di Pino de Luca
Senza se e senza ma mi sento solidale con Patrizia Todisco, magistrato di Taranto, che ha assunto l’onere di emettere il provvedimento di sequestro dell’Ilva e e mandati di arresto annessi.
Un onere pesantissimo che non può che far onore alla toga che la suddetta indossa.
Di fronte alle decisioni difficili si vede la scorza delle persone e questa era una decisione difficilissima, sottoposta a pressioni tanto possenti quanto contrastanti.
Già il segnale del cambio al vertice dell’Ilva ha qualcosa di inquietante.
Bruno Ferrante, da Lecce, Prefetto di Prima Classe e già Capo di Gabinetto al Ministero dell’Interno nonché con un breve incarico di Commissario Anticorruzione. Lasciata la carriera politica dopo aver sconfitto Dario Fo e perduto con Letizia Moratti, diventa Manager di IMPREGILO e tramite essa di Fibe Campania, azienda con notevoli successi nel trattamento dei rifiuti …
Ad arricchire il curriculum anche un breve periodo di Vice Capo della Polizia.
Non si capisce bene quindi la scelta della proprietà e il mandato ad un Manager di cotal curriculo nel quale la conoscenza del mercato dell’acciaio, delle materie prime, dei cicli di produzione se esiste è d’una assoluta trasparenza.
Ed ecco quindi la Todisco, che non conosco ma immagino di altezza media e di studi altissimi, che deve decidere sapendo che ha di fronte una pletora di molossi con la bava alla bocca, travestiti da giornalisti, così avvezzi al servilismo che abbaiano al giudice anche quando non gli viene richiesto.
E lo fanno raccontando sciocchezze, distorcendo la verità, utilizzando descrizioni improbabili. Facendo confusione, creando scompiglio e innalzando polveroni. Patriza Todisco non è un Pubblico Ministero, una parte del processo che si farà, ma un Giudice. E questo Giudice previsto dall’ordinamento, emana ordinanze e lo fa in nome del popolo italiano, anche di coloro che vanno reclusi e dei cani da guardia in servizio permanente effettivo.
Il GIP, Giudice delle Indagini Preliminari, fu istituito su can can dei “Garantisti a gettone di presenza” per sostituire il Giudice Istruttore e con “funzioni preordinate a garantire l’indagato nella fase delle indagini preliminari.”
Ovvero gli atti compiuti da Patrizia Todisco, GIP a Taranto, non sono compiuti su autonoma iniziativa della quale il GIP è privo, ma su richiesta della Procura e considerati TUTTI GLI ATTI FAVOREVOLI AGLI IMPUTATI.
Rimane in piedi la questione Ilva, la necessità di una industria dell’acciaio in Italia in generale e a Taranto in particolare.
Tanti coyotes guaiscono di dolore quando si mette in discussione la presenza delle acciaierie a Taranto, ma le loro voci non si sentivano quando Thyssen-Krupp smantellava Terni e Torino con conseguenze drammatiche per gli operai e, in qualche caso, tragiche.
Ora s’appellano agli operai scatenando il più odioso dei ricatti: salute in cambio di lavoro, e comprendo la preoccupazione di chi deve portare il pane a casa e non ha altro modo che quello di avvelenarsi. La comprendo e mi fa soffrire ma poi ci sono due cose che tramutano la sofferenza in rabbia: un territorio è stato devastato e derubato delle sue ricchezze promettendo “sviluppo” e quel pane duro che prima si poteva impastare con la spigolatura di una terra fertile e generosa non c’è più, e il pane che si guadagna avvelenandosi è a sua volta velenoso.
E non vanno arrestati? Non si deve mettere fine a questo crimine perpetuato per anni nella indifferenza di classi dirigenti pavide e corrotte, di sindacati dagli occhi pieni di salame e amministratori che evitavano di guardare verso i rioni dei reietti, i rioni ad alto tasso criminale li chiamano. E sono quelli delle vittime della morte lenta ed inesorabile che comincia lo stesso giorno in cui vieni alla luce.
Troppo comodo privatizzare i profitti e lasciare che altri paghino i costi. Chi ha fatto il danno e riscosso il guadagno è tempo che assuma oneri e responsabilità. Saldato il conto possiamo parlare. Gli operai senza lavoro? Si cominci l’opera di bonifica e vediamo quanti operai occorrono, si provi ad edificare industria vera, che inserisca tra i costi aziendali anche quelli sociali, che abbia rispetto per l’ambiente e per la vita. Vediamo quanti operai ci vogliono. Da altre parti lo fanno e stanno sul mercato. Perché qui non si può?
Mi permetto di aggiungere una nota per me fondamentale: perché, visto che il reato è acclarato e i diretti responsabili e chi, complice e connivente, ne ha consentito anche amministrativamente la commissione, sono facilmente identificabili, non si procede, anzitutto, con il sequestro preventivo di tutti i beni (solo di quelli emergenti, purtroppo…) dei diretti responsabili già individuati? L’aspetto economico-occupazionale non deve servire a certo stato (l’iniziale maiuscola sarebbe sprecata) e a certi coraggiosissimi imprenditori solo quando fa comodo come arma di ricatto, cosa che continua a succedere senza pudore da almeno cinquanta anni. E io (come me tutti i contribuenti onesti) pago…
Come tale e come cittadino, anche io plaudo all’atto sofferto e coraggioso di Patrizia Todisco e mi chiedo, senza per questo voler innescare alcuna polemica, se tutto ciò sarebbe successo qualora il magistrato di turno fosse stato un uomo.
Armando Polito