di Elio Ria
Ormai si eccede in tutto: nell’informazione, con le parole, le interviste, reportage. Tutto deve essere amplificato per fare rumore e scandalo. I giornali in alcuni giorni sono illeggibili, infastidiscono il lettore, propinano notizie non per informare – come è giusto fare – , no… solo per innalzare o abbassare l’indice di gradimento di personaggi dello sport e della televisione.
Una commedia dentro la commedia: tutti attori di un palcoscenico costruito sulla vanità. Il buon senso, l’educazione, il garbo e il rispetto lasciano il passo alla volgarità e alla violenza.
Le redazioni giornalistiche godono nel dare risalto alle malefatte del personaggio di turno che si è distinto per una “bravata” o qualcosa di più grave, svilendo e annullando la funzione informativa del giornale. Si avverte in molti casi l’emulazione del peggio in costante ascesa nella scala dei valori. Ancora, vi è l’accanimento verso taluni personaggi e notizie, tralasciando le cose “buone”: non fanno notizia. E allora non c’è da stupirsi se la maglia buttata a terra da Balotelli in occasione della partita Inter – Barcellona (20 aprile 2010), diventa un romanzo a puntate da seguire con morbosa attenzione. L’irascibilità del ragazzo, la sua arroganza appassiona il mondo sportivo. Il suo urlare “sono il numero uno” dovrebbe indurre alla riflessione, ponendo fine all’esagerata sindrome del divismo. Sì, divismo, considerato che oggi per diventare divo ed entrare nel mondo mediatico per essere osannato ci vuole poco: urlare, tenere comportamenti demenziali e gesti fuori dall’ordinario e oplà: ecco un nuovo astro da far apparire all’isola dei famosi, grande fratello, porta a porta, amici, talk show.
Il palcoscenico, quello vero, è vuoto. Attende protagonisti seri e qualificati, possibilmente.