di Tommaso Esposito
Stamattina al mercato dei frutti di mare a Sant’Isidoro.
Sul banco tra le vongole, le fasolare, le cozze pelose e quelle tarantine ce n’è una zuppiera ripiena a disposizione dei clienti che ne prendono e ne mangiano liberamente con un po’ di limone.
Che son questi?
“ Pete de capra. Chiavatoni. Assaggiali son buoni!”
Piede di capra? Chiavatoni?
“Si, chiavatoni.”
“Son mussoli di scoglio” mi sussurra qualcuno all’orecchio.
Una rapida istantanea carrellata su net con l’iPhone e ne so di più.
“Mollusco allo stato vivo, pescato a mano o con attrezzi strascicanti lungo il litorale costiero e scoglioso.
Vien detto anche Arca Noae perchè ha la conchiglia con le valve ruvide di forma bizzarra che ricorda le imbarcazioni primitive.
Si presenta bruno con striature bianco – rossastre. Ha sapore delicato, di mare.
La pesca del “mussolo” avviene solamente a mano tra le rocce degli scogli sommersi a cui sono attecchiti con una particolare operazione rotatoria e per mezzo di un apposito coltello.Con questa metodica di pesca vengono raccolti solo esemplari adulti in ottimo stato di vitalità.
I mussoli sono immessi in retini di contenimento e mantenuti freschi e vitali fino alla loro commercializzazione.”
“Ma che fai leggi? Vieni qua son chiacchiere. Tiè assaggia!”
Me ne apre uno e me lo mostra.
Provocante visione.
Non resisto. Assaggio.
Altro che sapore delicato.
Qua si sente il mare nella sua intensità.
Consistenza simile a quella dell’ostrica e del cannolicchio.
Mi ricorda un mix di taratufo e indimenticato dattero di mare.
Inebriante.
Ma perchè lo chiamate chiavatone?
“Macchè n’u capisci?”
Ah, vuoi dire che… Ma funziona veramente?
“Sineeeeee! Pigghiate li cozze, va!”