di Pier Paolo Tarsi
Tempo fa un amico mi raccontò che in questa vita frenetica e affollata è riuscito a trovare un solo luogo in cui poter meditare in tranquillità e silenzio, la sua auto, ragion per cui mentre si sposta per il suo lavoro non accende mai la radio. Questa scoperta di un pensatoio ambulante, da utilizzare nei tempi morti degli spostamenti che siamo costretti a fare tutti, mi convinse della sua opportunità e mi suggestionò per molto tempo. Sempre in quei giorni, un amico pianista mi fece notare peraltro che è assai superficiale il nostro rapporto quotidiano con la musica: dal suo punto di vista trattiamo la musa come un riempitivo banale del vuoto (in auto, nei supermercati, nei luoghi pubblici..), una sorta di rimedio all’horror vacui in cui l’ascolto non è mai autentico e la musica si trasforma in un semplice contorno sonoro con cui non entriamo nemmeno in relazione.
Con tali presupposti (e con tali amici!) sono rimasto pertanto a lungo lontano dall’ascolto della radio in auto, finché non mi è tornata da poco la voglia di pigiare sul tasto on a lungo inutilizzato.
In queste settimane di ritorno all’ascolto ho scoperto una novità interessante nel panorama delle frequenze radio, una voce vegan e animalista, tale Radio Voice, un’emittente locale che, tra uno spazio musicale e l’altro, dedica un tempo ampio alla trasmissione di comunicati improntati a sensibilizzare gli ascoltatori ad un’etica profondamente animalista, alla scelta di un’alimentazione vegan o vegetariana, al rispetto dei diritti degli animali, alla condanna dei maltrattamenti nei loro confronti. A volte questi comunicati possono risultare davvero sorprendenti e originali, soprattutto per coloro che sono poco inclini a queste manifestazioni del sentire etico verso le altre forme di vita: ce n’è veramente per tutti, dalle condanne contro la vivisezione agli appelli contro il consumo di cibo animale fino alla denuncia delle condizioni di vita dei pesci rossi venduti ai banchetti delle sagre (siamo ben oltre la Green Hill!).
Al di là dell’impronta etica specifica che caratterizza e anima Radio Voice, se riflettiamo su quanto l’uso a fini commerciali degli spazi centrali delle ore di ascolto sia vitale per queste piccole frequenze locali – che si sostengono, ricordiamolo, con la pubblicità -, ci rendiamo conto del coraggio e della forte motivazione morale di questa emittente: in un mare di tv, radio e media a fini puramente commerciali, qualcuno ha ancora il coraggio di sfidare l’ordine delle cose deciso dalle logiche del business e anteporre la dimensione etica al dio denaro come centro di gravità della propria voce e delle proprie finalità.
Questo fenomeno, prescindendo qui dai valori specifici perfettamente sposabili da un animalista e vegetariano come chi scrive, è a mio avviso molto interessante anche per gli spunti che può offrire allo sguardo sociologico: se negli anni 70 il panorama delle frequenze radio era costellato da piccole emittenti idealmente ispirate a qualche orientamento valoriale connotato in senso generalmente politico, nella società attuale è immaginabile una moltiplicazione crescente di iniziative mediatiche sempre più variegate dal punto di vista delle motivazioni ispiratrici di fondo. Tale processo riflette del resto l’evidente disgregazione contemporanea dei quadri ideologici unitari e delle macro-cornici valoriali, corrispondendo al fermento e all’elaborazione etica e concettuale di contesti socio-comunitari più specifici, aderenti cioè a sensibilità multiple che si esprimono su piani micro, estremamente variegati e plurali, minoritari e persino eccentrici come può essere la prassi etica del vegetarianesimo (eccentrica per ora almeno, perché a parere di chi scrive l’onnivorismo è una pratica alimentare destinata all’estinzione nel giro di alcuni decenni). In quest’ottica di tipo sociologico il Salento, un creativo laboratorio sociale molto dinamico negli ultimi anni, mi pare peraltro un luogo di sperimentazione e di osservazione assai privilegiato.
Concludo con un invito rivolto agli amici ai quali ho accennato in apertura e che se ne vanno ancora con la radio spenta al lavoro: credo potreste ripensarci, accendere la radio può distrarre e può persino privarci dell’ascolto autentico della musica talvolta, vero, può però anche aiutare a riflettere, basta scegliere l’emittente giusta, ad esempio Radio Voice. A questa – alla sua eccentricità, al suo coraggio e alle sue nobili ma non popolari battaglie – auguro una lunga vita.
Caro Pier, meno male che ci sei tu..ogni volta che qualcuno mi tedia con questa storia dell’essere vegetariano lo spedisco su google consigliando di cercare il tuo articolo “istruzioni per non tediare un vegetariano” appunto.
Grazie Ste’! Resistiamo, nella certezza che prima o poi si estingueranno gli onnivori (ma non i rompiballe!) ;)