di Marcello Gaballo
Solo per gli sprovveduti ricorderemo che l’affresco è una antichissima tecnica che ci ha consegnato pitture del periodo medievale e rinascimentale, con esempi sparsi in tutto il Salento, in cui è forte la tradizione per questo tipo di pitture, particolarmente nelle cripte disseminate sul territorio, ma anche all’interno e all’esterno delle chiese.
Una tecnica quella dell’affresco assai difficile e laboriosa, che richiede tempi rapidissimi per la sua realizzazione, oltre ad una particolare abilità del frescante, che non può ripensare o correggere una volta applicato il pigmento colorato e diluito sull’intonaco fresco, che immediatamente lo assorbe.
La bravura sta anche nel saper scegliere la superficie, che l’artista deve rendere assolutamente piana, per poi applicarvi il tonachino e quindi i colori. Wikipedia comunque vi spiegherà ogni particolare.
Queste essenziali caratteristiche siano sufficienti per spiegare quanto pochi siano i frescanti e perché la tecnica sia stata abbandonata nel corso dei secoli, nonostante sia tra quelle che ci hanno tramandato meravigliose opere d’arte, che difficilmente sarebbero sopravvissute se le stesse fossero state realizzate con la pittura. Bastino per tutte Pompei, le opere di Giotto e la cappella Sistina. Per rimanere nel Salento solo due esempi: la chiesa di S. Caterina in Galatina e quella di Santo Stefano in Soleto. Ma in queste Spigolature Salentine si cerchino i diversi articoli di Massimo Negro, che pazientemente ha visitato le numerose cripte affrescate della provincia, offrendoci esempi talvolta bellissimi e tanto sconosciuti. Tra le più recenti edizioni a stampa mi piace ricordare gli affreschi di Santa Maria de Itri in Nociglia, un incantevole edificio medievale, per secoli naturale tappa del pellegrinaggio verso l’antico santuario di Leuca, abilmente studiati e descritti da Sergio Ortese.
La stringata premessa per introdurre quello che, secondo il mio punto di vista, è uno degli eventi culturali dell’estate salentina che merita particolare attenzione. Dal 3 al 27 agosto, presso la Torre Matta di Otranto, esporrà le sue opere il qualificato maestro Antonio de Vito, nativo di Alessano, che ha raccolto ventisei delle sue creazioni nella mostra “I muri dell’arte. Segni e segreti negli affreschi del Salento”, patrocinata dalla Provincia di Lecce, APT, Comune di Otranto e Comune di Poggiardo.
Attento studioso degli affreschi antichi, il maestro De Vito, molto abile nella tecnica pittorica, ha prodotto numerose reinterpretazioni di celebri affreschi italiani, con uno stile assai pulito e nitido, armoniosamente classico e di chiara ispirazione rinascimentale, rinnovando con le sue opere la conoscenza di alcuni dei capolavori dei grandi maestri.
Scelto il supporto su cui immortalare l’opera, magari un imperfetto muro in pietra, comunque una superficie provata dai segni del tempo, ecco che realizza con la rapidità necessaria il soggetto preventivamente studiato. Giorni e giorni di applicazione, di stesura dei ricercati pigmenti, assistendo con emozione alla lenta ma efficace azione della chimica di quei materiali selezionati. Poi faranno la loro parte il calore ed il tempo, che fisseranno indelebilmente sulla pietra le capacità artistiche appena espresse, misteriosamente esaltate dalla patina che si viene a creare. Seguirà lo stacco dal muro originale, conclusione di tanta perizia, che consentirà l’adattamento alle proprie esigenze.
Legato alla sua terra, come accade per molti salentini che si son dovuti spostare, il maestro De Vito ha avuto la brillante intuizione di reinterpretare e riproporre anche alcune opere esistenti nel territorio salentino, disseminate in grotte, cripte e chiese, che spaziano dall’arte bizantina a quella rinascimentale.
Le eloquenti foto inserite a corredo di questo annuncio denotano chiaramente la maestria di De Vito, e le bellissime figure in primo piano, particolarmente predilette dall’artista, risaltano per l’incisiva lucentezza e per i volumi così sapientemente delineati e modellati. A mio modesto parere, un evento da non perdere assolutamente.
I MURI DELL’ARTE – Segni e segreti negli affreschi del Salento
Otranto – Torre Matta
Dal 3 al 27 agosto 2011
Orari mostra : 18.00-23.00
Ingresso: libero
Info: Antonio De Vito, cell. 328 9044529
http://www.devitoantonio.it/index.html
Le foto sono state gentilmente fornite dall’Autore, che le ha concesse in esclusiva per questa nota. E’ vietata ogni riproduzione, con qualsiasi mezzo.
Che meraviglia!
Ritrovo con gioia Antonio de Vito su Fondazione di Terra d’Otranto.
Di lui e della sua ricerca avevo scritto nel dicembre 2006, su Belpaese:
Antonio De Vito, uomo del Rinascimento… salentino.
Porta avanti la sua particolare sfida contro il tempo, nel nostro tempo.
Ha imparato umilmente a restaurare “affreschi” insidiati nella loro bellezza dalla polvere dei secoli, a recuperare volti, sguardi, gesti.
Questo paziente e umile esercizio gli ha permesso di carpire segreti antichi, di affinare una tecnica d’altri tempi, di riproporla a noi in una sua personalissima formula. Questa è una più grande sfida.
Poi si ritrova quotidianamente a scommettere con il tempo, ogni volta che sui muri del suo laboratorio, fiorisce, prende “volto” una nuova idea o una vecchia icona.
Poche ore per realizzare uno sguardo, un profilo, una testa, perché la pittura “a fresco” è tiranna, non permette ritocchi, ripensamenti il giorno dopo, la mano deve essere ferma e decisa nell’uso dei pennelli, bisogna osare.
E Antonio prova la vertigine della scommessa e silenzioso e solerte interloquisce con i giganti della pittura: Michelangelo, Leonardo, Lorenzo Monaco e altri, a volte anonimi, resi immortali dalle loro opere belle.
Sobriamente, con fare d’artigiano, Antonio De Vito, nelle sue esposizioni, propone vecchie icone e sorride mentre ripercorre la storia di ciascuna, forse soddisfatto, forse incredulo ancora.
E sono apparizioni di bellezza dirompente, che esplodono da frammenti di malta o pietra o tela, staccati, divelti dal muro dove sono nati.
Ed è bellezza che si insinua negli occhi quale scheggia, che s’insinua nelle pieghe della sensibilità dei visitatori e ne accende il desiderio di vedere e rivedere ancora quella visione e quell’altra, di angelo o madonna.
È il passato che rivendica il suo posto nell’immaginario dell’oggi e ammicca al bisogno di noi di riafferrare fili di memoria, con materiali poveri, senza cornici o rifiniture, quasi a render più ricercate le proposte.
“Come negli affreschi delle cripte bizantine
Dal buio apparivano particolari
Schegge di visioni
Ed erano dorate, promettenti preziose
Ma lo scenario intero era negato…”
da:«Sulle orme di Idrusa»
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