di Paolo Vincenti
Il romanzo d’esordio di Alfredo De Giovanni, Otto. L’abisso di Castel del Monte (pp. 304, euro 19), edito da Bastogi, sta riscuotendo un buon successo ed è stato presentato, in questi ultimi mesi, in tutta la Puglia e oltre. L’autore, nato a Barletta nel 1970, di professione fa il geologo dell’Acquedotto Pugliese e si occupa dello sviluppo del ciclo integrato dell’acqua, dunque, ha molto a che fare, per studi e formazione personale, con la materia trattata nel libro, ma coltiva la passione della musica (ha composto parole e musica di diversi brani di musica leggera), del teatro e della fotografia; diversi suoi racconti brevi e vari contributi sono stati pubblicati in libri fotografici e riviste del barese.
Come si evince dal sottotitolo, il romanzo è un thriller storico, che paga un certo tributo a Dan Brown (la copertina ci ricorda in effetti quella di Angeli e demoni).
Come é scritto nella presentazione del libro: “Tutto ha inizio la notte del 17 luglio 1994 quando Paolo Manfré, un giovane geologo dell’Università di Bari, con l’amico fraterno Mauro Petruzzelli, il geofisico americano Robert Trimble e l’archeologa salentina Alessandra Bianco, decidono di esplorare il sottosuolo di Castel del Monte, il maniero federiciano a pianta ottagonale abbarbicato da otto secoli su una collina delle Murge.
Ciò che troveranno sconvolgerà per sempre le loro vite e si ritroveranno a districarsi tra misteriose iscrizioni e la ricerca affannosa di un’antica Vergine nera, tra antichi codici rinascimentali e sedute di ipnosi regressiva fra Parigi, Chartres e la Puglia al centro di interessi occulti di un pericoloso gruppo internazionale”.
Come abbiamo già detto, trattandosi di thriller storico archeologico, il pensiero va subito a Dan Brown e a quel filone letterario fortunatissimo in questi ultimi anni grazie, non solo al best seller “Il codice Da Vinci”, ma anche, in Italia, agli avvincenti romanzi di Valerio Massimo Manfredi. Gli altri personaggi del romanzo sono : lo psichiatra di fama internazionale Leo Breton e il diplomatico italiano Guido Giordani in servizio presso l’Ambasciata di Francia. In realtà quest’ultimo è il vero personaggio chiave: vittima di una grave fobia per il vuoto, riesce, grazie all’ipnosi regressiva, a far luce sul suo passato intimamente legato alle vicende del romanzo, che si svolgono in tre soli giorni: il 17 luglio del 1994, l’11 e il 12 agosto del 1999, a cavallo dell’ultima eclissi del millennio.
Otto. L’abisso di Castel del Monte dunque, è un giallo , un inseguimento, già definito come un “Viaggio al centro della terra”, con un sottotesto tutto filosofico. “Un romanzo che si avventura nel territorio al confine fra scienza e fede, reale e immaginario, razionalismo ed ermetismo”. L’abisso del sottotitolo non rappresenta solo un luogo fisico, i meandri dei sotterranei del castello, ma anche l’abisso del pensiero, il mistero della nostra coscienza. “Castel del Monte”, costruito circa nel 1240, patrimonio dell’umanità dal 1996, effigiato sulle monete da 1 centesimo, secondo alcuni studiosi residenza di caccia di Federico II, lo stupor mundi, secondo altri un presidio militare , è ancora lì in tutta la sua maestà e con i suoi segreti che da sempre fanno appassionare frotte di archeologi, filosofi, ricercatori dell’occulto ed esperti di misteriosofia.
In particolare, ad attrarre la nostra curiosità è quel numero otto dei suoi lati. Un numero, l’8, che, solo a fare una rapida ricerca su Internet, si scopre essere al centro di numerosissimi interessi e di varie discipline del sapere. Si pensi che “il numero otto nei sogni è simbolo principalmente di sicurezza, equilibrio e stabilità. In numerologia, il numero 8 è il frutto di una combinazione ottimale: il raddoppio del numero 4 che già da sè ha il significato di coppia. Esso rappresenta l’equilibrio, ma anche il conflitto tra spirito e materia; stella a 8 punte su cui sono indicati i punti cardinali (4 principali e 4 intermedi), al centro della quale è applicato l’ago della bussola.
Al concetto di otto, come numero indicante l’equilibrio del cosmo, è legato il frequente uso antico di otto pilastri per reggere la volta di templi o la struttura di mausolei e moschee.
E’ facile trovare questo numero presente in numerose chiese cristiane soprattutto nella forma ottagonale dei fonti battesimali, dove si vuol richiamare l’ottavo giorno in cui Dio inizia il percorso cristiano dopo la creazione”. E via con le associazioni: “otto è il numero atomico dell’ossigeno (O2), otto i lati di un ottagono, otto le facce di un Ottaedro, otto il numero di zampe degli insetti, il numero di bit in un byte, la suddivisione dei cristalli (monoclino, monometrico, triclino, trigonale, rombico, tetragonale, esagonale), la classificazione delle foglie (aghiforme, lineare, lanceolata, ovata, triangolare, rombica, pennata, palmata), il punteggio massimo nel pronostico del Totogol, i minuti impiegati dalla luce del Sole per giungere sulla Terra, i passaggi di stato della materia (solidificazione, fusione, liquefazione, ebollizione, evaporazione, condensazione, sublimazione, brinamento), i tipi di colonne (alveolata, anulare, liscia, rostrata, rudentata, scanalata, tortile, vitinea), le vie della redenzione nella religione buddista: (retta opinione, retta intenzione, retta parola, retta azione, retta condotta, retto sforzo, retta presenza mentale, e retta meditazione)”, ecc. ecc.
Pertanto, di volta in volta, è stato lasciato come segno di un percorso iniziatico, così come indicato dall’albero sephirotico , percorso iniziatico anch’esso, e che trova il suo compimento nel numero nove, celato alla vista perché ne rappresenta la sintesi.
Ancora. “È noto inoltre che l’ottagono, al di là di ogni connotazione simbolica, è l’unico “modo” di passare da una costruzione impostata su pianta quadrata (il presbiterio ad es.) alla semisfera che tipicamente lo sovrasta. In genere il collegamento tra le due parti è un “tamburo” a forma ottagonale. Tutto ciò lo possiamo anche leggere, ovviamente, con l’analisi della simbologia dei vari numeri: il quattro (sottostante), l’otto (il mezzo di passaggio verso la sovrastante sfera, l’unità e quindi 8+1=9), sfera che in genere recava un “foro” nella parte centrale e sommitale per far passare un “raggio di luce” verso il sottostante altare (collegamento tra cielo e terra; asse del mondo;la Viadi Mezzo… giusto per darne alcune interpretazioni). Nel caso di Castel del Monte va tenuto presente un altro fattore importante (noto a chi ha studiato i fortilizi federiciani): nell’architettura islamica (e nelle architetture “Sacre” da essa influenzate – vedi Spagna, Portogallo, ed in alcune zone della Sicilia) l’ottagono è una forma planimetrica comunissima, anzi forse la più frequente (è sufficiente analizzare le piante di qualche caravanserraglio)”.
Il romanzo di De Giovanni, in quanto “giallo”, rispetta fedelmente i canoni di questo genere letterario nato in Italia nel XIX Secolo. Il libro ha anche una importanza dal punto di vista filosofico. Riccardo Bacchelli diceva che egli professava la sua filosofia non solo nei saggi filosofici ma anche in tutti gli scritti, storici e letterari e di fatto anche nella sua conversazione. La lettura di un libro, di un bel libro, non lascia mai tale e quale l’uomo che lo ha letto ma lo rende sempre una persona migliore. Quando si legge un romanzo come questo, in cui si succedono fatti e si viaggia nel tempo e nello spazio, il pensiero va istintivamente a Salgari il quale diceva: “Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli”. In questi giorni, è nelle sale cinematografiche il film “Hypnosi”, un thriller paranormale incentrato sull’ipnoterapia, cioè la terapia eseguita con la ipnosi regressiva che fa tornare indietro il protagonista, affetto da un vuoto di memoria, fino alla sua infanzia per capire quali sono stati le cause che hanno determinato lo stato di profondo malessere nel quale si trova, nel solco dei più famosi “The Ring” e “The Grundge”. Il romanzo è forte di una trama ad effetto che risulta fortemente innovativa perché si innestano fatti e situazioni abbastanza tipizzati in un contesto locale, vale a dire quello della terra barese. L’autore, però, è attento a puntellare il narrato con una serie di riferimenti alle fonti che sono documenti scientifici, come si usa fare in un saggio storico. E questa è una peculiarità del libro, ossia l’ibridazione fra documento scientifico e romanzo, il mix fra fiction e bibliografia. La lingua usata è piana e scorrevole, con numerosi inserti di linguaggio basso, parlato. Non ci sono effetti speciali della lingua e viene preferita la forma dialogica. Un’andatura snella e stilizzata e un racconto lineare e accattivante che procede in un crescendo di tensione, fino ad arrivare al rocambolesco finale che noi, per rispetto dei lettori e dell’autore, non sveliamo. Basti dire che tutto il mistero del romanzo si scioglie nelle ultime 20 pagine di questo libro, consigliabilissimo come piacevole lettura sotto l’ombrellone di queste vacanze agostane al riparo del solleone salentino.
in “Il Paese Nuovo”, 3 agosto 2011
Un sentito ringraziamento a Paolo Vincenti per la ricca recensione su “Otto – L’abisso di Castel del Monte”, e su alcune “coincidenze” e connessioni naturalistiche che non conoscevo sul numero magico per eccellenza, a sentire gli stessi fisici nucleari. Complimenti a tutta la redazione di “Spigolature Salentine” per il lavoro di conoscenza che svolgono continuamente e a tutto il sito. Per il resto, mi sembra che la Puglia possa regalare con le sue radici e i suoi paesaggi nascosti, innumerevoli spunti per narrare nuove storie, per scoprire cosa davvero ci lega alla terra e ci rende davvero unici. Un po’ come succede al protagonista di “Otto”, Paolo Manfré, che ritrova se stesso solo attraverso un viaggio personale negli abissi naturali e nelle profondità dell’io. E allora, buon viaggio a tutti gli “spigolatori”, sul difficile cammino che conduce alla verità. Buona vita, Alfredo De Giovanni
carissimo Alfredo, quest’estate, come ricorderai, la presentazione del tuo libro,(mi pare dovesse essere a Porto Selvaggio o Nardò, non ricordo) nell’ambito di Spiagge d’autore, è sfumata per un intervenuto contrattempo. ma io ti aspetto nel Salento e sono sempre disponibile a presentare il tuo bellissimo romanzo quando e dove vuoi.
un abbraccio!
Paolo