di Paolo Vincenti
Uno sparo nella notte, nella sua stanza fatta a specchi, in cui si riflettevano le tante donne della vita di Dorian Gray. Predizione di morte. Nomen omen: che tragico presagio in quello pseudonimo. Rotto ormai il patto con Venere e passata per sempre la stagione dell’amore, la stagione della belle vie, finito il tempo dell’incanto, quando lei, la malafemmina, entrava ogni notte nei bei sogni degli italiani, diavolo e acqua santa, angelo e tentazione, la dimenticata giovinezza di soprassalto, ecco, le gioca un macabro scherzo… e si rompono gli specchi che rimandano un’immagine sempre troppo deformata, sempre molto diversa da quella cercata, l’immagine di quell’unica donna mai trovata.. un grido nelle “notti di Cabiria” rompe l’incanto, manda in frantumi quell’illusione di ieri, il sogno dell’eterna bellezza e la perduta giovinezza di soprassalto, ecco, le gioca l’ultimo scherzo. Nella sua casa arredata per piacere, Dorian Gray muore, e con lei se ne va l’ultima testimone di una dolce età, quella delle vacanze romane, del boom economico, miracolo italiano e prosperità, quella delle procaci bellezze mediterranee e delle irresistibili tentazioni, delle decappottabili sulla strada per il mare.. nella sua vita arredata per piacere, Dorian Gray muore… “ahhh dolce vita che se ne va.. sul lungotevere in festa…
Liberamente ispirata alla vita di Maria Luisa Mangini (in arte Dorian Gray)