di Gianni Ferraris
Quando ci si addormenta sul divano fingendo di guardare la TV il sonno arriva presto. E si sa che gli anziani dormono poco. Così mi sveglio che è ancora buio pesto. Un caffè, una doccia. E poi? Ma si, è una buona giornata per vedere l’alba. Del tramonto ho già detto. Ma l’alba è altra cosa. Soprattutto se con pochi km in auto riesci a vederla per primo in Italia. Il capo d’Otranto è la punta più a est d’Italia. Per arrivarci passo fra uliveti, niente traffico. L’auto scivola sulla strada quasi in silenzio. Il notturno di radio tre mi accompagna. Passo qualche paese. Maglie, antica città molto ricca un tempo. Nel sottosuolo le fondamenta di molte case sono enormi cisterne. Un tempo erano utilizzate per contenere l’olio commestibile. Gallipoli era la capitale dell’olio lampante. Ne partivano intere navi per il nord e per l’Europa intera. I frantoi ipogei che ancora sono visibili ne sono testimonianza. Maglie invece si era specializzata in olio commestibile. Famiglie di notabili hanno fatto le loro fortune su questo commercio. E la quotazione di Maglie era quella ufficiale per l’Europa intera. E’ ancora città nobile per qualche aspetto. Ci sono licei e scuole di ogni ordine e grado. Tutto nacque per un lascito di nobili illuminati. “Poi arrivò la famiglia di un noto neo ministro e tutto cambiò, ci abbrutimmo” mi dice un avvocato conosciuto per caso . Arrivo alla punta, scendo dall’auto giusto in tempo per godermi lo spettacolo . Pensando che ad Alessandria l’alba arriverà solo fra una quarantina di minuti. Non so quanto durerà la mia permanenza in queste terre stupende e contraddittorie, però le emozioni me le porterò appresso molto a lungo. Il sole che nasce dal mare lo vedrò morire in un altro mare stasera. Non vado a Otranto. Oggi qui vicino arriva il papa in una visita di poche ore che costerà alle scassate casse locali una valanga di soldi. Ma dai, non è il caso di fare il solito contestatore. Ci saranno pellegrini a migliaia, sono pronti treni speciali, pullman, poliziotti e carabinieri e protezione civile. E i sindaci hanno approntato regali costosi. Comunque il papa mangerà verdure. Lo dico giusto per dovere di cronaca. Non è che se mangia spaghetti con le cozze sarei più coinvolto, pare però che sia importante, ne parlano tutti i giornali. Veneriamo il papa e le sue verdure. Quindi torno verso i miei lidi.
Vento lieve sulla pelle alle sette seduto al chiosco del lungomare. Onde leggere. Un vela in lontananza. E’ bello la mattina stare a leggere il giornale nella quiete. “Lasci perdere il giornale, c’è il sole e un’arietta piacevole” mi dice il barista mentre mi porta “il solito”. Già, vorrei farlo. Ma è come il fumo, mica facile smettere. Ho il privilegio di viaggiare fra paesi più o meno grandi. E di parlare con molte persone nei momenti in cui il lavoro non mi assilla. Ed ho la fortuna di conoscere e lo stupore di essere riconosciuto e salutato dal vigile di Galatina, piuttosto che dal signore incontrato al bar. “Piacere, io sono l’assessore alla felicità” mi ha detto quando si presentò. Bel lavoro l’assessorato alla felicità. Poi ho scoperto che la sua idea di felicità dipende esclusivamente dal suo Dio. “Non pratico la filosofia. La teologia si, è l’unico motivo per vivere” “Però qualche danno l’ha fatto un’errata interpretazione della teologia” “L’uomo sbaglia a volte, Dio mai, e chi sbaglia deve essere perdonato” “e l’integralismo?” “lasciamo perdere, devo occuparmi della felicità”.
Dialogo surreale . Però quando mi incrocia mi saluta, a volte insiste per offrirmi un caffè. Saranno i capelli bianchi, Sarà l’accento settentrionale, o la erre moscia. Chissà. Belle storie fra gli ulivi e il mare. Ma i bambini hanno gli stessi sguardi curiosi in ogni parte. E simili sorrisi. Ieri mi sono avventurato in una conversazione sulla Madonna. Da ateo ad ateo ne abbiamo parlato. Madonna come madre, come donna. E mi è venuta in mente una piece del mistero buffo in cui Franca Rame, che è la Madonna, chiede spiegazione all’arcangelo per il suo tradimento. Perché gli ha dato la felicità e gliel’ha tolta. Una meravigliosa raffigurazione della parte umana della madre straziata dalla perdita di un figlio che poteva essere anche figlio di Dio, ma era “figlio mio”. Madonna, Ma-donna, dice il mio interlocutore scandendo bene la pausa. Strana la vita. Mai avrei pensato di poter un giorno parlare di tali argomenti e di andarmene in giro di notte a rincorrere un’alba. Un’amica, collaboratrice di queste pagine, mi dice che salto di palo in frasca scrivendo. Ma i miei pensieri volano via così, saltellando leggeri o pesanti. Se chi riceve queste righe rifiuta di pubblicarle avrà tutta la mia comprensione e solidarietà.