di Emilio Panarese
Nei tre inventari tardomedievali e nei catasti dell’Università di Maglie del 1578, del 1608, del 1674 e nell’Onciario del 1752: RIO / RIU / LORIA < [U]-RIA a Monterone / Francavilla, suffeudo di Maglie: 1484, 29r.: heredes Nicolai Ceza, pro clausorio uno nom.° Rio et pro terra factiza; e successivi 1578 e 1608 lo Rio, allo Rio, lo Ria, loria; 1674: Loria grande, allo Rio, lo Ria; 1752: la masseria Pezzate [tra Maglie e Scorrano] con la parte di levante montuosa ecc. e le vie vecchie Rio 1° e Rio 2°.
Il toponimo negli antichi inventari e catasti è stato deformato con l’agglutinazione dell’articolo o con la preposizione articolata (LO RIO, ALLO RIO). Fenomeni di aggglutinazione/deglutinazione sono frequenti anche in italiano: uno per tutti ho ricordato l’antico e letterario LUSIGNÒLO / LUSIGNUÒLO diventato poi L’USIGNÒLO.
RIO ha la stessa etimologia di ORIA e, come afferma Ciro Santoro (Toponomastica messapica, «Lingua e storia in Puglia»,1984, 83-84), “ha vari riscontri anche al di fuori del territorio propriamente messapico”.
Come la città brindisina di Oria, il toponimo magliese RIO, come attestato nei documenti antichi, è un oronimo, in mezzo a tanti altri oronimi: Muntarrune crande e Muntarrune piccinnu, li Munti alle Pezzate, Lo Munte della Guardia (a Petrore), Li Munti aperti, la Masseria Peschiulli, la masseria Muntagna, la Serrula a s. Isidoro, la Serrula alli Calamauri, lo Muntagna alli Scinei ecc.
Oria, notevole centro messapico, su una piccola altura del Tavoliere di Lecce (Strabone, Geographikà, VI, 282, Oùρíα, con la vocale molle iota accentata; Plinio e Livio, Uria, senza l’ O iniziale) è ricordata dall’umanista di Galatone: “ è detta da molti Uria, da altri Orea, oggi si chiama Oria: tutti nomi che indicano città di montagna: montanam urbem sonat”.
(cfr. E. Panarese: ‘Il toponimo “Maglie” e l’oronimia salentina’, Congedo, editore, Galatina, 1982; due appendici al ‘Dizionario toponomastico del Salento’ del glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, Longo editore, Ravenna, 1986; ‘Documenti salentini tardo-medievali: L’inventario di Maglie del 1484’, Congedo editore, 1992; e, in corso di stampa, la mia ‘Antica toponomastica da fonti magliesi. Dizionario storico-filologico-etimologico’)].
Mi sembra improbabile che i leccesi di un tempo, con scarsi mezzi di locomozione, arrivassero a trascorrere una giornata di pasquetta nei pressi di Maglie in località “lu Riu”. Credo che “lu Riu” leccese fosse molto più vicino, quasi una scampagnata appena fuori porta.
Non so se può essere di aiuto: nel dialetto di Fragagnano “trascorrere la pasquetta” si dice “fà lu carusunieddu”, voce tratta dal toponimo Carosino (evidentemente l’agro). Tra le due località vi è una distanza di meno 10 km percorribili in 15 minuti (ora!). Per una pasquetta leccese bisognerebbe trovare un’altra indicazione.
Grazie per l’attenzione.
Mi pare, però, che l’autore del post ipotizzi solo una coincidenza toponomastica ed etimologica, non territoriale.
@fabio: mio padre, parlando del toponimo magliese RIO, spiega che è molto diffuso e, nel precedente post riportato dalla redazione all’inizio di questo articolo, cita anche Monteroni di Lecce; tale post venne a suo tempo estratto dalla redazione di Spigolature dall’articolo “Finita a llu Riu” per il particolare interesse che poteva rivestire e, pertanto, ogni citazione va letta nel contesto del quale venne originariamente inserita. Nella sostanza, della pasquetta dei leccesi mio padre non ha mai parlato ma ha solo posto un’analogia fra i toponimi in oggetto. un caro saluto, Roberto Panarese