Teresina di Tiggiano
quando il Magnificat si fa carne
in terra di Leuca
di Giacomo Cazzato
Ohiiii! Era il saluto urlato di quella signora dai capelli candidi che arrivava con grandi pedalate sulla sua bicicletta old style, incurante di qualsivoglia segnaletica stradale. Del resto, nata nel 1916, munita solo di biciclo, era più che legittimata a riconoscere come autostrada spaziosa e trafficata quella via che collegava la sua casa, collocata nelle ultime propaggini del centro storico, alla chiesa confraternale dell’Assunta, quella ad un tiro di schioppo dalla matrice di Sant’Ippazio.
A conoscerla erano tutti, celebre tra i bambini poiché quella sua chioma bianca raccolta da un cerchietto, spuntava su per le campane dell’Assunta durante le processioni e a fare impressione, erano le braccia, che si dimenavano con forza lanciando il battacchio sulla campana a intervalli precisi: il tempo di una decina di rosario e si ricominciava. L’ultima volta che Teresina ci salì fui io il collega campanaro, decisamente inesperto, confratello novizio!
Così come anche in chiesa, figlia del priore, figlio a sua volta del già priore dell’Assunta, (non è un gioco di parole), conosceva ogni giaculatoria ed ogni canzone, ad oltre novant’anni riusciva ad emergere per l’acuta voce tra tutta l’assemblea. Non mancava poi di distribuire di tutto, da quella borsa alla Mary Poppins sbucava l’impossibile: dalle cioccolate alle caramelle, ma anche le cose più semplici e belle, un frutto, dei fichi freschi, dell’olio. “Io sono la nonna no?”, diceva nel regalare qualcosa.
Addirittura una volta portò clandestinamente delle colombe bianche fino a Fiuggi (luogo di ritrovo con altri compaesani) e da lì partì in incognito per Roma, riuscendo a convincere la gendarmeria vaticana e a vedere in udienza pubblica il papa con il suo dono speciale, finì per poi consegnarsi intelligentemente alla polizia con l’obiettivo di tornare nell’hotel in cui era stata data per dispersa, nella disperazione dei compagni di viaggio. “Quannu cammini pe’ l’amore de Diu, Diu te iuta!”. Il suo Dio lo incontrava nelle persone ed era, per questa ragione, sempre pronta a prepararsi in un attimo ad ogni occasione di possibile viaggio, anche se per pochi chilometri.
Il presepe più bello poi era il suo, caratteristico per le pianticelle più varie, le stoffe, ed i metodi più arcaici per riproporre improbabili fontane a Betlemme. Magari, quando qualche bambino aveva la gioia di incontrarla nella confraternita di cui fu madre più che generosa, lì davanti al suo presepe, lo prendeva per mano e recitava delle nenie dolcemente innanzi al bambinello della grotta, celebrando inconsapevolmente, così come i piccoli grandi uomini, la sua stessa umiltà più vera e disarmante:
“Zippele zeppele famme cu fazzu,
Maccarruni rossi quantu ‘nnu vinchiu!
Famme ‘nna grazia quantu mme binchiu.
E ci porta oviniceddi,
E ci porta ricutteddhe,
E ci porta cose beddhe.
E ieu lu misuru ci aggiu purtare?
Ca solu lu cimmulu sapìa sunare!
E mo ca pe’ disgrazia l’aggiu persu:
Nonne pozzu sunare mancu nnu versu.”
In quel luogo ameno che è stato per me, come per Antonio, per Ippazio, una casa, una chiesetta in cui lei era madre e compagna di avventure nella giovinezza senza fine di un sorriso, la comunità di Tiggiano ha avuto modo di renderle estremo saluto, ospitandola per una notte. E per Teresina sostare prima del sigillo tombale nel tempio per cui già da ragazza tessé la sua prima tovaglia, ancora oggi inneggiante a Maria, madre come lei di dolori e di gioie, sarà stata contentezza e risata piena, come solita nella sue meraviglie. Ad accompagnarla l’intera confraternita e i due preti che con lei iniziarono le prime passioni per Dio, portandola a spalla fino in chiesa. Anche l’oratorio di San Michele Arcangelo, sulla strada per il cimitero, era aperto, cosa unica più che rara per la morte di un tiggianese.
E se c’è una cosa che ricorderò di Teresina sarà il suo abbandono, il suo distacco dalle etichette e dalle formalità, l’immersione d’amore per la natura e gli animali, per i prodotti della terra, il vino che tanto fieramente sostituiva alle medicine e da cui mai si poteva separare, il bruno selvatico fiorito e legato alla bicicletta da portare in chiesa, la volontà di fare il bagno nel mare di Marina Serra a 95 anni suonati, una vita insomma paradigmatica del sud del sud dei santi. Nulla di straordinario dunque, solo tanta giovinezza e libertà, la libertà delle colombe che preparava per le spose del paese, anche per mia sorella, le stesse colombe che frequentavano i cornicioni della sua casa e che il giorno in cui ci commiatammo per ultimo saluto, si librarono, libere, nella piazza della padula, tra gli applausi commossi di tutto il paese.
Teresa Mura, classe 1926 è stata per decine di anni presidente dell’Apostolato della Preghiera, negli anni post conciliari è stato punto di riferimento per la Confraternita di Maria S.S. Assunta e del SS. Sacramento, sagrestana e factotum per ogni tradizionale festività. Figlia di Michelangelo Mura viene da una famiglia di mastri costruttori tradizionalmente legata alla comunità di Tiggiano. Memoria storica e dalla vita piena di dolori familiari non ha mai partorito ma ha generato una figliolanza senza fine. E’ lei la testimone onoraria di numerosi eventi del paese tra cui la dedicazione della nuova chiesa Cristo Redentore. Nella sua amata cappella sono nate dopo quasi 150 anni due giovani vocazioni al sacerdozio che hanno mosso con i suoi sorrisi i primi passi. E’ spirata nel pomeriggio di un sabato, giorno dedicato alla Vergine, nel cuore di questo maggio 2012, mese mariano, durante la vigilia della festività della Vergine di Fatima. A trovarla agonizzante alcune settimane prima, è stato il diacono del paese, in abiti liturgici e accompagnato da una bimba chiamata Maria. Teresina aspettava la benedizione Pasquale delle famiglie, la porta era socchiusa come sempre, in attesa dell’ennesimo, ultimo incontro.
Caro Giacomo, tu sai far piangere e ridere, approvare e ascoltare. Se non avessi appurato la tua giovane età attraverso il profilo di Facebook, avrei potuto darti cento anni quanto quindici, tanta è la tua determinazione e maturità umana, tanto è l’ardore che metti in ciò in cui credi.
Teresina di Tiggiano è sicuramente parte di questo tuo ultimo bagaglio.
La donna che qui presenti con scrittura leggera e pur particolareggiata, è la colomba che vola nei matrimoni e che viaggia clandestina fino al papa, è lo spirito candido di chi non ha bisogno di conoscere le leggi tecniche del mondo perchè ha già in sè quelle cosmiche del cuore.
Se la sua vita è stata nel tempo costellata di dolori come quella di molti di noi, Teresina ha incarnato la prova che niente può spegnere il sacro fuoco dell’amore, il sorriso, il dare agli altri incondizionato. Teresina è la ‘nonna’ di tutti, non la madre perchè a una nonna gli anni e l’esperienza concedono bacini più generosi di saggezza e dolcezza, risorse ormai sfuggite al tempo degli schemi e delle scadenze terrene dei nuovi arrivati.
Splendide le foto che ci hai donato, emozionante l’ultima, quella dell’ultimo addio lontano dall’amata bicicletta e vicino al cuore di tutti noi che ti abbiamo letto e l’abbiamo così conosciuta. Ci rallegriamo dunque di quell’immortalità ‘di ritorno’ che Teresina si è guadagnata sul campo col suo amore e che ora, come colomba, torna lieta al suo nido.
Grazie Raffaella!
P.S. refuso: classe 1916. :)
la Santità? niente più che la misura alta della vita ordinaria!
era questa l’affermazione di Papa Giovanni Paolo II, è questa la testimonianaza di vita di Teresina, di colei che nei miei studi teologici mi ha fatto comprendere e toccare con mano il discorso della montagna di Gesù quando nel redigere la “magna cartha” del cristiano con le beatitudini esordì: “Beati i puri di cuore perchè vedranno Dio”. una maestra viva di teologia! l’ho sempre guardata così nelle sue affermazioni, nei suoi abbandoni, nei suoi consigli, nella sua storia personale e comunitaria! quante volte tra i banchi della Facoltà ho potuto trovare in lei il modello di come poter mettere in pratica l’imperscrutabile pensiero di Dio che “abbassa i potenti e innalza gli umili”. è stata un vero dono di Dio! la sua stessa morte è stata eloquente ed incisiva come tutta la sua esistenza terrena. un omaggio grato e commosso che l’intera Comunità Tiggianese ha spontaneamente tributato a questa piccola ma grande donna, con i suoi 96 anni ma con un cuore ed uno spirito capace di coniugare la saggezza antica alle realtà odierne.il primo feretro che ha sostato in una Chiesa, la Chiesetta dell’Assunta, sede della omonima Confraternita e sua seconda casa se non prima per l’amore e le cure donate. consacrata al S. Cuore di Gesù si è conformata nella mitezza e nell’umiltà al Divin Maestro; figlia di S. Francesco ha cantato la bellezza del Creatore nelle Creature e nel Creato intero; vera devota di Maria SS. ha pronunciato il suo “fiat” ogni giorno soprattutto quando, con Lei, si è trovata ai piedi del Calvario.
non possiamo concludere che con un profondo: Deo gratias!
don Antonio Riva
La testimonianza di questa donna meravigliosa che con la sua vita vissuta giorno dopo giorno all’ insegna della semplicita’, dell’ umilta’, della saggezza, del lavoro e di una fede incrollabile, sara’ per tutti noi Tiggianesi e per tutti coloro che hanno avuto occasione di conoscerLA, o semplicemente di incontrarLA, uno stimolo fortissimo a continuare la nostra permanenza in questo mondo ormai malato, bisognoso di valori veri e reali, perseguendo azioni e comportamenti all’ insegna della solidarieta’ fraterna, mettendo da parte qualsiasi tipo di egoismo e prodigandosi al bene comune!
Credo vivamente che la nostra carissima Teresina ci abbia lasciato una grandissima eredita’, qualcosa di unico di cui farne tesoro ogni giorno e verso la quale ognuno di noi dovrebbe fare un sincero esame di coscienza per comprendere se siamo degni di questo importante lascito verso l’ intera Comunita’ e soprattutto se siamo pronti a mettere in pratica i suoi insegnamenti di vita quotidiana cristiana!
Ciao Teresina!
Ci mancherai tanto…
Romano Riva
leggere queste parole mi danno una forte emozione,commozione,ma anche un pizzico d’orgoglio, per quanto amore mia madre ha saputo donare non solo a me come figlio, ma anche a tante altre persone.Grazie a tutti di tutto
Antonio Rizzo
Conoscevo un pò la cara Teresina e le tue parole Giacomo sono davvero profonde…nell’ottica del “Beati i puri di cuore perchè vedranno Dio” davvero (come dici tu) la sua è stata una “vita paradigmatica del sud del sud dei santi”
Grazie carissimi Confratelli don Antonio e Giacomo per l’iniziativa intrapresa nell’esprimere su questo sito la vostra/nostra Gioia di aver conosciuto una Madre come TERESINA . Spero che i giovani Tiggianesi e non leggendo questa ESPERIENZA di VITA possano continuare il loro Cammino carico di valori CRISTIANI affidandosi quotidianamente nelle mani della Gran Madre la Vergine Maria.
Massimiliano Ricchiuto
Priore pro-tempore della Confraternita di Maria SS Assunta Tiggiano
ciao teresina
“Pss!, Yuu!, Maria Maria!…hops! mi son confusa, bene meu! tu non sei Maria ma la figlia di Maria!..mah!..moh!…vidi moh!” era questo il tuo appello Teresina! Non ti preoccupare Teresina, il mio affetto e ammirazione per te è sempre stato lo stesso nonostante sia una Tiggianese al 50% e non verace come te. Arrivavi con la tua inseparabile “bricichetta” e, con il fiatone in gola, mi chiedevi: “Devo sistemare questo cestino per la sposa di domani. Lo voglio bello proprio come sarà la sposa!”. Alla fine mi dicevi: “Grazie fija! U Signore cu te iuta!”. Era il più bel ringraziamento perchè autentico e detto da un cuore puro come il tuo. Ebbene: si! La fede incarnata in lei è SEMPRE stata una bellissima tovaglia ricamata, come lo sapevano fare le sue abilissime mani, una fede ricamata con tanta dedizione e pazienza fino a quando il Signore ha deciso che, anche in Paradiso, servivano delle ricamatrici SPECIALI come lei. Nel preparare la dote nuziale, le nostre madri dovevano prenotarsi in tempo per avere un lavoro nato dalle tue “mani pinte”.Per questo, carissima Teresina, sono sicura che anche da lassù continuerai a guidarci e a volerci bene e a “ricamare” e “intessere” tovaglie e serti di preghiere per tutti noi ! Grazie Teresina per averti conosciuta! Lucia .
oramai tutti noi spigolatori amiamo la felice memoria di Teresina, che Giacomo ha saputo così bene descriverci. Grazie all’autore e a tutta la comunità di Tiggiano che ha tanto favorevolmente apprezzato e condiviso il lettisssimo articolo.
è proprio vero l’antico detto il quale afferma che la vita di un uomo, per quello che è stato e che ha fatto, si misura alla fine dei suoi giorni, dall’ “accompagnamento” che riceve. chi ha partecipato ai funerali di Teresina ha potuto scoprire e comprendere tutta la sua vita!
ciao Teresina, mancherai molto al nostro paese.
Siamo certi che Teresina vive ormai nell’intimità del Cuor di Gesù e se ci spaventava la sua mancanza terrena ci rasserena ora la certezza che lei sia in comunione spirituale con noi, ogni giorno, per mezzo dell’offerta quotidiana al Sacro Cuore. A lei che ha fatto della sua stessa vita un inno al creatore e al suo creato, non resta che coglierne l’esempio, unica via per la vera libertà dei figli di Dio.
non abbiamo potuto partecipare fisicamente ai funerali della carissima Teresina, ma con il cuore siamo stati vicini a lei e a tutta la nostra Tiggiano. é vero, lei ci catturò da bambini con le sue “lezioni” di catechismo impartite proprio davanti al presepe. celebre era la parabola del figlio prodigo che lei ci spiegava mostrandoci proprio un pastore che invece del gregge guardava una mandria di maialini. da li siamo diventati anche noi confratelli. ora siamo in tanti a essere fuori, per lo più nellla vita militare e studenti, ma dobbiamo dire grazie anche a Teresina che ci ha fatto innamorare ancora di più della nostra bella terra salentina e delle tradizioni della nostra Tiggiano.
ciao Teresina, sei stata una grande donna!
domenica 10 giugno u.s., solennità del Corpus Domini, mentre la solenne processione con il SS. Sacramneto percorreva via XXIV Maggio, il lungo corteo di fedeli ha potuto avvertire il riverbero della carissima Teresina. la passaggio del civico 60 gli occhi di tutti si son rivolti al cielo: la strada era attraversata dal festone di edera, fiori e luci e le soglie e davanzali della casa di Teresina adornata di piante, fiori e luci. alla sua morte una domanda, tra le tante, sorgeva nel cuore dei Tiggianesi: “E adesso non vedremo più il giorno del Corpus Domini il cordone di edera sospeso davanti casa sua!?!” ci ha pensato il figlio, Antonio, che ha voluto perpetuare il ricordo e l’insegnamento della madre. al passaggio di Gesù Eucaristico il “tonu” di Teresina, così come ci ha tramandato lei nel nome e nell’antica arte di intrecciare i rami verdi, c’era e al centro un cartiglio: “Teresina c’è”- c’è nel ricordo del figlio, nel ricordo di tutti noi, c’è nel Corpo vivo e vero di Cristo, c’è stata nella lacrima e nel sorriso commosso dei Tiggianesi al passaggio di quella solenne processione!
grazie Antonio per non averci fatto sentire l’assenza di tua madre!
quando nella giungla della vita ,l’umilta’ e la sobrieta,’ vengono infangati e affossati dalla superficialita’ di un epoca moderna,sono le persone come la nostra teresina che ci riportano con i piedi a terra…proiettandoci con lo sguardo e la mente ai valori del Cristo
non c’è visita al camposanto che richiami il passaggio dalla cara Teresina. non dico “dalla tomba” perchè lei è più che viva, è quasi inverosimile pensare che una donna di cotanta grinta, energia, zelo, forza d’animo, coraggio ad affrontare la vita possa starsene buona buona nel “requiem aeternam”.la sentiamo presente tra noi, anzi la pensiamo in sella alla sua “bricichetta” in giro per le strade della nostra Tiggiano, a distribuire i “misteri” mensili dell’apostolato della preghiera, a portare un vaso di calle per la chiesa o per la congreca, a visitare un ammalato, a distribuire casa per casa i calendari dei francescani per le missioni, sulla cantoria della chiesa nuova con il suo “occhialone” – binocolo- per seguire meglio le funzioni religiose, a precedere l’arrivo di un defunto al cimitero, la vediamo ancora giungere con un carico di tovaglie per l’altare della congreca, con fiori e foglie raccolti chissà da quale giardino per adornare le colombe o il quadro pellegrino della Madonna, pronta ad intonare “la squilla di sera” alla congreca, l’ “Inno sacro” al Cuore di Gesù, il responsorio alle novene di S. Ippazio e il “noi risorgeremo” il giorno dei morti, vederla uscire dal portone del suo “trappito” attorniata dai suoi gatti, scorrazzare in bici pre-annunciata del suo passaggio dalla cagnolina bastardina che ormai aveva imparato i suoi percorsi, appostata nella chiesa cattedrale tra la schola cantorum per più da vicino seguire i pontificali del vescovo, spuntare sull’uscio di casa “adorna” da fili di bianco cotone e con la tv a tutto volume, tirar fuori dalla borsetta, al termine delle cresime, la cioccolata per il vescovo e i sacerdoti, al primo posto in pullman nei vari pellegrinaggi o appuntamenti diocesani, fermare la prima automobile di passaggio per farsi accompagnare in chiesa o addirittura dai frati francescani ad Alessano. sono queste le sensazioni perchè forte ed incisiva è stata tutta la sua vita di donna e di donna di fede. sul marmo sepolcrale vi è incisa una sua espressione: “chi ha fede in Dio non muore mai” – il suo insegnamento vero e vissuto e questa nostra memoria grata e viva ne sono testimonianza verace.
“e mò bene meu!”,sua tipica espressione di abbandono in Dio e di grande benedizione per colui che la incontrava. per lei ora e del resto come per tutta l’intera sua esistenza, suo grande bene è stare nella casa del Signore!