di Rocco Boccadamo
Stamani, nell’ingranaggio di un moto misterioso e inconsapevole, fra le mani dello scrivente si è trovato a girare ripetutamente un documento antico e speciale, custodito con gelosa cura in mezzo alle “carte che contano”.
R. ESERCITO ITALIANO
Foglio matricolare e caratteristico
B. Silvio Celestino di Cosimo
e di B. Consiglia nato il 3 – 11 – 1909 a Diso
statura m. 1,58, torace m. 0,83, capelli castani, forma ondulata
colorito roseo, occhi cerulei, naso regolare
professione o mestiere contadino, grado d’istruzione 3^ elementare
chiamato alle armi il 1° ottobre 1930
richiamato il 10 giugno 1935 e arruolato nella M.V.S.N. Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, 252° battaglione CC.NN., per esigenze Africa Orientale
imbarcatosi a Napoli per l’A.O. il 12 settembre 1935
sbarcato a Massaua il 28 settembre 1935
reimbarcato a Massaua per rimpatrio il 4 settembre 1936
tale, sbarcato a Napoli il 13 novembre 1936
ecc. ecc.
ricollocato in congedo illimitato il 10/4/1944
collocato in congedo assoluto, legge 31.7.1954, il 2 gennaio 1970
Scorrendo gli eventi curriculari, l’attenzione si è appuntata sul passaggio “Imbarcatosi a Napoli per l’A.O. il 12 settembre 1935”, e ciò, per via di un piccolo, quanto incancellabile particolare di “cronaca” collegato a quella missione.
Il partente per aree di guerra lontane, fu accompagnato in treno, sino a Napoli, dal padre.
Completato il carico delle giovani leve con stellette, il piroscafo “Saturnia” alzò le ancore facendo rotta verso il Canale di Suez e il Mar Rosso, mentre, qualche ora dopo, il genitore del soldato ritornò in stazione, occupando posto sul treno per Lecce, carrozza di 3^ classe con sedili in legno, denominata “cento porte” in quanto, in mezzo a ciascuna coppia di panche, si apriva uno sportello per la salita e la discesa dei viaggiatori.
Il buon uomo, di mezza età e già stanco per la notte precedente passata in viaggio, in quattro e quattr’otto si distese alla men peggio, magari accovacciandosi, se non completamente sdraiandosi, sul sedile, soprattutto dopo essersi tolte le scarpe alte di cuoio dai lunghi lacci che gli tenevano asserragliati e compressi gli arti.
Ci volle poco e Cosimo prese sonno, così pesante e incontenibile, nonostante lo scomodo giaciglio, da protrarsi sino al mattino successivo, col convoglio già sferragliante in piena Puglia. Frattanto, durante le numerose fermate dell’accelerato nelle stazioni intermedie, c’era ovviamente stato un nutrito via vai di utenti.
Sollevandosi e provando a ricomporsi, Cosimo, come prima azione, si mosse a rimettersi le scarpe, ma, con somma sorpresa, sotto il sedile, trovò una calzatura soltanto. Hai voglia a cercare di qua e di là, dell’altra scarpa neanche l’ombra, in occasione del transito dei passeggeri attraverso le panche per le discese era stata verosimilmente sospinta sui binari.
Sia come sia, il dilemma per il povero e malcapitato anziano si poneva grosso e pesante: “E adesso, come faccio?”. Preoccupato, non già, una volta giunto a destinazione, di dover andare a piedi scalzi (allora, per la gente, soprattutto per i contadini, era la regola), ma della necessità di rimediare alla perdita di mezzo paio di calzature.
All’arrivo a Lecce, correva il mattino di un lunedì o venerdì, giorno di mercato. Non dovette perciò girare molto, Cosimo, per raggiungere l’infilata di baracche che esponevano e vendevano scarpe. Via, dunque, al rosario di domande: “Compare, mi vendi una scarpa?”
Di primo acchito, l’ambulante sembrava divertirsi e indulgere a un sorriso, ma, poi, tranciava subito il discorso:”Sì, e dell’altra che ne faccio?”
Risultati vani i ripetuti pazienti tentativi come sopra, a Cosimo non restò che rientrare a casa con la scarpa superstite appesa sulle spalle con i lunghi lacci e, in aggiunta allo smacco, sorbirsi anche i rimbrotti della moglie.
Quanto all’epilogo della vicenda, non è dato di sapere se le mani dell’amico calzolaio del paese potettero intervenire a sistemare le cose in regime d’economia, con tutela, cioè, delle povere finanze familiari di Cosimo
Non c’è che dire, frammenti di vicende umane minute e però senza tempo.
Il soldato Silvio Celestino B., da oltre ventuno anni, si trova arruolato nell’esercito più alto che esista, mentre, da parte sua, il genitore Cosimo, rimasto con una scarpa su quella tradotta Napoli-Lecce, ebbe la ventura di continuare il suo cammino a piedi sino all’età di 102 anni e mezzo.
Dell’altra scarpa cosa ne è stato?Anche l’altro si sarà trovato nelle stesse condizioni.
Lo smacco sul treno è toccato solo al buon Cosimo, rimasto con una scarpa sola, essendo stata l’altra sospinta involontariamente sui binari da qualche viaggiatore in discesa. Peraltro, mi sembra di ricordare che successivamente il calzolaio del paese, con amichevole disponibilità, ricompose il paio di calzature.