di Wilma Vedruccio
Esile, bionda, sorridente, sempre pronta al dialogo, la Signora degli Ulivi.
Scuri, massicci, silenziosi, gli Ulivi che Ella ama senza misura e riproduce col fuoco su fogli di legno. Elementi di una contraddizione che non spiegano ma confermano il mistero della nascita di un amore che diventa una vera e propria passione. Come ogni storia d’amore che si rispetti.
Mi meraviglia la sua capacità di ascoltare “Quello che gli ulivi ci dicono” con un solo sguardo, il suo incanto intriso di compatimento per ogni piega, contorsione, per ogni piegamento, per ogni spasmo del tronco. E sono mille i tronchi oggetto del suo sguardo, non oliveto, come per noi, ma individui d’albero con nome proprio.
Mi meraviglia come sappia cogliere lo slancio dei rami da tronchi feriti e veda in essi una dimensione esistenziale che va oltre una volontà vegetale, come sappia gioire per ogni resurrezione d’ulivo, come cerchi il cielo con essi, foglia a sua volta, insieme a una miriade di piccole foglie, carezza di fuoco, segno bruno nella carne di legno di alberi fratelli all’ulivo.
Si posa il suo sguardo su un singolo albero e già l’albero non è più tale, è già figura mitologica che ha impressa nelle rughe una storia, un sopruso, uno scherzo del tempo; agronomi e contadini non hanno più voce, l’ulivo racconta ben altro che una potatura, una malattia o un abbandono di coltivo, l’albero si fa umano e assume caratteristiche da creatura arcaica che giunge a noi dopo ere di un incalcolabile tempo.
Seduce la sua interpretazione, sì, perché Lei si fa portavoce e con accenni di
pirografo ci prospetta una dimensione che era sfuggita al nostro semplice sguardo, ci racconta la storia di una linfa vitale che si è fatta forma, che ha preso la plasticità di un tronco contorto e di un intreccio di rami insieme a un intreccio di vicende antropomorfe che ce lo avvicina e ce lo fa fratello.
E ne avevamo bisogno, di questi tempi, tempi di barbarie, di uno sguardo, di una voce che ci facesse sentire l’anima degli ulivi oltre la loro dimensione produttiva, monetaria, di mera copertura arborea.
Ascoltare umilmente ciò che gli ulivi ci dicono potrebbe essere un atto d’amore verso la nostra terra, ascoltare ciò che ci dice Silvana, da un’altra Italia, può essere atteggiamento di illuminata umiltà.
…e pensare che la Signora degli Ulivi non riesce a condire con olio crudo i cibi…
Gli ulivi chesono belli……ma speriamo che sia una cosa bella vederli anche disegnati ciao Salvatore
per quanto “belli” possano essere i miei lavori, Salvatore Cito, non potranno mai competere con la bravura e la meraviglia della Natura… comunque dentro, puoi star certo c’è tutto il sentimento di cui sono capace… vieni a visitare la mostra… precisono che non sono disegnati, ma pirografati, cioè incisi a fuoco nel legno…
ti aspetto
silvana
per chi ne avesse voglia, domani, domenica, ci troveremo alle 18 a visitare la mostra di Silvana Bissoli a Lecce
vi aspetto amici di Spigolature Salentine: un’occasione per conoscerci e far vivere ai nostri Ulivi un momento di “spensieratezza”…
[…] https://www.fondazioneterradotranto.it/2012/06/16/la-signora-degli-ulivi/ […]
Che belle parole Wilma, complimenti. Un invito all’umilta’ che tanto ci manca in questa epoca di individualismo egocentrico.