IL DOVERE DELLA MEMORIA
di Paolo Vincenti
Sulle tracce di IT 113942, per non dimenticare l’orrore della guerra, di ogni guerra che, in ogni tempo ed in ogni luogo, devasta le coscienze, spegne la speranza, sottrae giovani vite all’amore dei propri cari e della propria terra, nega loro il futuro, cancella ogni più elementare diritto e spazza via tutto quanto, lasciando solo il vuoto della morte.
Sulle tracce di IT 113942, di Luigi Cataldo, è un piccolo volume edito dal Laboratorio di Aldo D’Antico (2007), in cui l’autore, che dedica il libro alla cara memoria di Rocco Cataldi, ripercorre l’avventura umana e dolorosissima di un suo parente, il parabitano Cesario Cataldo, zio di Luigi, morto giovanissimo durante la seconda guerra mondiale.
L’orrore dei lager nazisti, ancora una volta, ci scuote dalla nostra quotidiana indolenza e ci costringe a pensare alle aberrazioni cui la belva umana può arrivare. Questa bestia furiosa, dagli occhi di fuoco e dalla bocca schiumante, provoca terrore, miseria, disordini, violenza, si arrotola nell’ odio, prima di bruciare, in uno spasmo infernale, nel fuoco della sua stessa rabbia.
Quello di Luigi Cataldo è un cammino di dolore, alla ricerca dello zio scomparso, che egli ha conosciuto soltanto attraverso i racconti della nonna, che continuava a maledire la guerra che le aveva portato via un figlio così giovane, e del padre, fratello di Cesario, che in gioventù aveva potuto conoscere ed amare il proprio congiunto, prima che questo fosse portato via dal cruento conflitto bellico.
Attraverso le sue faticose ricerche, l’autore del libro è riuscito infine a ricostruire la storia di Cesario, fatto prigioniero dai tedeschi e internato, dopo il suo rifiuto di diventare collaborazionista, nei campi di concentramento, prima a Bolzano, in via Resia, e poi in Germania, a Mauthausen e a Ebensee, dove, sottoposto ai lavori forzati, il nostro eroe morì, fra le sofferenze e gli stenti indicibili, nel maggio del 1945.
A Cesario Cataldo, piccolo grande eroe parabitano, è dedicato il presente libro e dispiega quel velo di oblìo che, ingiustamente, aveva coperto il suo sacrificio, che è il sacrificio dei tanti che, come lui, hanno lasciato la vita nei campi di sterminio nazisti, enorme piaga aperta nel cuore dell’Europa del XX Secolo, la nostra Europa oggi civile e democratica. Infatti, quella dei lager nazisti è una pagina dolorosissima della nostra storia contemporanea, scritta col sangue di migliaia di poveri testimoni innocenti che danno, con il loro amaro tributo, un insegnamento a tutti noi, uomini del Duemila. L’esperienza dei campi di orrore di Aushwitz, Dachau, Ravensbruck, Flossenburg, Mauthausen, impressa nei muti volti di quelle migliaia di deportati di ogni nazionalità, soprattutto ebrei, che, con il loro sguardo sofferente, con la loro pena disperante, ci colpiscono a fondo dalle fotografie in bianco e nero di questo come di tanti altri libri che abbiamo letto, vuole essere un monito, perenne e universale, affinchè ciò che è accaduto non debba più ripetersi.
Nel libro, patrocinato dall’Associazione Nazionale Partigiani Italiani di Lecce, con Prefazione di Maurizio Nocera, vi sono molte foto e documenti d’archivio che ci aiutano a capire meglio la parabola personale – e quindi anche l’atroce avventura collettiva- di Cesario Cataldo, ovvero IT 113942, la sigla a lui attribuita nel campo di concentramento.
Sono così finalmente ritrovate le tracce di questa giovane sentinella parabitana della libertà, Cesario Cataldo, “ nel fior dei suoi gentili anni caduto”, stroncato dalla crudeltà umana e dall’abominio dell’odio razziale. Possiamo così conoscerlo anche noi e idealmente deporre un fiore sulla sua tomba, grazie al nipote, autore di questa pregevole, poetica e commovente ricostruzione.
(Euromediterraneo 1-15 giugno 2007)