di Massimo Vaglio
Con il termine di còccioli, cuzzìuli o cuècciuli tarantini nel Salento si appellano genericamente le murìci d’entrambe le due specie più comuni, ossia le murici propriamente dette (Murex trunculus) e le murici spinose (Murex brandaris). Tutte e due le specie ma, in particolare le prime, sono ampiamente presenti nei mari pugliesi, su quasi tutti i tipi di fondale sino ai 100 metri di profondità, ma è il Golfo di Taranto a mantenere da millenni il primato di questa produzione.
Questi molluschi che appartengono alla classe dei Gasteropodi hanno alle spalle una storia illustre e millenaria. Da esse infatti veniva ricavata la preziosissima porpora di cui già si parla nella Bibbia e nelle opere di Omero e sulla cui fabbricazione ampie testimoniante hanno lasciato Plinio, Aristotele, Plutarco, Teofrasto ed altri. Questa serviva a colorare, tra i vari filati, anche la cosiddetta “lanapenna” ricavata dal bisso della Pinna nobilis.
Il “laticlavio”, ossia la toga indossata dai senatori romani, era orlata dall’alto in basso da una fascia di porpora. Indossavano toghe orlate di porpora anche i notabili anziani, ed i sacerdoti, mentre toghe interamente di porpora, erano indossate, sul carro di trionfo, dai generali vittoriosi nelle grandi parate ufficiali.
Taranto era, a quanto pervenutoci, una delle maggiori produttrici di porpora e su questa industria trasse molta della sua fortuna. Tanto è stata notevole questa produzione che ancora nella seconda metà del XVIII secolo, il conte Carlo Ulisse De Salis Marschlins, viaggiatore svizzero, testimonia la presenza a Taranto di una strana collina :- ….Sempre in queste vicinanze, di là dal convento Alcanterino, esiste una collina, chiamata Monte Testaceo, consistente nella massima parte di avanzi di bivalvi e di mùrici. Si vuole che la celebre tinta purpurea di Taranto fosse stata anticamente preparata in questo punto, e che la piccola cisterna quadrata lì presso esistente, fosse usata per la preparazione del prezioso liquido.-
Con la scoperta della cocciniglia (kermes) prima ed infine dell’anilina, l’uso della porpora decadde, ma si incrementò l’utilizzo gastronomico delle murici che, perduta la preziosità e decaduto la sorta di monopolio a cui erano state sino ad allora assoggettate, tornarono ad essere solo un cibo gustoso ed alla portata di tutti.
Le murici, non sono oggetto di allevamento, anche se spesso vengono raccolte e mantenute dagli allevatori di mitili nelle zone in loro concessione, per poi ripescarle e porle in vendita nei periodi dell’anno più propizi.
Ancora oggi, in Puglia sopravvivono delle particolari forme di pesca specifica alle murici; una di queste viene compiuta con l’ausilio di delle sorta di trappole dette “coppi”, che vengono innescati con esche costituite da scarti di carne o pesce.
Sopravvive, però, anche una forma di pesca ancora più particolare, praticata con l’ausilio dei cosiddetti miervuli o miruli che sarebbero i coriacei ammassi di uova di questi molluschi. Questi ammassi tondeggianti, che sono costituiti da tante cellette e che ricordano i favi delle api, vengono formati dalle murici nel mese di giugno e accresciuti man mano dalle stesse che vi si portano sopra per deporre le proprie capsule ovigere.
Ognuno, per così dire, di questi “nidi”, possiede una potentissima forza attrattiva, tanto da riuscire ad attirare tutte le murici presenti nel raggio di svariate centinaia di metri.
Questa pesca, viene praticata in detto periodo ispezionando con l’ausilio dello specchio i fondali marini tradizionalmente interessati dalla presenza dei miervuli, che una volta individuati vengono recuperati, vengono raccolte le murici che vi si trovano attaccate, e con un apposito attrezzo vengono rastrellate anche quelle che si trovano nelle immediate vicinanze.
Ad ognuno di essi infine viene fissata una cordicella con un segnale galleggiante facilmente individuabile. Così segnalati i miervuli vengono in seguito visitati quotidianamente recuperando tutte le murici ad essi aderenti.
In una stagione una barca riesce a pescare anche alcune decine di quintali di murici.
Le murici vengono gustate prevalentemente lesse, ma anche crude, da chi non disdegna il loro gusto “piccantino”. In alcune località rivierasche pugliesi vengono utilizzate anche per preparare delle gustose spaghettate.
Cuècciuli tarantini a ‘nsalata
Murici a insalata
Sciacquate per bene le murici sotto l’acqua corrente onde eliminare eventuali spiacevoli residui di sabbia e metteteli a lessare coperti d’acqua, facendoli bollire per qualche minuto. Lasciateli raffreddare nella loro acqua di cottura, quindi utilizzando un robusto ago estraete i molluschi dalle conchiglie, privateli dell’opercolo, poneteli in un piatto da portata e conditeli con olio extravergine d’oliva, pepe, limone e prezzemolo tritato. Costituiscono un delizioso antipasto.
Spaghetti al sugo di “coccioli”
Ingr. : 2 kg. di murici, 500 grammi di spaghetti, 300 grammi di pomodori pelati triturati, olio extravergine d’oliva, 2-3 spicchi d’aglio, prezzemolo, pepe nero macinato.
Risciacquate per bene le murici, lessatele per qualche minuto, quindi estraete i molluschi dalle conchiglie adoperando un robusto ago e privateli dell’opercolo. In una padella fate riscaldare dell’ottimo olio con due tre spicchi d’aglio e prima che questi imbiondiscano unite i pomodori triturati, una presina di pepe nero macinato al momento ed un po’ di prezzemolo tritato. Riportate ad ebollizione ed unite le murici precedentemente pulite. Lasciate cuocere sino a che l’olio si comincerà a “slegare” dal sugo. Condite quindi, gli spaghetti cotti al dente e serviteli cosparsi con prezzemolo tritato e pepe. Una variante consiste nell’impiegare le murici crude; dopo averle cavate dalle conchiglie schiacciando i gusci con l’ausilio di un martellino, ne deriva però un sughetto dal sapore un po’ troppo marcato, non a tutti gradito ed inoltre nel pulire le murici crude si incorre nell’inconveniente di colorarsi le unghia di una resistentissima colorazione purpurea.