di Raffaella Verdesca
Distesa sulla spiaggia, tengo aperti gli occhi: voglio lasciare entrare colori e suoni di mare tra pensieri umidi e di terra.
Si può ascoltare anche attraverso gli occhi, basta unire ogni rumore a un’immagine come ha fatto Francesco Congedo, poeta di mappe scavate nei sensi.
Francesco è nato e vive a Copertino, insegna in una scuola media a pochi chilometri di distanza dal suo paese, ogni volta che può viaggia alla scoperta del mondo e nella bella stagione gestisce un lido balneare tra Porto Cesareo e Torre Lapillo.
Quest’uomo ride spesso, è amico di tutti e pochi sospetterebbero l’esistenza di una vena poetica in lui, il ‘Franco’ della palestra, delle moto e delle serate di musica e di allegre tavolate.
Ma il poeta è laddove meno te lo aspetti, osserva a fondo ogni cosa non visto, proprio come il mare che lo prende e lo ingoia. E’ nell’intimità dello scioglimento dei corpi nell’acqua che il nostro poeta-bagnino ritrova se stesso, i pensieri e i tesori di un’anima collettiva che delineano i contorni di tante emozioni.
Con la sua prima raccolta “La postazione – Riflessioni di un bagnino e pensieri in-versi”, pubblicato nel 2010 da Lupoeditore, Francesco Congedo riporta a galla pensieri alla deriva, forzieri nascosti negli abissi di condizionamenti e incomunicabilità e presenta in versi il suo essere a volte torbido di confusione, altre limpido di certezze, placido di rassegnazione e burrascoso di passioni.
Questo dualismo scandisce il ritmo delle poesie de ‘La postazione’ accompagnando i lettori fino alle soglie dell’immedesimazione, a scelta tra temi come l’amore, la solitudine, l’amicizia e il viaggio.
Contorni di donne sfumano spesso in estasi, malinconia, ribellione e sogno.
“Vorrei poterti raccontare
ogni istante della mia vita,
per mostrarmi nudo nella mia sincerità,
ma il tempo è sempre così tiranno
da non permettermi di spogliarmi perché,
quando t’incontro,
l’emozione mi veste di felicità.
Per questo ti chiedo di leggere il presente
ogni volta che mi guardi negli occhi.”
(‘Incontri clandestini’, da ‘La postazione’)
‘Nascosta dietro la felicità di vederti
si cela la paura di perderti,
in agguato,
avvinghiata ad ogni istante di esitazione.
Faccio finta di niente
perché preferisco l’ipocrisia
alla coscienza della minaccia.’
(‘Vigliacco’, da ‘La postazione’)
Contorni di paesaggi sfumano nei colori del Salento e di pezzi lontani di mondo.
‘… Ipnotizzato dall’ondeggiare
di barche che,
come pendoli,
misurano il tempo
strappando con forza le funi
che le tengono imprigionate
nei giorni che scorrono
mi arrendo al passaggio
delle stagioni…’’
(Tratto da ‘Porticciolo’, ‘La postazione’)
‘Faraglioni come birilli
poggiati su cristalli d’acqua
e pezzi di sole tra rocce
bucate dal tempo…’
(Tratto da ‘Phi Phi Island’, ‘La postazione’)
Da oggi Spigolature Salentine raccoglierà qualche secchio di quel mare di sentimenti che Francesco Congedo ha raccolto per noi in nome dell’occhio e dell’orecchio che guardano e ascoltano in attesa che il cuore faccia versi di ogni suo battito.
Renè Char diceva: “La poesia è, di volta in volta, parola e provocazione silenziosa, disperata, del nostro desiderare una realtà che non teme uguali”.
Poesia è dare libertà alle parole, sciogliere le emozioni e farle rivivere in tutti coloro che le vogliono bere. Per questo ci vogliono calici sonanti e non necessariamente colmi. I versi possono scendere al ritmo di una cascata a fiumicello, il loro profumo può essere intenso o delicato, il sapore corposo o asciutto, il colore rosso o rubino, soprattutto i versi devono scendere nell’anima e sorprenderla. Allora sì che puoi gridare, disperarti o gioire: libertà è la poesia, non è colpevole la poesia, bellezza è la poesia.
Scusatemi se replico con un’altra poesia di Fernando Rausa, mio padre, che esprime quel senso impalpabile, sfuggente ma appagante della poesia. Complimenti al poeta Francesco Congedo e alla Musa che ce lo ha rap/presentato.
‘Nnamuratu de poisia
Tie ca si’ ‘nnamuratu de poisia
ssozzi lu cchiù ttisu muntarrune
e lu munnu carculi nna cria
ca lu cerveddhru nnu’ tte fose zzune.
Quiddhru ca sta ‘nnanti te lu ‘rranchi
e inchi finu ssusu, finché ‘bbranchi.
‘Gne ncosa faci cranne, d’inthra e ffore,
e cciuti le mituddhre cu’ nnu risu.
A ccenca vidi dici fittu ‘gnore,
zzannulu mbrazze, dannuli nnu frisu.
‘Nzomma ccenca smirci faci bbeddhru,
puru s’è bruttu, canci pe’ careddhru.
Quiddhru ca poti ire t’ha bbinchiatu,
puru de rrumasuie t’inchi la poscia
percé pe’ ttie lu meju sta minatu,
quannu oi, vidi ca se rroscia.
Tie ca si ‘nnamuratu de poisìa
scavarchi la cchiù ttisa fumusìa.
Innamorato di poesia – Tu che sei innamorato di poesia / ripiani il più alto monte / e apprezzi il valore del mondo, / perché la tua mente non è ristretta. / Recepisci quello che ti sta davanti / e colmi il desiderio, finché ne contiene il tuo amplesso. // Ogni oggetto lo esalti, dentro e fuori, / e soddisfi l’animo con un sorriso. / Chiunque vedi lo rendi un signore, / sollevandolo sulle braccia e accarezzandolo leggermente di striscio. / Insomma quello che sbirci lo rendi bello, / anche se è brutto lo fai diventare pregiato. // Quello che puoi avere ti sazia / perché di avanzi si riempie la tua tasca. / Per te il meglio è disponibile ovunque, / quando vuoi è pronto a richiamare la tua attenzione. / Tu che sei innamorato di poesia, / cavalchi la più ardua fantasia…