di Raffaella Verdesca
L’ombra di questa creatura sinistra ha gettato da sempre nel panico generazioni di culle e di lettini.
Non esiste posto al mondo in cui una povera madre non sia stata costretta a far ricorso all’Uomo Nero per aiutarsi nell’annoso compito di educare la prole e di spegnere il divampante incendio dei suoi capricci e delle sue sterili lagne, prova ne sia la ninna nanna a noi tutti nota.
Per fortuna è arrivato più di cinquant’anni fa il mitico fumetto di Diabolik a risollevare la crisi post-traumatica dei futuri adulti e a consolare le più disparate fasce di adolescenti sull’identità e sulle intenzioni del cugino del temuto spauracchio infantile. In fondo Diabolik è solo un astuto ladro, che male potrebbero mai fare, dunque, lui e il famoso parente a un povero studente squattrinato?
Capita che ai giorni d’oggi, invece, questa ingenua certezza non sia più così consolidata.
L’Uomo Nero si espande a vista d’occhio, s’infiltra in campi e figure prima insospettabili fino a creare terrore e morte, stavolta quella vera.
Se nell’infanzia uno si consola dicendosi che, nella peggiore delle ipotesi, questo benedetto Uomo Nero lo preleverà a sorpresa per portarlo lontano da casa, attento a farlo sopravvivere se non addirittura vivere, nell’età della ragione uno sa, capisce che così non è.
L’hanno sperimentato i quattro ragazzi morti nell’attentato contro la scuola ebraica di Tolosa nel marzo di quest’anno, alcuni studenti della Finlandia, della Svezia, della Germania, del Belgio, le 186 piccole vittime di Beslan, in Cecenia nel 2004, e il 19 maggio 2012 Melissa Bassi, deceduta a Brindisi nello scoppio di un ordigno esplosivo davanti alla sua scuola.
No, questo non è un fumetto, amici miei, qui non c’è niente da rubare e nessuno di cui vendicarsi, qui c’è solo lo scorrere triste dei fotogrammi di una videocamera di sorveglianza impressionata da tanta vigliaccheria e crudeltà.
Gli investigatori lasciano il raggio delle indagini aperto a 360 gradi: mafia? Gesto isolato di un folle? E se non bastasse, mettiamoci pure i fondamentalisti islamici!
Ginko, l’ispettore acerrimo nemico di Diabolik, saprebbe in quale direzione andare fin da subito, allo stesso modo delle nostre mamme nelle ombre delle ninne nanne serali, ma stavolta si è nella realtà del ‘tutto e il contrario di tutto’.
E’ delle ultime ore la notizia del video su citato, video in grado di mostrarci l’immagine di un uomo che aziona il telecomando dell’esplosivo: sono fiera di rassicurare i numerosi fan sul fatto che il soggetto non è inguainato da una tuta nera. Come avrebbe potuto esserlo, in fondo? Qui si sta parlando di un sadico assassino, mica di un romantico e cinico personaggio da fumetto!
Per onore di cronaca devo anche aggiungere che l’individuo inquadrato dagli obiettivi non è nemmeno uno studente, data l’evidente mezza età, (sempre che non si tratti di un fuoricorso), e, unico dato certo, che non può essere considerato un uomo.
Qualcosa di nero questa creatura sicuramente ce l’ha ed è l’anima, a qualunque gruppo egli appartenga, a qualunque logica, follia e ordine egli abbia ubbidito.
Forse tra qualche tempo si scoprirà il perché di un gesto così infame, ma a noi, sopravvissuti al caro Uomo Nero dell’infanzia, niente potrà essere di spiegazione perché non esiste un solo motivo al mondo capace di giustificare o illustrare il male, semmai mille ragioni per colmare i tanti baratri aperti sull’umanità.
Io non ho paura.
[…]
Un uomo nero,
nero, nero,
un uomo nero
si siede sul mio letto,
un uomo nero
non mi lascia dormire per tutta la notte.
L’uomo nero
scorre il dito su un libro turpe
e, con canto nasale sopra di me,
come un monaco su un morto,
mi legge la vita
di un certo mascalzone e furfante,
cacciando nell’anima angoscia e paura.
L’uomo nero
nero, nero…
“Ascolta, ascolta, –
mi farfuglia, –
nel libro ci sono molti bellissimi
pensieri e progetti.
Quest’uomo
viveva nel paese
dei più repellenti
teppisti e ciarlatani.
[…]
Versi da “L’uomo nero”, poesia di Sergej Aleksandrovic Esenin
già, l’uomo nero…. quello che è in ognuno di noi.