo a mettere da parte le sue pur legittime aspettative da expat evoluto, e cerchi di vedere se anche qui, da noi, c’è qualcuno (pochi, sia chiaro) che ha una visione dello sviluppo turistico e culturale di un territorio PERFINO più avanzata di quella della moglie di un Pari di Londra. E che sarà mai. Sta il fatto, che è grazie a queste persone, più evolute di un pur evoluto Inglese, che in tanti -anche gli Inglesi, sì…- hanno scoperto questo territorio. La sua forza è nello sviluppo sostenibile che si può, si deve realizzare. Con buona pace di chi vuole sfruttare a livello intensivo un uliveto secolare che non produrrà più olio, ma una ricchezza diversa.
Mi ero ripromesso di non parlare piu’ della Sarparea, visto che nessuno risponde alle domande che ho posto: qualcuno ha proposto di riaquisirla al patrimonio pubblico? Qualcuno vuole evitare che essa finisca con il suo paesaggio “protetto in costituzione” e che finisca nell oblio e “protetto in recinzione” tipo giardino dei Monaci o Villa Reale a Lecce etc? Qualora la sentenza del Consiglio di Stato fosse in favore della Sarparea Srl, e quindi l iter amministrativo giudiziario fosse concluso, il comitato ne prenderebbe atto, ne sarebbe comqunaue felice preche’ la legge si e’ espressa indipendente dall esito? Sviluppo Sostenibile in un territorio che drena e perde capitale umano in maniera costante e ininterrotta da piu’ di 50 anni, e non riesce ad attirare capitali finanziari (ahime senza l investimento, lo sviluppo e’ un puro ossimoro) si deupaupera e sopravvive solo di conteninmento e status quo. Altro che “sostenibile”. Se a Parma non ci fosse stata l’unita’ d’Italia il Parco Ducale oggi a disposizione di tutti cittadini e turisti sarebbe esattamente come Villa Reale a Lecce (bella e inaccessibile,legittimamente) ma se non fossero stati i farnese ed i borbone quel parco non esisterebbe nemmeno! Ripeto la bellezza di Lecce e di molti centri salentini e’ dovuta innanzittutto a coloro che nei secoli passati hanno investito, cambiato e innanzato monumenit, templi e chiese. Capitale Privato al 99%, mecenati che compravano un posto in “paradiso”, o innalzavano momunenti alla propria vana gloria. la storia dell architettura e’ fatta da cio’: pura vanita’. Le terme di caracalla a Roma oggi vanto del patrimonio italiano invece e’ uno dei primissimi esempi di sviluppo di un sito turistico nella storia,potevano accogliere più di 1.500 persone contemporaneamente ( in media erano visitate da circa 8000 persone al giorno), quanti i clienti, 2000 anni dopo nelle Terme di Santa Cesarea .. Se i leccesi del 500 avessero impedito la costruzione di chiese sulle vestigie delle antiche citta’ Romane e messapiche, oggi non godremmo dello spettacolo del barocco. Cio’ non significa che tutto e’ accettabile, ma non mi si venga a parlare di speculazione per un progetto che non costruisce palazzine alla maniera di Baia Verde, e nemmeno villette a schiera come il villaggio in pieno centro a Sant Isidoro.Lo sa infine che oggi il Salento non e’ finanziariamente capace di mantenere e manutenere il proprio patrimonio artistico senza i trasferimenti statali, e che per “sostenere” finanziariamente il patrimonio attuale, bisogna cominciare a identificare un percorso di atuo generazione di flussi finanziari positivi netti ( in altre parole gettito da lavoro e investimenti diretti) e che molti monumenti sono chiusi, inagibili e non vengono valorizzati? Mi dice quante spiagge pubbiche in Salento sono datate di docce, quante sono costantemente pulite? Con quali soldi vengono provveduti i necessari ripascimenti, e le erosioni delle coste? Lei preferibbe per il paesaggio salentino che vi fossero 3000000 di turisti ryainair , che consumano acqua, risorse e producono rifiuti e reflui o magari 1000000 di turisti fascia alta che parita di spesa hanno un “impronta carbone” complessivfa piu’ bassa? Ecco la prima dimensione della sostenibilita’ e’ sta nella capicita’ di “garantire la continuita’ della capacita’ di mantenimento e gestione”. Puoi avere il paesaggio piu’ bello del mondo, ma se non hai la capacita’ per genereare le risorse economico-finanziarie e gestionali per valorizzarlo e difenderlo, alla fine il paesaggio sara’ abbandonato…
amen
Amico mio, è chiaro che sulla questione Sarparea la pensiamo in modo differente. Ritengo in ogni caso questa diversità di opinione una ricchezza indiscutibile.
Non posso però, per il rispetto che nutro nei confronti della semantica, sentire confondere il mecenatismo con l’imprenditoria.
Il mecenate agisce per spirito d’amore come parimenti per propria vanagloria al fine di finanziare e sviluppare le arti.
L’imprenditore agisce per un proprio e legittimo tornaconto economico.
Le opere realizzate dal primo mantengono il loro valore economico-sociale nel tempo, le seconde no.
Cordialmente,
Fabrizio
CAro Farbizio,
non c’e’ che dire, e perche’ mai non lo sarebbero per le mecenatismo e imprenditoria sarebbero in confusione? La trasformazione urbana di una antica manifattura che quindi cambia destinazione d’uso per diventare contenitore culturale per Lei non e’ imprenditoria che si e’ fatta architettura? L archeologia industriale quindi e’ fuffa? Le officine cantelmo che oggi ospitano uno student center a Lecce non sono nulla?
Un cinema deco (quindi imprenditoria) del 800 che rivive oggi come contenitore museale e palazzo del ciname non ha pregio? Quindi il Cinema Louxor di parigi e’ cacca. https://www.cinemalouxor.fr/
Oppure i building tardo 800centischi dei magazzini Lafayette a Parigi o Harrods a Londra sono palazzi da buttur giu’ perche’ e’ frutto di imprenditoria?
Il palazzo del Banco di Napoli a Lecce e’ un crimine?
Nel turismo le casette di inizio 900 a Dinard in Bretagna o Cabourg con il suo Casino fronte mare, con i primi turisti inglesi ad inaugurare le grandi stagioni del turismo borghese? tutto inutile.
Per non parlare dei musei privati e delle varie fondazioni, prenda Bilbao con il Guggenheim o il nuovo museo della fondazione Louis Vitton (LVMH e’ il piu’ grande gruppo di moda nel mondo) http://www.fondationlouisvuitton.fr/?
Non c’e’ nessun contrapposizione tra mecenatismo e imprenditoria, anzi la prima essendo la quinta essenza della seconda, Mecenate era un patrizio aveva fatto i soldi in guerra e decise di prolungare il suo successo terreno con la gloria eterna della “sponsorizzazione” artistica..
Il mecenate e’ uno sponsor, che trae agio dal miglioramento della Sua immagine attraverso l’opera degli artisti che finanzia.
Buona serata,
Giuseppe
PS: Vendola e’ stato pochi giorni fa in Germania dalla Porsche AG proprietaria dal 2011 dell anello di Nardo’ (700 ettari di terreno dove prima vi erano ulivi) sui quali sono costruiti piste, circuiti e strutture di servizio. Il tutto in agro di Nardo’. Quel ring e’ talmente conosciuto che il circuito di Bedford in Inghilterra li ha dedicato una curva della pista principale. Vendola stesso ha parlato di eccellenza pugliese. Ecco mi chiedo se 40 anni si fosse osteggiato l abbattimento di 700 ettari di ulivi ecc e gridato alla “speculazione” del bastardo padrone capitalista (all epoca Agnelli e Fiat ndr) se oggi il vendola avesse potuto vantarsi del nulla al suo posto. perche’ non ci sarebbe nulla.
Aggiungo: e se non ci fosse stata la centrale a carbone di Cerano? E se non ci fosse stata l’ILVA a Taranto? Immaginate quanti bambini in più a fare casino nei vicoli del centro storico. Probabilmente tutta gentaglia che viaggerebbe (orrore orrore) Ryan air.
nota della vicepresidente ed assessore all’assetto del territorio della Regione Puglia, Angela Barbanente, con la quale puntualizza i termini di quanto contenuto nelle dichiarazioni rilasciate ad alcuni organi di stampa dal Sindaco della città salentina, dopo l’incontro svolto ieri con la Vicepresidente:
“Leggo i resoconti di stampa sul breve incontro di ieri mattina con il sindaco di Nardò. La disponibilità al dialogo istituzionale è un dovere di ogni amministratore pubblico ed io non mi sono mai sottratta al confronto, anche sulle questioni più spinose. Ma la comunicazione richiede un chiarimento. Quel progetto ha avuto un parere sfavorevole dal punto di vista paesaggistico dal Ministero prima e dalla Regione poi, sulla base di robuste motivazioni che ci auguriamo il Consiglio di Stato vorrà accogliere. Ogni dialogo deve fondarsi dunque su un nuovo progetto, diverso da quello proposto, che parta da un’accurata rappresentazione dello stato dei luoghi e degli elementi di valore paesaggistico dell’uliveto storico, i quali devono essere conservati, valorizzati e riqualificati. Non ci spaventano gli attacchi perché abbiamo la coscienza a posto per quanto riguarda il lavoro svolto in dieci anni di amministrazione per migliorare la qualità del territorio e della vita dei cittadini pugliesi, attraendo investimenti, snellendo procedure, dando certezze e opportunità agli investitori. Non c’è spazio per elencare gli atti, ma per fortuna parlano i numeri. Dal 2007 ad oggi abbiamo attratto 3 miliardi di euro di investimenti, con 8.768 imprese coinvolte, anche grazie al più completo ed efficace catalogo di incentivi che esista nel Paese. Dal 2010 ad oggi abbiamo rilasciato ben 165 pareri su piani urbanistici esecutivi in aree tutelate dal punto di vista paesaggistico, e di questi, 156 sono stati favorevoli, con soli 9 dinieghi. Ma questi, si sa, non fanno notizia! Ed è giusto che sia così perché l’espressione di pareri favorevoli per i progetti di qualità rientra nei nostri doveri. Ma è bene ricordare che rientra nei nostri doveri anche respingere i progetti che distruggono l’ambiente in nome di una eco-compatibilità declamata ma non dimostrata da documentazione tecnica.”
Grazie. Dei 3 MLD di € complessivi (tutti i tipi di investimento ) in 7 anni sono meno di 440 Milioni l anno cioe’ 104 € l anno a pugliese. E’ un buon dato?
Se guardiamo ai dati ufficiali OCSE utilizzati per esempio dal Guardian http://www.theguardian.com/news/datablog/2014/jun/24/foreign-direct-investment-which-countries-get-the-most ) che fa la classifica dei paesi e guardiamo all Italia (che gia’ di suo fa male) ci dice che nel solo 2013 in Italia ci sono stati circa 16,508 Milioni di £ UK (cioe al cambio medio dello scorso anno circa 22 MLD di € investimenti stranieri) il che anche ammettendo che se i 440 milioni annui fossero tutti esteri (e invece contengono anche investimenti nazionali) la quota della puglia sarebbe intorno al 2% di quello che riceve annualmente l italia. Del dato Regionale Pugliese poi non si capisce quale sia la parte di miliardi in investimenti diretti e quale quella degli incentivi pubblici (tasse) ma questo conta poco. Se invece guardiamo ai dati ufficiali ICE: la puglia ha ricevuto dal 2005 al 2011 circa solo l’1% degli investimenti esteri in Italia (cumulato fa circa 370 MLN di € su un totale nazionale per lo stesso periodo di 59 MLD di €) la puglia ha preso in quel periodo meno dell Abbruzzo in assoluto e a livello pro-capite meno investimenti esteri di tantissime altre regioni Qui i dati che vi potete scaricare direttamente: http://actea.ice.it/ide.aspx#.
Se qualcuno volesse invece approfondire il disastro a livello della situazione post crisi 2008 e la situzioane pessima della Puglia qui un bel testo della Banca d Italia…http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/ecore/2013/analisi_s-r/1317_puglia/economia-Puglia.pdf
http://www.quisalento.it/item/cemento-tra-gli-ulivi-del-salento-l-istituto-di-bioarchitettura-dice-no
Ehi – G. quello del “Aggiungo: e se non ci fosse stata la centrale a carbone di Cerano? E se non ci fosse stata l’ILVA a Taranto? Immaginate quanti bambini in più a fare casino nei vicoli del centro storico. Probabilmente tutta gentaglia che viaggerebbe (orrore orrore) Ryan air.” ……Vada piu’ lontano per cortesia perche’ si ferma al salento oppure gli altri sono tutti dei pirla? se non ci fosse la centrale di cerano? perche’ quelle del resto d’italia allora? ma magari anche tutte le centrali, e le infrastrutture ed il progresso in generale- Lei ora non starebbe nemmeno scrivendo su un forum su internet.. Il metano che ha sotto il deretano come Le arriva? per opera’ e virtu’ dello spirito santo? e allora perche’ non contesta il tubo che arriva fino alla Sua di casa? Oppure perche’ non fa una manifestazione contro le centrali di stoccaggio di cas in emilia, o le pipeline in Sicilia e in Friuli, da dove ti arriva il gas? Riguardano solo Emiliani, Siciliani e Fruilani? perche’ non fa un sit’in contro la pompa di benzina che ha sotto casa ( ah gia’ si devi spostare con l auto, no?)…
E’ francamente incredibile che un investimento immobliare di soldi privati e che non incidano sulle tue di tasche ma che al limite produce sviluppo sia alla fine comparato al piu’ grande stabilimento industriale d’europa (ILVA) che e’ stato il piu’ inquinante gia’ dai tempi della proprieta’ pubblica.
E’ francamente demoralizzante constatare l ipocrisia di chi, grida alla speculazione capitalistica quando se puo’ muovere il culo, arrivare a fine mese e avere una speranza di vita tra le piu’ alte al mondo e’ perche’ si trova nella parte giusta del pianeta. Pronate la decrescita ma essa non e’ mai felice, l Italia e’ in decrescita dal 2008 e non vedo molta piu’ felicita’ in giro.
PS: ryanair, era un traslato per dire che non mi intessa che arrivino 5000000 di turisti in piu’ nel salento se alla fine l impronta ecologica di queste milionate sara’ 4 a 5 volte piu’ importante di un gruppo molto piu’ piccolo ma che spende uguale. Quindi faccia meno lo spiritoso che ha capito benissimo altrimenti si vada un po’ a studiare cosa significa “impronta ecologica” e cominci a calcolare la Sua…
http://www.wwf.ch/fr/agir/vivre_mieux/calculateur_d_empreinte/
Oh certo.
Un progetto regolamentato e vincolato, no.
Ma le villette abusive sulla costa, anzi sulla spiaggia, sì.
Okay, prendo atto.