di Marcello Gaballo
La festa del santo patavino è occasione utile per focalizzare una delle cappelle laterali esistenti nella chiesa del santo a Nardò (Lecce), fondata nel 1497 dal primo duca, Belisario Acquaviva d’Aragona, che la affidò ai francescani Osservanti.
La cappella, seconda del fianco destro, ospita un altare in pietra leccese di pregevole fattura, alto circa 3 metri e largo 4. Non sono la mensa o il gradino a renderla particolarmente interessante, quanto la decorazione che orna la parete frontale e la statua del santo, cui l’edificio è dedicato.
La novità è data dall’altorilievo del Padre Eterno sul coronamento dell’altare, per alcuni aspetti simile all’iconografia riscontrabile sull’altare di S. Girolamo in Cattedrale e sul protiro cinquecentesco della chiesa del Carmine, sempre a Nardò. Nella nostra chiesa il Padre fuoriesce da una nube, attorniato da testoline di putti e adorato da due angeli ai lati, genuflessi e oranti.
Sono coevi i quattro alti plinti posti alle estremità laterali, con decorazioni floreali ed enigmatiche figure antropomorfe, sostenenti altrettante colonne, sempre in pietra leccese. Decorate con tralci di vite e grappoli d’uva, terminano con graziosi capitelli in stile corinzio. Ai lati dell’ altare sono scolpiti due interessanti stemmi gentilizi baronali, con elmo, cimiero e svolazzi, di cui il primo dei coniugi De Castello e De Vito, il secondo della coppia De Castello e Delli Falconi[1]. Alla base delle colonne interne vi sono le iscrizioni ANNO DOMINI e 1637 e al centro Pugliese di Nardò, senza altri nomi[2].
Due epigrafi, che ancora si vedono all’interno della cappella, rispettivamente del 1637 e del 1749, chiariscono alcune delle vicende storico-architettoniche; a destra si legge: DIVO ANTONIO PATAVINO SERAF. ORD. PRAECLARO LUMINI/ SANCTITATE DOCTRINA PRAEDICATIONE/ ET MIRACULIS INSIGNI ALTARE HOC POPULUS DICAVIT A.D. MDCXXXVII/ PROTEXI SEMPER ET PROTEGAM.
Su quella di sinistra, successiva di oltre un secolo, l’iscrizione ricorda la concessione pontificia in altare privilegiato per la celebrazione quotidiana delle messe: ALTARE PRIVILEGIATUM QUOTIDIANUM PERPETUUM CONCESSUM A BENEDICTO PAPA XIV, PRO SACERDOTIBUS TANTUM/ FRATUM MINORUM FRANCISCI/ A.D. MDCCXLIX.
Il riquadro centrale della cappella è occupato da una nicchia in cui trova posto una importante statua in pietra policroma, alta circa 170 cm, raffigurante S. Antonio, opera certa del celebre Stefano da Putignano (ca. 1470-1540), che la firma annotando sullo zoccolo della base circolare: S. A. DI PADUA – 1514 – STEPHANUS APULIAE POTENIAM ARCHITECTUS[3]. E’ l’unico caso, come scrive Clara Gelao, in cui lo scultore si firma con tale qualifica: “ciò che gli ha fatto attribuire senza alcuna prova – dato che non possediamo testimonianze architettoniche documentate come di Stefano – almeno due fabbriche (il registro inferiore del campanile della cattedrale di Polignano a Mare, la chiesa di San Domenico a Monopoli, oltre alla cappella dei SS. Medici nella chiesa matrice di Turi)”[4].
Il santo, in posizione frontale, d’aspetto giovanile e imberbe, con capigliatura corta, riccioluta e ampia tonsura, indossa il saio dei Minori francescani. Scalzo, con la mano destra regge un giglio di epoca successiva, con la sinistra un messale aperto, con copertina rigida provvista di fibbia. Sulle due pagine del libro si intravede un’iscrizione impossibile a decifrarsi, forse riscritta in occasione della ridipintura della statua a causa di discutibili termini (Com/par, inclite, ovom. nobbis).
Una terza iscrizione ricorda il restauro eseguito con il concorso dei fedeli nel 1913.
Il patronato della cappella spettava alla città di Nardò, che aveva designato il Santo comprotettore civico nel 1630.
[1] cfr. M. GABALLO, Araldica civile e religiosa a Nardò, Nardò Nostra 1996, pp. 46,55.
[2] E. Mazzarella, Nardò Sacra, a c. di M. Gaballo, Quaderni degli Archivi Diocesani di Nardò e
Gallipoli, Congedo, Galatina 1999, p.242; M. FALLA-CASTELFRANCHI, I monumenti di Nardò, in B. Vetere, Città e Monastero – i segni urbani di Nardò (secc. XI-XV), Congedo, Galatina 1986, p.262.
[3] B. F. Perrone., I conventi della serafica riforma di S. Nicolò in Puglia (1599-1835), I, pp. 29-164.
[4] C. Gelao, Stefano da Putignano nella scultura pugliese del Rinascimento, Schena Ed., Fasano 1990, p. 70.