di Paolo Vincenti
Non è certo la prima né sarà l’ultima, in questa terra di confine, ad essere catturata dalla bellezza del paesaggio del nostro Salento e volerne fare poesia. Silvana Bissoli ha vissuto sulla propria pelle, al pari di tanti forestieri incantati da questa nostra terra iapigia – magna mater– messapica , greca, salentina, quel dolce incantesimo simile a richiamo di sirena che esercitano i nostri millenari ulivi, il mare e il cielo, e che si traduce in una specie di mal d’africa che in altre occasioni abbiamo definito “salentitudine”.
Non è la prima artista, Silvana Bissoli, ad essersi innamorata delle nostre strette carrarecce, dei muretti a secco e dell’architettura mediterranea della nostra terra di mezzo, delle torri colombaie e dei campanili svettanti , dei menhir, dei dolmen e dei mascheroni apotropaici che occhieggiano da portali bugnati o da archi e mensole dei nostri palazzi nobiliari, fino ad esserne affatturata e, proprio come sortilegio di strega, a non volere più ritornare indietro. E quando proprio sia costretta a ritornare a casa, dove famiglia e lavoro la richiamano, a non vedere l’ora di potere tornare, qui al sud del sud, poiché troppo forte, nelle brume emiliane, lo struggimento del nòstos, il “mal di Salento” che affascina e avvince e inchioda.
Ha preso ad oggetto delle proprie realizzazioni gli ulivi, le antiche sentinelle del nostro paesaggio, quegli alberi che più di tutti gli altri connotano le nostre campagne fino a diventare emblema, simbolo della nostra millenaria cultura. Quell’ulivo che la mitologia vuole sia stato inventato dalla Dea Athena come dono per il suo popolo, in una contesa con il Dio Nettuno, il quale invece donò il cavallo. Leggenda dice che l’ulivo venne ritenuto dono più utile dalla città di Atene che, in segno di gratitudine, prese il proprio toponimo dalla dea. E dall’antica Grecia, l’ulivo si estendeva fino a diventare coltura principale di tutta la cosiddetta Magna Grecia, caratterizzandone inequivocabilmente il paesaggio.
“Ho cercato tra gli ulivi di Puglia l’essenza di quella terra. Ho incontrato antiche radici tramutate in folletti,che hanno narrato per me storie incantate”, scrive Silvana Bissoli in uno dei tanti cartelli didascalici che accompagnano le sue opere con una prosa lievemente lirica che sgorga dall’animo sensibile di questa pittrice.
Questa artista originalissima, originaria di Verona, vive a Imola, dove opera nel suo laboratorio “L’ulivo e la Luna”, ma negli ultimi anni ha tenuto molte mostre in Salento. L’ultima si è tenuta in maggio presso la Galleriad’Arte “Stomeo”, a Martano, dove le sue opere, ospitate dalla bravissima e attiva promotrice culturale Gianna Stomeo, sono state tenute a battesimo, la sera dell’inaugurazione, dalla critica d’arte Pompea Vergaro, dell’Officina delle Parole, che nella brochure di presentazione della mostra, scrive: “…La sua ricerca artistica è continua, e si traduce in opere ricche di forza espressiva: generosi e millenari ulivi, in sequenze, come tappe della propria esistenza e della realtà umana: la gioia e il dolore, la sottomissione, l’amore, l’abbandono, la tenacia, perché l’artista torna spesso nel Salento, passeggia lungo i filari di ulivi, li fotografa, sosta accanto ai poderosi e rassicuranti tronchi, accolta dalle folte chiome, ne coglie i respiri, le essenze e le assenze, la forza e la lotta quotidiana per la sopravvivenza, incontra anche, tra le vie dei piccoli borghi, i volti dignitosi che raccontano, nei propri segni, i solchi di questa terra. Gli ulivi sui supporti si impongono per prepotenza visiva, appaiono come un attracco alla realtà, anche se la natura per Silvana Bissoli non è una rappresentazione, ma una forza, un linguaggio che parla all’anima, nascendo dall’urgenza di una sua intima necessità. Perchè non sempre quello che vediamo in un primo momento è quello che è davanti ai nostri occhi, perchè ‘ L’Arte è una menzogna che fa comprendere la verità’, come asseriva Picasso. Nella sua ricerca, l’artista scava nelle forme e nei segni, ed ecco, come in un gioco di bambini, intravediamo tra il fogliame di un rugoso ulivo, una luna che sbuca o un passerottino, o una altalena che delicatamente dondola da un robusto ramo, accorata nostalgia di una infanzia ormai lontana o una panchina, poco più in là, che l’attende…”.
“Dalle radici al sole… passando dalla luna”: questo il titolo della personale di cui trattiamo. Sono immagini molto evocative, sognanti, quelle che l’artista ci consegna in questa sua esposizione fra ulivi ricurvi e contorti, alcuni più giovani e flessibili, altri più vecchi e maestosi, incisi con la tecnica della pirografia. Attraverso questo procedimento, la Bissoli incide a fuoco i suoi ulivi sullo stesso legno d’ulivo, creando così interessanti e suggestivi effetti cromatici. “Saggezza antica”, “passione”, “empatia”, “rifugio”, “preghiera”: tutti questi sentimenti evocano nell’artista i nostri alberi, e ancora “impegno d’amore”, “intima fusione”, “vite parallele”, “desiderio di vivere”, “il passato e il presente”, “la danza della vita”, “sogno d’amore”, ecc.
Questi ulivi tormentati, intrecciati in un abbraccio spasmodico di vita, anelli di una catena ininterrotta di bìos e thànatos, avvinghiati alla terra con le loro radici eppure anelanti al cielo, a quella luna saracena che si mostra, tonda e altera, nel nostro cielo salentino, abbarbicati alla speranza di sopravvivere a se stessi, fermi immobili nel perenne scorrere delle cose eppure in continua mutazione e desiderosi a volte di spiccare il volo verso mete di là da sognare, sempre uguali a se stessi pure rinnovandosi e trasformandosi nell’alternarsi delle stagioni, concreti come la nostra realtà salentina “riarsa e terragna” eppure eterei come la sostanza degli angeli, questi guardiani del tempo che passa, dicevamo, rappresentano il “centro del discorso” per la Bisssoli, la materia che alimenta la sua arte, la linfa vitale dei suoi sistemi.
Un dialogo ininterrotto, iniziato da quando per la prima volta la Bissoli mise piede in terra salentina e nutrito da allora con continue ricerche sul campo, in diurna e in notturna, per ascoltare il caldo del sole che spacca le pietre e la voce della luna che silenziosa di notte accarezza la natura che si rigenera. Una indagine sul campo, per ascoltare il canto degli uccelli e il “panta rei” di eraclitea memoria nel volgere delle fasi lunari e solari, con i cambiamenti che portano con se, e per capire, insomma, la vera essenza della nostra terra, prima di farne oggetto privilegiato della propria produzione artistica e dei versi cesellati nei propri scritti creativi.
L’arte, perla Bissoli, è “espressione di ideali profondi, messaggio di fratellanza, speranza riposta ai piedi di un saggio arbusto affinché l’uomo recuperi l’essenza di una natura più nobile e altruista”, e poi molto, molto altro ancora.
Non resta che recarci alla prossima mostra, per ammirare dal vivo le sue opere pirografiche, per questo lungo viaggio fra gli ulivi, che ci offre Silvana Bissoli, “dalle radici… al sole passando dalla luna”.
Ora gli ulivi brillano illuminati ancor più dal sole dei colori con cui Silvana Bissoli rappresenta la felice sintesi tra natura e uomo. L’uomo con le sue emozioni, le sue storie di vita, l’albero con la sua linfa che nutre e racconta il tempo e l’uomo che lo ha amato sin dal suo più piccolo segno di vita.
che emozione… questa mattina, che dono inestimabile mi ha portato questo giorno, così inatteso, così profondamente e intimamente accolto. Non conosco l’autore che ha saputo cogliere il mio pensiero, il mio sogno. Non trovo parole adeguate per esprimere ciò che sento, comprenderà, sono certa, nel mio “grazie” per aver compreso lo spirito vero del mio lavoro, tutto quello che vorrei dire. Un giorno un nuovo amico di Martano mi disse “sei una di noi” ed è vero io mi sento di appartenere alla terra che tantissimi anni or sono, poco più che ventenne, mi ha catturato totalmente, inspiegabilmente, al di là di ogni comprensibile razionale ragione… L’Ulivo e la Luna è tutto qui, nel mio piccolo laboratorio, luogo che mi accoglie tutti i giorni, un pezzetto di Salento, circondata dai miei Ulivi che mi parlano: io la loro voce, filtrata dal mio interno, in uno interscambio di intimità. Grazie.