Ci sono rapporti che nel Tempo migliorano e diventano sempre più importanti.
Sono costretti a nascere timidi ma dopo diventano forti e prepotenti.
Ecco così è successo con mio Padre.
Io faccio parte della generazione 1985, quella in cui era normale che un papà desse un ceffone al proprio figlio per imparare l’educazione.
Quella generazione in cui i genitori si svegliavano alle 5.00 di mattina per andare in campagna e dormiente ti portavano nel lettone dei nonni.
Quella generazione in cui il Papà era il Papà con la P maiuscola, non un amico, non un tenerone e nè un giocherellone, ma IL Capofamiglia, colui che aveva il dovere di proteggere e guidare 4 persone, una casa e un lavoro, colui che bisognava rispettare e “non rispondere” perchè così si faceva, perchè così era giusto.
Era il papà che mi diceva “tu hai solo un dovere: studiare! Se vai male ti porto via da scuola e vai a lavorare alle pecore dietro casa!”
Era il Papà che non mi prendeva per mano, perchè al tempo era compito della mamma, lui doveva insegnarmi a essere duro e forte, freddo quanto basta per affrontare la realtà.
Era il Papà che per dirti “bravo” ce ne voleva di tempo e di buoni voto…
Era il Papà che con con la paghetta di 5 mila lire mi insegnava a essere risparmiatore e cosciente del valore dei soldi.. forse anche un pò troppo
Faccio parte di quella generazione in cui non c’erano telefonini, computer, i phone, uscite notturne a 14 anni, vacanze estive a 16 anni, sigarette nei bagni e quant’altro. NO.
Io avevo il mio diario, un piccolo quaderno nascosto tra quelli di scuola, spiato puntualmente da mia madre e che riferiva tutto a lui, da casa uscivo per andare in chiesa o al massimo per andare, di nascosto, a danza (a 18 anni), la mia vacanza estiva era un campo scuola con gli amichetti del catechismo laddove i miei genitori puntualmente dovevano venire a trovarmi almeno un giorno, contro il mio volere.
Io faccio parte di quella generazione che non si sarebbe mai permessa di dire una parolaccia a tavola davanti ai propri genitori, nonostante loro le dicessero, eccome… ahahah….
Mio padre è stato il papà che non ha accettato la Danza nella mia vita “perchè è una cosa inutile e fa spendere soldi”.
Mio padre è stato il papà che aveva dei genitori malati e ha sofferto come un cane quando il Cielo se li è portati via, pur non facendolo vedere.
Mio padre è stato il papà che ha costruito e ristrutturato tutta casa sua, con le proprie mani.
Ma il tempo ci migliora più delle volte…
E mio Padre è cambiato.
O forse siamo cambiati insieme.
O forse ancora siamo cresciuti.
Mio padre ora mi presenta con orgoglio e soddisfazione come il “Figlio Ballerino e Maestro” davanti a tutti, anche laddove non ce n’è il bisogno e magari istigando mia madre a mettere in borsa qualche dvd dei miei spettacoli per afrli vedere durante le cene con parenti e amici.
Mio padre ora mi telefona per chiedermi “come stai? che stai facendo? la macchina va bene? Guida Piano ca tu scappi sempre!”… forse anche troppe volte…
Mio padre ora non perde occasione per complimentarsi con me, per farmi capire che è contento del mio lavoro, del mio carattere, del mio percorso, anche se magari fa finta di non vedere molte cose della mia vita, come un padre vero dovrebbe fare.
Mio padre è ora persino su facebook, pronto a prendere il posto di mia madre e a spiare tutta la mia vita sociale e non…
Mio padre soprattutto è colui che è sempre pronto a salvarmi.
“Papà la macchina non parte”… e lui dopo mezz’ora ha già fatto 43 km ed è li affianco a me ad aiutarmi.
“Papà voglio farmi un controllo al ginocchio” e il giorno dopo ha già trovato l’appuntamento dal medico.
E non scorderò mai lo sguardo di mio padre (e ovviamente anche di mia madre) quando il 5 agosto un medico in cam ci disse “suo figlio sta benissimo, non ha nulla.” Uno sguardo di liberazione e commozione messi insieme. Di serenità dopo tanta paura, di felicità, di amore.
Lo sguardo di orgoglio davanti alla mia proclamazione “Dottore in beni culturali con 110 e lode”.
Cosiccome non posso dimenticare il suo tono di voce di solo qualche giorno fa, sconsolato e triste e pieno di rabbia con quella breve frase “di nuovo”.
E in un periodo così ansioso e difficile per me e per la famiglia, lui si fa in quattro per provare a “salvarmi” di nuovo.
Ecco questo è il mio Papà.
Questo è il nostro rapporto.
Poche parole.
Pochi abbracci.
Poche dimostrazioni.
Tanto sentimento.
Rubo una frase dal mio libro preferito, che rappresenta al meglio noi due, questi due uomini così diversi ma così uguali allo stesso modo.
L’essenziale è invisibile agli occhi…
Mino Bianco, 27 anni , nato nella messapica Mesagne ma residente da otto anni nella Barocca Lecce.
Laureato in Beni archeologici con il massimo dei voti, tutt’ora è insegnante di Danza Moderna e Hip Hop presso il proprio Centro Studi “Danza&Passione” e altre strutture sparse nella provincia di Brindisi e Lecce.
Sostiene che da grande vorrebbe fare l’ “Artista”.
Dedito completamente alla Danza, è anche un amante della Scrittura di racconti e piccole Operette poetiche messe in scena durante i suoi spettacoli.
Appassionato di internet, interagisce con il Mondo circostante anche attraverso il suo blog personale.
“A me piace scrivere e danzare perché ho tanto da dire”
Bello questo ritratto di padre
molto bello.
Poche pennellate in controluce e la figura prende corpo in tutto il suo spessore umano ed affettivo.