di Gianni Ferraris
La Costituzione parla esplicitamente del diritto alla salute e di quello al lavoro, addirittura quest’ultimo è, secondo la carta, la parte fondante della Repubblica stessa. Lo Stato ha quindi il dovere di tutelare entrambi questi diritti. Ora, a meno che non si ritenga la Carta Costituzionale alla stregua di un soprammobile inutile e da spolverare di tanto in tanto, magari giusto nelle ricorrenze, per poi scordarlo per il resto dell’anno, l’affaire ILVA di Taranto è un ossimoro bello e buono. Gli operai sono costretti a scendere in piazza per difendere il loro posto di lavoro minacciato da chi vuole difendere la loro salute e non disdegnerebbe il chiudere la fabbrica. Si rischia di camminare sui vetri facendo questo discorso, nessun attacco alla Magistratura, per carità, soprattutto quando fa il suo lavoro.
Che a Taranto si crepi di cancro più che in altri luoghi è un fatto dimostrato, che l’ILVA sia responsabile lo è altrettanto. Il governo Vendola molto ha fatto per ridurre le particelle inquinanti e l’industria pareva aver recepito. Ora sembra però che qualcuno rilasciasse fumi nocivi la notte in spregio agli impegni presi.
Ora, giusto per sgomberare il campo da equivoci, se così è stato, i dirigenti di quella fabbrica hanno l’intelligenza e il modo di comportarsi e di agire dei mafiosi più imbecilli. Questi ultimi seppelliscono rifiuti tossici nei campi dove poi coltiveranno pomodori che mangeranno i loro figli, i primi mandano fumi in aria che loro stessi respireranno a pieni polmoni. E che così sia pare anche dimostrato, a sentire la magistratura nella quale chi scrive ha fiducia. Anche se quello di Arcore e il Presidente Napolitano poi dicono di non volere essere fatti segno di indagine come tutti i comuni e normali cittadini, alla faccia di un altro polveroso soprammobile: “la legge è uguale per tutti”, noi chiediamo che i magistrati vadano avanti.
Tornando alla vicenda ILVA, ha senso che gli operai manifestino perché costretti a scegliere fra diritto al lavoro e quello alla salute? Sono diritti acquisti entrambi. Dov’è lo Stato? Certo, ILVA ha la possibilità di optare se andare all’estero o rimanere in Italia, questo succede grazie al liberismo globalizzante e alla mancanza dell’Europa politica che ci fa parlare di spread come di una cosa familiare e non ci permette di dire chiaramente che il progetto voluto da chi l’Unione volle ad ogni costo è miseramente fallito a causa delle politiche interne di ciascuna componente. Che siano le banche e la finanza a guidare l’Unione europea è un fatto acclarato, non a caso i governi di salvezza nazionale (della nazione tedesca, verrebbe da pensare) sono fatti di banchieri in buona parte. L’Europa dei diritti è una chimera irraggiungibile. Così la grande finanza e la grande industria tutto possono senza che nessuno disturbi il manovratore. Emblematico il caso Marchionne che è stato messo lì per liquidare la parte italiana della FIAT senza nulla restituire di quanto lo Stato ha negli anni elargito agli Agnelli, e si parla di centinaia di miliardi di lire.
Non è un caso che il Marchionne stia “sperimentando” i turni di dieci ore. Accade negli stabilimento di Kragujevac a 150 Km. da Belgrado che produce la nuova 500L.
Può farlo per la mancanza assoluta di qualsiasi politica europea che tuteli le persone piuttosto che le banche. Così l’ILVA ha già velatamente minacciato di spostare in luoghi più accoglienti le sue produzioni con il ricatto: “o mi lasciate massacrare di inquinamento quel che voglio o me ne vado… E’ la globalizzazione, ragazzo”.
Quel che pare sicuro ora è un’altra guerra fra poveri, fra i bimbi che vivono in ambienti malsani e gli operai a rischio disoccupazione è alle porte. Gli unici a non esserne lambiti sono i nuovi baroni, quelli che hanno in mano i cordoni della borsa.
Può durare a lungo questa situazione?
L’articolo fa capire cosa vuol dire avere una visione d’insieme.
E averla fa capire quanta responabilità ognuno di noi ha nel quotidiano per tutto quello che non va come dovreb