E io ora sai che fo’?

di Raffaella Verdesca

Fernando Botero, Gente del circo, 2007, olio su tela, 167×182 cm

Mi guardo a lungo le scarpe e capisco che è tempo di muoversi.

Non ho bisogno di guardare la testa, invece, per sapere che non si può mai smettere di pensare, così esco in strada e mi mimetizzo tra la gente.

Visi dolenti fanno la fila all’ACI sperando di pagare il bollo della propria auto a rate, mentre facce soddisfatte escono dai supermercati, felici di non portare più buste pesanti.

“Cosa hai comprato di buono oggi, Tizia?”

“Bucce di patate e scatole vuote di biscotti, Caia! Umpf, scusami, ma che maleducata che sono: ne vuoi assaggiare un po’?”

“Mi vuoi morta, cara? Sono a dieta, la ‘Dieta Monti’! E poi chi lo sente mio marito se vede che a pranzo non assaggio neanche un mestolo di brodo d’aria!”

Le risate complici delle due amiche si perdono nel gelo, mentre le loro impronte sulla neve sembrano orme leggere di gatto.

Nel parcheggio, la chiave gira a vuoto e l’automobile, un po’ per l’atmosfera artica, un po’ per i postumi di una benzina tagliata con l’acqua, sbuffa: “Coff…, coff! Ohè, belle signore, non sono mica un cammello! Anzi, vi supplico, abbandonatemi nel deserto chè è più facile succhiare un po’ di petrolio lì piuttosto che queste cinque euro di miscela acquosa che mi avete messo!”

“Anche tu col pallino della protesta?” sbotta Caia esasperata “E poi, un po’ di buon cuore, suvvia! O paghiamo le tasse o riempiamo i serbatoi delle auto! In quanto alla qualità della benzina, lo sai che c’è stato lo sciopero dei camionisti, la benzina si è quindi esaurita e da un giorno all’altro tutte le stazioni di rifornimento hanno dovuto fronteggiare richieste folli di pieni di carburante. Come dovevano fare? E che diamine, almeno un po’ di comprensione!”

“Mi hanno ingozzata d’acqua, neanche fossi stata a Guantanamo!” borbotta l’autovettura ansimante.

“Mica erano Gesù Cristo a Canaan con la trasformazione dell’acqua in vino, no? Di benzina ce n’era poca, di acqua un po’ di più e allooora, per accontentare tutti…!”

Con un rutto assordante e rantoloso, la povera utilitaria decide di far partire il motore temendo un nuovo pieno d’acqua, oltre che la vendetta trasversale del fantasma della guerra di Etiopia.

“T’accise…t’accise,…t’accise!” strombetta l’auto scomparendo dietro la curva. E sembra tanto un’imprecazione educata.

Mi dileguo allora dietro le mura umide delle case e mi sfrego le mani pensando che tra qualche tempo, nel nostro Bel Paese, tutto si risolverà per il meglio, tanto l’inventiva e la sopportazione non mancano. Aggiungiamo, anzi, anche un bella dose di spirito di adattamento.

“Coooome?” schiamazza stridulo il vecchio Mimino De Iaco proprio al mio passaggio.

“Sì, sì, hanno dato il via libera alle trivellazioni dei fondali della Puglia, Mimino mio!” gli comunica l’amico Vituccio trionfante “Così ‘ssignuria avrai finalmente benzina agricola per il trattore e nafta a volontà per il camioncino. Tutto nel mare, a portata di mano. Sono finiti i tempi in cui eravamo costretti ad andare in centro per fare la fila alla Esso! Da oggi in poi ti svegli la mattina, vai su una spiaggia con un bidoncino, un imbuto ed è fatta!”

“E per i riscaldamenti di casa?” obietta saggiamente il vecchietto senza tralasciare nessun dettaglio, come la vita contadina insegna.

“La stessa cosa, amico mio! Però stavolta devi scendere davanti al mare con un aspirapolvere: premi il tasto di accensione, quello rosso a destra, e lo tieni in funzione per una mezz’oretta a pelo d’acqua, in modo da risucchiare i gas dispersi dopo le estrazioni nel fondale, tanto tu quattro stanze devi riscaldare! Dopo di che, svuoti la busta (usa quella grande, mi raccomando!) nel bombolone in giardino e vedi che i termosifoni ardono che è una bellezza!”

Mimino si fa il segno della croce e con un sorriso beato esclama: “Adesso sì che il governo ha pensato al popolo!” e il pover’uomo si sente così felice che potrebbe morire anche subito senza fregarsene se l’Inferno brucia, tanto farà le prove con il riscaldamento di casa!

Facendo attenzione a non farmi notare, mi allontano dalla scena decretando la fine, per questa giornata, del mio silenzioso sondaggio. Entro allora in un piccolo bar in piazza (niente in contrario se lo chiamiamo ‘Bar Centrale’?) e gongolante, pur stremata dalla stanchezza del mio girovagare, chiedo un’acqua tonica per rifocillarmi:

“Alla signora offro io!” si fa avanti un ometto panciuto e mette sul bancone due euro tintinnanti.

Il barista fa cenno di accettare l’offerta col capo e il simpatico sconosciuto mi si avvicina certo di aver comprato un po’ del mio tempo. Per carità! Tanto sembra che tutto sia gratis!

“Tornasse Stalin a fare un po’ d’ordine!” sospira fissando il suo bicchiere vuoto “Voi siete giovane e forse non vi ricordate degli ideali del comunismo! La terra al popolo!”

Gli sorrido per pura cortesia e per lo stesso motivo rispondo distratta dalle bollicine che friggono lo spicchio di limone galleggiante nella mia bevanda, un po’ chimica anche lei.

“Mi ricordo soprattutto dell’Armata Rossa che liberò le terre conquistate dalla Germania nazista, oltre che gli ebrei superstiti dei lager come Auswitz.” rispondo ben propensa a congelare per un po’ l’orgoglio patriottico dinanzi alla risposta del governo alla richiesta energetica del Paese. Una genialata, avrebbe detto un mio amico!

“Brava, signora, brava!” mi promuove l’uomo entusiasta e poi continua seguendo il corso dei suoi pensieri “E meno male che gli eserciti russi fecero un po’ d’ordine, un po’ di spazio! Come avrebbero fatto, se no, ad avere i treni piombati a disposizione per deportare gli italiani di Crimea nei campi di lavoro sovietici? Una mano lava l’altra, signò,” mi apostrofa severo “mica si possono mantenere tanti cristiani al mondo! E poi quegli italiani erano pure fascisti…!” e lo sconosciuto sputa a terra con disprezzo. Effetti indesiderati dell’indigestione da propaganda.

Conscia dell’atmosfera un po’ tesa, decido di battere le mani con allegria forzata: “Fantastico! Si devono essere stancati parecchio, però, i russi a interpretare i buoni e i cattivi quasi contemporaneamente! Prima liberano gli ebrei deportati nei lager e poi deportano a loro volta le minoranze etniche! A sentire la storia così come lei, esperto di comunismo, la racconta, questo fattaccio degli italiani sterminati in Russia (non dico Kazakistan per non mettere in imbarazzo il mio interlocutore) suona un po’ male, ma se in fondo un buon fine c’era, non riesco a non pensare che si trattasse di una prova per gli Stati di provenienza di quei poveracci!”

Il mio ospite cambia d’un tratto espressione, diventa ostile come se si trovasse di fronte un nemico, non afferra il senso del mio dire.

Pongo subito rimedio al fraintendimento usando tutta la mia benevolenza.

“Intendevo” sottolineo “che forse la Russia era solo curiosa di vedere cosa avrebbe fatto l’Italia per proteggere i suoi cittadini, tutto qui!”

Lo sconosciuto si concentra inebetito un paio di minuti e poi annuisce scoppiando in una fragorosa risata: “Proprio così! Brava la signora nostra! E cosa fece l’Italia, voi lo sapete?”

“Credo niente! Ma meglio così, aveva ben altro da fare allora l’Italia! Per non parlare di tutti i governi che si son susseguiti fino ad oggi per fare provare alla nazione il brivido dell’essere controcorrente: troppo benessere, giustizia e democrazia rammolliscono i popoli! Guardi noi che bei muscoli stiamo mettendo su grazie a questa crisi! Allora, se da qualche parte esistono campi di lavoro, lasciamo pure che la gente lavori!” e mi passa sul viso un’ombra strana, quasi d’invidia.

“Eh sì, ma poi in Crimea gli italiani deportati tornarono quando venne Kruscev!” m’informa l’ometto “Solo che i russi non gli restituirono né beni né terre!” ci tiene poi a spiegarmi con fare cattedratico.

“Ehi, ehi, andiamoci piano!” cerco d’ingraziarmi l’ospite “In fondo, se è come lei ha detto prima, la terra era del popolo, ma mica di quello italiano, no? Riflettiamoci un po’ su: perché l’Italia avrebbe dovuto battersi o dovrebbe farlo ora per far riconoscere a questi miseri lo status di deportati, i loro diritti e tutto il resto? E mica ci guadagnerebbe qualcosa! Forse l’Imu, l’Imposta Municipale Unica? No, quelli sono in Crimea e quindi, anche se riavessero indietro le loro prime case…! Le tasse sugli ordini professionali? Niente da fare neanche qui, stiamo parlando di gente ridotta in miseria! Uhmmm, ora che ci penso, il Fisco potrebbe beccarli in flagrante col redditometro: corsi di lingua(parlano il russo, no?), sport(si muoveranno per lo più a piedi, possiamo farlo passare sotto la voce ‘maratona’, giusto?), viaggi(come sono arrivati in Russia? E qua li voglio!)e non vorrei dirlo, ma vedrai che qualcuno cercherà di prendersi la pensione di un parente massacrato, tanto non ci sono né corpi, né loculi nei cimiteri, né certificati di morte!” mi sembra un bel resoconto, ma poi convengo che sia ben magra conquista per uno stato democratico come l’Italia.

Che farsene delle elemosine dei sopravvissuti di Crimea? E quale deputato italiano potrebbe pagarsi questo viaggio ora che si è tassato di 1.300 euro (tradotto:. ora che ha rimandato di questa cifra l’aumento futuro del proprio stipendio)? Ricordiamoci che i discreti tagli alla politica(così discreti da non farsi notare, come buona educazione impone) hanno farfugliato qualcosa che suggerisce che è meglio non farsi beccare a prendere aerei pagati dai cittadini, a meno che non si debba andare ai Caraibi a curarsi i reumatismi, e che prevede che le auto blu non si possano mantenere a vita e…il viaggio fino in Crimea è così lungo!

Valà, lasciamo perdere, tanto per qualche migliaio di euro in più e in meno non diventiamo né ricchi né poveri! Qui ce ne sono tanti italiani da controllare e iniziare alla nobile causa del ‘Sostieni il tuo Stato, adotta una tassa a distanza!’, figuriamoci se il governo va a perdersi in Crimea!

Fosse stata la Svizzera, però…!

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Un commento a E io ora sai che fo’?

  1. Ben fatto, Raffaella! E’ la forza della parola, bellezza… Il racconto di Raffaella Verdesca parte dallo scambio casuale di alcune battute al bar con uno sconosciuto, ma l’occasione consente di affrontare problemi quotidiani e di esprimere solidarietà agli Italiani di Crimea deportati nei campi di lavoro sovietici e ancora oggi privi di riconoscimento dello status di deportati.

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