Comu sente la ndora: a Lecce, un assaggino d’estate sulla spiaggia di S. Cataldo

di Rocco Boccadamo

Non è ancora partita la stagione “ufficiale” dei bagni, tuttavia in questa mattinata di maggio si respira un’aria particolarmente invitante, proprio da mare. Siffatta sensazione passa automaticamente a tradursi in stimolo irrefrenabile, sicché, senza pensarci su oltre, basta una corsa in auto di dieci minuti per guadagnare S. Cataldo, il lido tradizionale, maggiormente di casa, dei leccesi.

C’è gente, ma non folla, degli stabilimenti balneari, appena uno, piccolo e carino, inaugurato di recente, si presenta aperto e funzionante.

Una comoda sedia con tavolino d’appoggio per la consumazione del canonico “espressino”, occhieggiando, nel frattempo, verso la battigia adiacente, dove un catamarano dai bianchi e cospicui triangoli di velatura se ne sta adagiato, pronto a prendere a solcare, di lì a qualche istante, la calma distesa, tappezzata di fasce alterne color verde bottiglia e verde smeraldo.

All’orizzonte, non lontano, procede lentamente un’altra imbarcazione ad alberi, più grande, in assoluto relax ovvero con rinuncia alla naturale spinta del vento. Si tratta, ad ogni modo, di un ulteriore segno che il periodo delle vacanze è alle porte.

Stuoli di bimbi sono già intenti ai giochi sulla rena, pacifici, senza gli strilli che si abbinano alla confusione; non ci vuole molto perché si determini a raggiungerli anche la piccola Elena, con secchiello e paletta datile in prestito dal gestore del bagno.

Soprattutto, c’è la gente comune, i grandi, visitatori per stimolo alla stregua dello scrivente, occupanti i tavoli vicini, presi a parlare di cose varie, in verità non solamente di gossip.

Un omone intorno ai sessant’anni, torso nudo con prominente tamburo addominale, accento non di queste precise parti, tiene letteralmente banco, esperto su tutto.

A richiamare la mia attenzione, in particolar modo, un preambolo in dialetto pronunciato con enfasi dal personaggio, non comune e diffuso, che è tutto un programma: ” Comu sente la ndora” (in italiano, non appena sente l’odore).

Lungo il Canale d’Otranto, predica l’uomo, dominano esclusivamente due venti, tramontana e levante, i soffi dalle restanti direzioni sono un’inezia, qualche anno addietro, addirittura, fu tramontana fissa dal 1° al 23 d’agosto. I proprietari delle barche ormeggiate al circolo nautico si limitavano, perciò, ad avvicinarsi ai rispettivi natanti, li accarezzavano, toglievano qualche strato di polvere e salutavano, di salpare manco a pensarci.

Signori, aggiunge il nostro, se si vuole una situazione diversa bisogna portarsi dalla parte opposta del Tacco, a Gallipoli o a Porto Cesareo.

I commenti passano, quindi, sulle previsioni relative al turismo estivo 2012; al riguardo, nota il tuttologo, che a Torre dell’Orso e a S. Foca, dove da anni sono stati realizzati importanti insediamenti ricettivi, si incontrano turisti provenienti da Roma, Milano, Torino e il Nord Italia in generale e si crea movimento.

A S. Cataldo, invece, ci s’imbatte esclusivamente in persone di Lecce, Surbo e Trepuzzi, per il semplice motivo che non c’è nulla. Finanche la piccola darsena è lasciata traboccante di sabbia, al punto da impedire le entrate e le uscite dei pescatori. Da lontano, insomma, arrivano sparuti proprietari di caravan o roulotte o amanti del soggiorno in tenda.

Attenti a tali discorsi, un altro uomo, testa rasata, maglietta nera con scritta “cotton & silk”, occhiali griffati e due signore vistosamente imbellettate, quasi si trovassero in una strada o in un locale dello struscio del centro cittadino.

Intanto, sul risicato e scarsamente popolato tratto di spiaggia, sembrerà strano ma è così, non mancano di materializzarsi le ormai familiari figure di “vu’ cumprà”, in particolare arriva a sfilare una giovane donna morissima, alta, vera e propria statua con tanto di turbante e, soprattutto, in funzione di vera e propria vetrina espositiva di un negozio.

Reca con sé decine di generi di mercanzie, appese alle mani e alle braccia, ciondolanti dal collo e, infine, appoggiate e veicolate con perizia, anzi vera e propria capacità acrobatica, sul capo.

Un’immagine di ordinaria e palpitante umanità – che, grazie anche al coloratissimo abbigliamento, è venuto spontaneo catturare attraverso un’istantanea – invero più ricca e indicativa rispetto a mille discorsi e pensieri.

Fra queste sequenze di visioni, ascolti e osservazioni è scivolata la breve parentesi del primo approccio estivo con il mare.

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