di Wilma Vedruccio
Vediamo un po’ cosa mi tocca illuminare questa sera…
La superficie del mare come sempre, con tutte le creature che vivono là sotto . Vivono? Si, pascolano, guizzano, si nascondono, inseguono, ingoiano, sbranano… sono tante, difficili da tenere a bada, d’addomesticare.
Le conosco da sempre, se la vedon fra di loro, le lascio fare.
Certo, mi fa piacere quando vedo la mia luce riflessa sul dorso lucido dei delfini che vanno, lenti, bonari e cantano… mi sento meno sola quelle volte.
Ci sono più problemi sopra la superficie del mare, che sotto, questo è certo. E non posso far finta di non vedere, con tutta questa luce…
Lì c’è una imbarcazione prepotente, lascia una scia profonda e sconvolta di acque, chissà dove la porta tanta fretta, cosa “giustifica” tanto spreco di energia, tanto sconquasso, tanto rumore in questa notte. Mi disturba!
Laggiù un veliero scivola silenzioso, non ha fretta, posso illuminare la sua vela argentata che coglie la brezza leggera e canta. Canta alla luna di sicuro!
Arriva una nave con cento occhi di luce, mi pare sia la stessa della volta scorsa, piena di gente che fa festa, beve e non mi vede. Fosse per loro rinuncerei a fare il solito giro, orbita sprecata… ma c’è fra essi un timoniere che mi guarda, mi guarda e fischietta una canzone antica.
Guardo più in là e vedo…la vedo appena…una corvetta di colore grigio, sembra che mi scansi, che preferisca confondersi col mare, non farsi vedere.
Cerco di essere discreta e lascio andare ma mi piace poco quello che intravedo! Questi terrestri non riusciranno mai a mettersi d’accordo.
Da là in fondo arriva qualcosa di …stracarico! Sono in tanti, vengono da lontano, si, li ho visti partire stamattina, prima che tramontassi dietro quell’altro continente, avevano visi di speranza, ora mi sembrano svuotati…tante ore sul mare… cercherò di dissetarli un po’ con la mia luce e di riaccender nei loro occhi un poco di speranza.
Ecco là un uomo solitario seduto su uno scoglio, è lo stesso di ieri e di ier l’altro, butta l’amo in mare e come zavorra ci ha attaccato il cuore… sta fermo lì fino a quando la mia luce volge a occidente, poi tira su il cuore, ributta a mare il pesce e se ne va.
Non capisco tutto ciò che vedo, molto per me rimane misterioso, mi contento di illuminare qua intorno… La verità è che non so fare altro.
oh luna, luna…. se volgessi un poco più in là lo sguardo, solo un poco più in là, vedresti, tante, tante altre cose che non riusciresti a comprendere e che ti struggerebbero il cuore …
L’umanità sembra impazzita…
Eppure ti prego, non fuggire via, non abbandonarci, abbiamo ancora così tanto bisogno della speranza che riesci a infonderci, dei sogni che riesci a dipingere nei nostri pensieri, nonostante tutto, … altrimenti che senso avrebbe questo esistere!!!!!!
Regina incontrastata la luna e sudditi devoti tutti coloro che di lei scrivono, fraseggiano e cantano.
Wilma, in questo suo scritto leggero, è la luna.
Vede, la luna, e sente, intuisce e medita.
Ciò che è perfettamente abbinato al suo risplendere è la natura e il suo scandire vita. Il regno dell’uomo appare subito più macchinoso, sfuggente ma anche sentimentale, malinconico, romantico.
Se i trafficanti s’immergono nell’ombra, i poeti e i pensatori seguono l’argento della via dei sogni. Un cuore come esca è il miglior modo di accaparrarsi una manciata di speranza e di felicità.
Stanotte il candido astro sorgerà ancora dal mare, imbellettato di rosa dal sole, sarà meno rotondo ma non meno magico, brillerà nel cuore di ognuno come cammeo tempestato di stelle.