di Giacomo Cazzato
I simboli, lo sappiamo tutti, contano, soprattutto se ad essere vilipeso è quanto di più prezioso possa esistere in questo mondo. Anticipo a dire dunque che mi sento alquanto inadeguato a riflettere non la semplice morte di una ragazza mesagnese di soli 16 anni in una delle tante scuole intitolate a due martiri del bene comune, ma la sconfitta stessa dell’etica di ogni uomo, della vita fragile e denudata in tutta la sua vulnerabilità, aggravata per l’emozione della collettività dal carico dell’innocenza.
La constatazione della capacità distruttiva nella psiche meschina dell’uomo è il fardello su cui si arrovellarono, si arrovellano e si arrovelleranno tutti i pensatori di ogni tempo, inutile pertanto sprecare ulteriori parole. La mancanza di un movente lascia nessuno spazio a lapidazioni mediatiche sugli aguzzini. Ma se nelle prossime ore venissimo a sapere che quanto avvenuto non è addebitabile a follia estemporanea, bensì a pensiero lucido, organizzato, allora dovremmo tutti assumerci la responsabilità dell’involuzione culturale e civile di questo paese. Ora come ora, per la pochezza circa i dettagli del crimine, indifferenti al cursus ormai finito di quella povera vita spezzata, possiamo solo biasimare secondo metodi gandhiani la vergognosa codardia, maggiore per disgusto e disprezzo, anche alla violenza.
Come per ogni esperienza, per noi che si rimane, il compito di lottare l’indifferenza, la disattenzione e il becero nichilismo, genitori perfetti dei moderni mostri.
Della terra salentina si possono dire cose bellissime, non roviniamo questa sognata “arca di pace”.
costruiamo memoria, cancelliamo la paura, cambiamo il futuro. non ci basterà la vita per fare questo ma non c’è nient’altro che abbia significato.