di Wilma Vedruccio
Li avevamo sempre visti sui banchi di scuola, di legno, incisi coi nomi, di formica, con cuoricini graffiati, sui tavoli da cucina con la tovaglia cerata, fra un vasetto di nutella e una mela. Sul nero dell’asfalto è la prima volta che si vedon quaderni di scuola.
Il vento di tramontana soffia ancora sulla Brindisi ventosa, e gioca il vento nella sua indifferenza, gioca con pagine fitte fitte di appunti, con pagine ancora bianche, di fine cellulosa. Le volta e le rivolta il vento, come se cercasse qualcosa, un appunto, un numero di cellulare, un nome, un indirizzo, una nota. Qualcosa che sia un indizio ragionevole, un bandolo per capire, per uno straccio di spiegazione, qualunque essa sia…perché ciascuno possa allacciare in qualche modo, i fili sospesi dallo sgomento per ciò che è accaduto.
Scorrono formule da quei quaderni, matematica per il futuro quotidiano di là da venire, date da mandate a memoria per sapere qualcosa di storia senza sapere che le proprie membra stracciate sarebbero state in futuro, un tassello della storia nazionale, un tassello scuro come questo asfalto d’intorno.
Torna a sfogliare un refolo curioso, vuole a tutti i costi carpire un segreto e trova frasi concatenate in un inglese da turisti per caso, trova versi sciolti di poeti moderni, endecasillabi per architetture di poemi eterni, belli ma estranei in questo contesto caotico, sporco, reso muto dalla paura…
Si ferma alla penultima pagina il vento, due iniziali discrete nella sottocopertina, racchiuse da un cuore d’inchiostro rosso, che un senso di pudore ha voluto nascoste.
Va a soffiare più in là ora il vento, una lattina vuota di coca-cola lo invita a giocare.
Continuano a fremere i quaderni, nei fotogrammi di occhi smarriti, senza una ragione.
Wilma inquadra un particolare in questa scena di morte, i libri e i quaderni sfilati dagli zaini dall’esplosione e abbandonati al vento e all’asfalto, al dolore e alla pietas di chi guarda.
Attoniti gli sguardi e attonito il vento stesso, quello che si fa mezzo espressivo della scrittrice che come tutti cerca un perchè e allarga l’inquadratura della scena riprendendo sentimenti troppo pesanti per sollevarsi in volo, riflessioni struggenti, bianco di pagine e pezzi di sapere fuori posto in mezzo a tanto dolore e in drammatica antitesi con tanto nero torbido e tanta malvagia ignoranza.
sono sconvolto dalla bellezza del tuo testo Wilma.
provo a descriverlo con le parole di un grande poeta: Arthur Rimbaud
“Sappiamo dare la nostra vita intera ogni giorno”