di Maria Grazia Presicce e Armando Polito.
Certe volte gli storici sembrano arrabattarsi in sottili distinguo e in ragionamenti che rasentano la masturbazione mentale e ci viene la tentazione di affermare che la più grande fesseria detta da Cicerone fu l’historia magistra vitae. Ci hanno fatto pensare l’una cosa e l’altra (in realtà si tratta, per quel che vale, della conferma di un convincimento maturato da tempo…) questa poesia, apparsa centotrentotto anni fa sul giornale leccese Il Propugnatore, la cui attualità lasciamo giudicare al lettore.
Tutte le strade conducono a Roma.
Proverbio
Amici miei, chiedete che in faceto
stile, raccozzi un qualche mio sciloma1?
Sia pur cosaccia, aborto, mostro o feto?
Asino stanco addosserò la soma
che m’imponete, e sarà cura mia
di farla entrare, o bene o male, in Roma.
Se entrarvi non potrò per piana via,
v’entrerò come esercito italiano,
rompendo o scavalcando Porta Pia.
Eccomi dunque con la penna in mano,
senza piano formato, e senza tema
metitabondo2 innanzi al Vaticano!
Oh! sono entrato, non vi colga tema
ch’io voglia uscirne se la Capitale
pria non mi fornirà del dir lo schema.
Dal Vaticano passo al Quirinale;
ma non trovando qui mezzo oratorio,
un classico spiattello e vieto: vale!
E difilato vado al parlatorio,
dove siedono due, tre o quattrocento
sopra la zucca di Montecitorio.
Qui si spera o si teme, un mutamento
di Ministeri, e per i deputati
si preconizza un certo scioglimento.
Se pure i primi saranno cambiati,
ugual zuppa si avrà, ugual scodella,
tasse e balzelli cibo agli affamati:
Sella e Mingheti, ovver Minghetti e Sella3…
e se unite saran queste mignatte,
perdio! ci spremeranno le budella!
Ciascun di questi intanto il chiodo batte
onde alla destra dar la maggioranza.
E la sinistra?…se ne sta in ciabatte?
Si sa che del Potere è vecchia usanza
di sempre tirar acqua al suo mulino,
contro le leggi di buona creanza.
Si abbindola o s’illude il popolino,
si seduce e s’inganna il popolaccio,
e orecchio da mercante fa Pasquino4.
D’oro e d’impieghi poi si stende un laccio,
a quei che posson farsi portavoce
dell’attual Ministeriale impaccio.
Questi adottando insinuante voce
promettono de’ Sindaci all’orecchio
di Maurizio e di Lazzaro la croce5.
Ma spero che l’adagio: a santo vecchio
non si accende più lampada votiva,
sia di tal storpiatura l’apparecchio.
Or un governo con legge elettiva,
con libertà di stampa e d’opinione,
con ciarlatoria rappresentativa,
non vi è senso comun non vi è ragione
ch’esista e stia, se non per minchionarci
quando manca la sana opposizione.
Opposizione o Morte!!! o a…rivederci. (1)
C. Briganti6
(1) In tutte l’edizioni si è incorso nell’errore di stampa dell’ultima parola, che non fa rima, e si ha motivo di credere che nel medesimo errore s’incorrerà ancora nelle future edizioni.
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1 Ragionamento lungo e contorto. La voce è dal greco skolìoma=curva, da skoliòomai=incurvarsi e, detto di piante, avere radici tortuose; a sua volta skoliòomai (che presenta solo assonanza con quel verbo italiano che, fra l’altro, indica proprio l’effetto che sull’ascoltatore produce un ragionamento lungo e contorto…) è da skòlion=scolio, canto conviviale e skòlion è da skoliòs=tortuoso. Sarà questo il padre di tutti? No, perché skoliòs è da skelos che può significare gamba, zampa, supporto o sostegno laterale di una macchina, in medicina estremità di una benda e in retorica parte di un periodo.
2 Sic.
3 Marco Minghetti fu Presidente del Consiglio dal 1873 al 1876 e, pur appartenendo alla Destra, nel corso della legislatura si trovò in disaccordo con essa. Quintino Sella fu ministro delle finanze e nel 1875 le casse dello stato raggiunsero per la prima volta il pareggio di bilancio grazie all’inasprimento delle tasse, tra le quali, la più impopolare fu quella sul macinato. Da notare come l’ironia grafica di Mingheti (a meno che non si tratti di un errore di stampa…) non ha potuto nel rispetto della par condicio, forse solo per esigenze di rima, trovare il suo parallelo in Sela.
4 Statua mutila in stile ellenistico rinvenuta nel 1501 e divenuta famosa per le pasquinate, cioé i cartelli satirici, contro i potenti, che di solito durante la notte le venivano appesi al collo.
5 Quello dei Santi Maurizio e Lazzaro è un ordine cavalleresco che da Carlo Alberto di Savoia era stato aperto anche ai non nobili.
6 Potrebbe essere don Carmelo Briganti, poeta e parroco originario di Cellino San Marco; in tal caso la sua poesia sarebbe opera giovanile, tanto più preziosa se si pensa che il regime fascista mandò al rogo tutti i suoi scritti.
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