di Rocco Boccadamo
Da un bel pezzo, fa caldo, anzi domina l’afa: del resto, si è in estate.
A dover sopportare il barometro, talvolta oscillante intorno ai quaranta, non sono solamente le persone, ma anche gli animali (che tenerezza suscita il mio certosino, alla continua ricerca di riparo e refrigerio all’ombra!), le piante, gli arbusti, i terreni coltivati e/o coltivabili.
Cosicché, ad esempio, la vegetazione nel minuscolo orto del contadino dilettante che scrive è un autentico specchio di languore, fra nano crescita delle pianticelle, foglie ingiallite quando non del tutto secche, frutti scarsi e/o rattrappiti.
E, tuttavia, in mezzo a una simile ristrettezza agricola da siccità non fronteggiata mediante un’adeguata irrigazione artificiale, si è colta un’immagine imprevedibile, una realtà vivente e operativa, sottoforma di nutrite colonie o processioni di formiche.
L’eccezionalità non sta solo e tanto nella presenza intensa di tal comune genere d’animaletti, quanto nelle dimensioni, nella stazza, d’ogni singolo esemplare: insetti di colore fra il bruno e il rossiccio, vicino a quello delle zolle, ben nutriti, dieci/venti volte più consistenti rispetto ai minuscoli omologhi che, ora, si trovano presenti e sparsi ovunque, nei giardini, in casa, sino ai piani altissimi dei grattacieli.
L’impatto è avvenuto, per di più, con creature apparse in stato di alacre laboriosità, di lena, con, in bocca o fra gli artigli, semi e frammenti di erbe e piante, in qualche caso sproporzionati in confronto alle loro dimensioni, nondimeno agevolmente trascinati, con andatura sicura e regolare, verso tane e ripostigli sotto le già richiamate zolle.
Un occhio certamente deformato da un altro specchio, quello dell’esistenza che corre e scorre in giro con le sue ombre di crisi e pericoli e i ripetuti richiami all’essenziale, alla morigeratezza, ha, come per incanto, lasciato intravedere, idealmente, altre e ben diverse “processioni”, accanto a quelle di formiche nel piccolo e povero orto alla “Marina del Tenente”, lungo la strada che conduce all’Arenosa. Il riferimento è alle missioni che, di questi tempi, va compiendo numerose, a est e a ovest, a nord e a sud del globo, il nostro Presidente del Consiglio Monti, con l’unico o prevalente scopo, si spera ovviamente realizzabile, di seminare, fra i potenti della Terra, fiducia nell’Italia e, in certo senso, negli italiani.
Come dire, per farsi garante dei nostri comportamenti e della nostra volontà e capacità di adeguarci ai mutamenti congiunturali e alle parentesi di ristrettezza.
Si tratta, ovviamente, di un obiettivo arduo e, però affatto, ad ogni modo non completamente, peregrino.
Occorre confidare, come fanno i contadini e gli agricoltori di mestiere e tradizione riguardo agli andamenti climatici e ai raccolti, in tempi favorevoli, meglio se aggiungendo, a sostegno della fiducia, una condotta virtuosa, senza indulgere a dismisura ad abitudini di “spendi e spandi”.
° ° °
Non è difficile, né impossibile, è sufficiente sapere guardarsi in giro, intorno: di esempi positivi, utili e preziosi, ne esistono, eccome.
Un compaesano, classe 1915, quindi quasi centenario, ieri mattina era intento, attingendo a una fontanella pubblica, a riempire d’acqua una capasa, per le occorrenze domestiche. Un’istantanea di alcuni decenni o secoli fa? No, del luglio 2012.
Un altro anziano, Nino, nato nel 1924, pescatore da sempre, l’ho colto stamani, mentre scendevo al porto con mia figlia e la mia nipotina, all’opera, all’interno di una grotta scavata nel tufo, per la preparazione del suo bravo “conzo”, un attrezzo del lavoro a mare che, per il semplice allestimento, richiede alcune ore di paziente fatica, a parte la fase necessaria per la “calata” e poi per il “salpaggio”.
L’amico Luce, più giovane dei predetti con i suoi ottantaquattro anni, ieri, di buon mattino, mi ha riferito di aver passato la notte precedente caricando a trasportando a casa, in più viaggi con il suo motofurgone “Ape”, una ventina di balle di paglia, ricavate dalla recente operazione di trebbiatura: un lavoro, ha tenuto a rilevare, che deve compiersi rigorosamente di notte.
Per le varie attività in campagna del medesimo Luce, un suo familiare dalle mani d’oro, ha realizzato un’aia agricola, fedele riproduzione, salvo le dimensioni più contenute, di quelle classiche e comuni di un tempo.
Il particolare che impreziosisce la nuova opera, conferendole uno speciale valore aggiunto, consiste nell’installazione, a ridosso della circonferenza dello spiazzo, di una ventola, residuo di una lavatrice rottamata, alimentata elettricamente: lo strumento in parola è utilissimo, strategico ai fini di una particolare operazione agricola, la “ientulatura” dei cereali e dei legumi, ovvero la separazione dei chicchi e semi dalla paglia e dalla pula (una volta, il processo avveniva a furia di sollevamenti di pesanti forconi verso l’alto, in direzione di angoli o folate di vento).
Mi ha aggiunto, Luce, che, di buonora, verso le cinque, anche i suoi confinanti, V. e consorte, pensionati ma evidentemente ancora laboriosi, erano già in attività, chini a raccogliere pomodori.
A taluni, le sopra riferite istantanee potranno sembrare insignificanti, semplici inezie; ad ogni modo, per il mio sentire, rappresentano momenti, esempi, atti e spaccati che, per lo meno, conferiscono e ispirano fiducia.
Vita di ieri? Fasi superate? No, tutt’altro, è semplicemente vita.
Anche quella a venire, pur con il rispetto per i cambiamenti, le innovazioni e le rivoluzioni, ha lo stesso nome: si chiama vita.
Conforta questo elenco di azioni virtuose.E potremmo moltiplicarlo facilmente, basterebbe guardarsi attorno come ha fatto, puntigliosamente, l’autore dello scritto, e non mancano persone anziane che ci insegnano qualcosa, senza pretese.