di Alessio Palumbo
Scriveva Verga nella novella Guerra di santi:
Tutt’a un tratto, mentre San Rocco se ne andava tranquillamente per la sua strada, sotto il baldacchino, coi cani al guinzaglio, un gran numero di ceri accesi tutt’intorno, e la banda, la processione, la calca dei devoti, accadde una parapiglia, un fuggi fuggi, un casa del diavolo: preti che scappavano colle sottane per aria, trombe e clarinetti sulla faccia, donne che strillavano, il sangue a rigagnoli, e le legnate che piovevano come pere fradice fin sotto il naso di San Rocco benedetto. Accorsero il pretore, il sindaco, i carabinieri; le ossa rotte furono portate all’ospedale, i più riottosi andarono a dormire in prigione, il santo tornò in chiesa di corsa più che a passo di processione, e la festa finì come le commedie di Pulcinella.
Tutto ciò per l’invidia di quei del quartiere di San Pasquale, perché quell’anno i devoti di San Rocco avevano speso gli occhi della testa per far le cose in grande; era venuta la banda dalla città, si erano sparati più di duemila mortaretti, e c’era persino uno stendardo nuovo, tutto ricamato d’oro, che pesava più d’un quintale, dicevano, e in mezzo alla folla sembrava una «spuma d’oro» addirittura. Tutto ciò urtava maledettamente i nervi ai devoti di San Pasquale, sicché uno di loro alla fine smarrì la pazienza, e si diede a urlare, pallido dalla bile: – Viva San Pasquale! – Allora s’erano messe le legnate.
Certo andare a dire «viva San Pasquale» sul mostaccio di San Rocco in persona è una provocazione bella e buona; è come venirvi a sputare in casa, o come uno che si diverta a dar dei pizzicotti alla donna che avete sotto il braccio. In tal caso non c’è più né cristi né diavoli, e si mette sotto i piedi quel po’ di rispetto che si ha anche per gli altri santi, che infine fra di loro son tutt’una cosa. Se si è in chiesa, vanno in aria le panche; nelle processioni piovono pezzi di torcetti come pipistrelli, e a tavola volano le scodelle.
– Santo diavolone! – urlava compare Nino, tutto pesto e malconcio. – Voglio un po’ vedere chi gli basta l’anima di gridare ancora «viva San Pasquale!».
– Io! – rispose furibondo Turi il «conciapelli» il quale doveva essergli cognato, ed era fuori di sé per un pugno acchiappato nella mischia, che lo aveva mezzo accecato -Viva San Pasquale, sino alla morte!-
– Per l’amor di Dio! per l’amor di Dio! – strillava sua sorella Saridda, cacciandosi tra il fratello ed il fidanzato, ché tutti e tre erano andati a spasso d’amore e d’accordo sino a quel momento.
Compare Nino, il fidanzato, vociava per ischerno:
– Viva i miei stivali! viva san stivale!-
– Te’! – urlò Turi colla spuma alla bocca, e l’occhio gonfio e livido al pari d’un petronciano. – Te’, per San Rocco, tu dei stivali! Prendi! –….
E ancora, Sciascia ne La rimozione:
C’era gente, davanti alla chiesa. ‘Forse c’è festa; o hanno inventato una funzione nuova, una messa notturna: non sanno più che inventare.’ Avvicinandosi, notò molti carabinieri. ‘Sarà festa grossa, forse c’è il vescovo’.
“Tricò” si sentì chiamare. Era il brigadiere.
“Desidera?” domandò Tricò, risentito, pronto a romperla col brigadiere e con chiunque.
“Anche lei vuol fare la rivoluzione per santa Filomena?” chiese con minacciosa ironia il brigadiere.
“Che rivoluzione? Che santa Filomena?”
“Come, lei non sa niente?” disse il brigadiere: ironico, minaccioso, incredulo.
“Non so niente di niente” disse Tricò, con così evidente innocenza che il brigadiere gli credette.
“Le donne: stanno dentro la chiesa” spiegò il brigadiere “e non vogliono uscire. Temono che calino giù dall’altare la statua di santa Filomena: non si muoveranno dicono, se l’arciprete non giura che la statua resterà dov’è”
‘Ho capito: la storia di santa Filomena. Ė da un pezzo che se ne parla. Ma chi glielo fa fare, ai preti? Una chiesa dedicata a santa Filomena, un paese pieno di Filomene una festa per santa Filomena che dura una settimana intera, con fiera e fiaccolate, processioni, cavalcate, le case che tremano per i mortaretti, i dolci impastati col miele: e di colpo vien fuori il decreto che santa Filomena non è mai esistita’
“Io vengo a prendere mia moglie” disse al brigadiere…
La novella dell’autore di Racalmuto va avanti con i disperati tentativi di Michele Tricò, acceso comunista, di convincere la moglie dell’inesistenza di Santa Filomena e quindi dell’opportuna decisione di rimuoverne la statua. Lo stesso Michele, tuttavia, comprende la cocciutaggine della moglie nel non voler rinunciare alla santa, quando a fine cena apprende da L’Unità la decisione del XXII Congresso del PCUS di rimuovere la tomba di Stalin dal mausoleo.
L’ironia dei due grandi scrittori siciliani ritrae con abilità due episodi di piccola guerra di religione ed ideologie, in due verosimili paesini dell’isola. Per fortuna anche il Salento non è carente di queste gustose vicende.
Ad Aradeo, per esempio, proprio in questi giorni, un dibattito cittadino sta assumendo dei toni simili. L’attuale amministrazione ha deciso di porre mano al rifacimento di alcune strade e del piazzale antistante l’ufficio postale. Proprio qui, alle soglie delle poste e telegrafi, è maturato il casus belli. A quanto pare, al centro della nuova area pedonale, sarà istallata una statua in onore di san Rocco e la stessa piazza potrebbe cambiar nome, passando da piazzale Droso, nome di un antico poeta aradeino, a piazza San Rocco. Come carico finale, la statua sarebbe stata già in parte finanziata dal comune. In un clima surriscaldato dalle imminenti elezioni, la scintilla è presto scoccata. Vie, piazze, bar, barberie, social network, capannelli, case, crocicchi, tavolate e talami nuziali si sono animati di discussioni. Ognuno dice la propria.
I fedeli del santo guaritore hanno accolto con gioia la notizia “Il piazzale sorge vicino alla chiesa di san Rocco e nel suo quartiere: giusto quindi dedicargli una statua e magari la piazza”
Immediata la replica dei fedeli di san Nicola: “Il santo patrono di Aradeo è san Nicola, che tra l’altro, a dirla tutta, non ha nemmeno una piazza a suo nome. La statua dovrebbe essere intitolata a lui ed anche la piazza”.
“Perché mettere di mezzo i santi?” hanno chiesto alcuni “Meglio una soluzione laica. Un monumento ai lavoratori o agli emigranti, ad esempio”
Ma tra gli stessi laici il fronte non è per nulla compatto.
“Niente statue. Meglio risparmiare in un periodo di crisi come questo” ha provato a chiudere qualcuno.
Le maldicenze avanzano, le ipotesi si sprecano, gli allarmi si susseguono, nessuno indietreggia.
“Il quartiere è di san Rocco e quindi è giusto che ci sia una statua del santo col cane sulla nuova piazza” affermano gli uni
“Ma il paese ha come patrono san Nicola, che poveretto sta relegato lì in una nicchia della torre dell’orologio a vegliare su un incrocio di strade” rispondono i devoti di san Nicola, che hanno sempre guardato con una certa diffidenza i fedeli del santo rivale.
“Ma almeno san Nicola ha l’orologio, tra l’altro appena restaurato. San Rocco neanche quello” rilanciano i seguaci di quest’ultimo.
“Ma l’orologio non è di san Nicola” si giustificano gli altri.
“Per chi patteggia il sindaco?” chiede intanto qualcuno.
“Ma per san Rocco, si capisce. La sua è una mossa elettorale” ipotizzano in molti.
“Il sindaco è in combutta con don Antonio” sentenziano altri” L’artefice di tutto è il parroco di san Rocco: non solo vuole la statua e la piazza, ma sembra voglia fare una sorta di villaggio da quelle parti”.
“E perché poi? San Nicola è forse da meno? E c’è pur sempre l’Annunziata, prima di san Rocco” insorgono altri fedeli.
“Ma l’Annunziata una via già ce l’ha”.
“Anche san Rocco”.
“Basta con i santi. Aradeo ha le sue personalità di spicco, i suoi eroi di guerra, tutti meritevoli di una statua. Tanto vale dedicarla ad un paesano”.
“Giusto” sembra concordare l’interlocutore di turno “Una statua che rappresenti tutti allora: una statua ai lavoratori ed agli emigranti”.
Insomma, le proposte, vere, presunte o semplicemente plausibili, aumentano di giorno in giorno.
Ed intanto, tra voci, veleni, illazioni, malignità, ipotesi sicure ed incerte verità, i lavori vanno avanti. Il tutto si risolverà, probabilmente, solo il giorno dell’inaugurazione della nuova piazza. Solo allora sapremo se gli aradeini saranno giunti ad una buona mediazione o se invece l’avrà spuntata l’una o l’altra fazione. Solo allora conosceremo la conclusione di questa ennesima, minuscola, buffa guerra di santi ed idee.