di Danny Vitale
Sin da piccolo percorrendo la litoranea in prossimità di Giancola notando una grande costruzione mi son sempre chiesto (come credo abbiano fatto in molti) cosa rappresentasse e a quale periodo storico appartenesse. Successivamente da adolescente approfittando delle splendide giornate di settembre più volte mi sono seduto ai piedi della costruzione per cercare di capirne il senso ma soprattutto di godere dello splendido panorama che il promontorio su cui essa è posta offre, magari immaginando storici avvenimenti risalenti ai tempi in cui la misteriosa e solitaria costruzione dominava il mare incontrastata. Quanti di voi raggiungendo i piani superiori dell’incustodita costruzione in località punta penne (zona meglio conosciuta come granchio rosso) hanno potuto sperimentare la posizione strategica protesa sul mare? Pochi invece sanno dell’esistenza di un’altra torre resa quasi inaccessibile da sentieri non facilmente identificabili e poco praticabili… torre Mattarelle, per non parlare poi di torre Cavallo (nell’omonima zona) usata come bersaglio di prova per armi da fuoco e quindi andata persa per sempre.
Tutte queste costruzioni fungevano da primi baluardi di un sistema difensivo e di avvistamento costiero, fatto erigere nella seconda meta del XVI secolo (1559-1571) dal vicerè Parafan di Ribeira Duca di Acalà, per ordine di Carlo V, per far fronte agli attacchi dei turchi, dei pirati e dei corsari. Queste strutture austere e possenti, testimoni di un clima di paura, avevano anche lo scopo di lanciare un chiaro segnale finalizzato a dissuadere i turchi ormai troppo vicini alle nostre coste. In caso di attacco le segnalazioni venivano fatte con fumo di giorno e fuochi di notte, permettendo così agli abitanti delle masserie, dei castelli e dei borghi di prepararsi a respingere l’incursione.
A presidiare le torri vi era un “capo torriero” e tre guardiani dipendenti che percepivano una retribuzione di 4 il primo e 3 ducati gli altri (come riportato da alcune fonti. La difesa veniva messa in atto grazie alle armi da fuoco in dotazione ovvero: smeriglie (cannoni a palle), archibugi, alabarde. La conferma che in tali torri venissero usate le armi da fuoco (oltre che nelle documenti storici) è confermata dalla forma quadrangolare necessaria per poter posizionare l’artiglieria sui quattro fronti.
Quello che vediamo oggi delle torri è solo una parte. In origine erano più alte ed erano circondate da un cortile chiuso, dal quale poi si accedeva attraverso una porta alle scale che terminavano con una sorta di ponte levatoio (in alcune torri si accedeva attraverso una scala a pioli in legno). Per una maggiore sicurezza fra una torre e l’altra il litorale veniva scandagliato dai cosiddetti “cavallari”, che perlustravano costantemente i lidi. Una volta cessato lo scopo difensivo le torri furono svendute a privati o abbandonate. Il tempo, l’incuria, l’azione erosiva del vento e del mare, l’inciviltà, hanno fatto il resto.
Non molto tempo fa furono iniziati degli interventi di recupero purtroppo interrotti bruscamente da problematiche vicende politiche. Torre Testa (torre delle testa/e di Gallico come viene anche chiamata). Alcuni hanno ritenuto che il nome gallico sia dovuto alla forma di testa di gallo del promontorio su cui è posta, ma in realtà è più probabile che derivi da addico, che nelle lingue nordiche voleva dire bosco, foresta. A differenza di altri torri a mio parere l’importanza di Torre Testa (come quella di Guaceto) era dovuta alla posizione strategica, in quanto era posta alla foce di un fiumiciattolo che rappresentava per i nemici la possibilità di rifornirsi di acqua dolce. Attualmente, dopo secoli di dominio sul mare, la torre è in grave pericolo di crollo. Se non viene effettuato un intervento immediato si rischia che una parte della nostra storia vada per sempre cancellata; inoltre le condizioni in cui essa si trova rappresentano un costante rischio per l’incolumità delle persone. E’ anche necessario un intervento allo scopo di prevenire il degrado paesaggistico del litorale e delle zone circostanti. Infatti è ben noto che oltre ad essere un area protetta di rilievo naturalistico è anche una zona di interesse archeologico. Infatti a poca distanza della torre vi è un sito preistorico (paleolitico superiore) e più avanti ancora ci sono i resti di una fornace romana che produceva anfore che venivano esportate oltremare. Ritengo che sia inutile aggiungere che tali provvedimenti di salvaguardia potrebbero rappresentare un incentivo al turismo nella nostra area. Naturalmente l’intervento non deve limitarsi a Torre Testa ma anche alle restanti torri costiere ed in particolare Torre Mattarelle, ormai ridotta quasi ad un rudere situato fra saline e Cerano (con relativo panorama naturalmente scempiato dalla centrale).